di Pierangelo Del Corso*
Il nuovo ospedale di Cattolica , inaugurato nel 1975, è intitolato al dottor Domenico Cervesi .
Chi era? Cervesi nasce a Cattolica nel 1814 e porta il nome del nonno, proprietario di barche e commerciante di pesce. Si laurea in Medicina nell’Università di Bologna nel 1837. Continua poi gli studi a Firenze, dove ha come insegnante il cesenate Maurizio Bufalini. Tornato nella sua terra, sposa Eleonora Giovanelli, figlia di un proprietario terriero di Saludecio, e qui pratica ”l’arte della medicina” dal 1840 al 1952. Dopo una breve parentesi di un biennio di lavoro a Corinaldo nelle Marche, viene richiamato dai suoi concittadini di Cattolica, i quali pur di averlo come medico condotto, organizzano una pubblica sottoscrizione.1
Nel periodo in cui Cervesi esercita la sua professione come medico condotto, Cattolica inizia a compiere i primi passi che la porteranno a diventare la rinomata località turistica che è oggi. Con la sua spiaggia e le prime iniziative “balneari” Cattolica era l’ambiente adatto per approfondire e fare esperienza diretta delle nuove tendenze terapeutiche in campo di talasso ed elioterapia.
Già dalla fine del secolo precedente avevano preso avvio i primi studi medici sulla talassoterapia. Riprendendo osservazioni e indicazioni che risalivano agli autori greci e latini, vari studiosi europei, tra cui l’italiano Giuseppe Lanzoni (1663-1730), iniziarono a pubblicare studi ed esperienze.2 Tra di essi spicca De tabe glandulari, sive de usu aquae marinae in morbis glandularum dissertatio, pubblicato ad Oxford nel 1750, in cui l’inglese Richard Russell trasmette una serie di indicazioni sui bagni di mare.3 Nel corso del XIX secolo si sviluppa anche in Italia un’attenzione alla cura del corpo che porterà sia a un crescente interesse per gli effetti della talasso e dell’elioterapia sia alla creazione di Ospizi e colonie marine in particolar modo sul mare Adriatico.4 In quegli anni si osservò che il rachitismo era più diffuso nelle città che tra le popolazioni che vivevano in campagna e si ipotizzò che ciò potesse dipendere anche da una minore esposizione ai raggi solari, come fu confermato da studi successivi. Si dovranno però attendere i primi decenni del Novecento per scoprire la vitamina D e iniziare a conoscerne gli effetti.5
Fin dalla prima metà dell’Ottocento Cattolica era diventata meta di frequentazioni estive, per cui ancora bambino Cervesi aveva respirato quest’aria nuova nell’ambiente del paese che, peraltro, aveva ospitato anche Luciano Bonaparte, fratello minore dell’imperatore dei francesi, che qui amava soggiornare con la sua famiglia, fatto che contribuì non poco a far conoscere Cattolica.6
Cervesi era orgoglioso del suo paese, tanto che in Sull’uso e l’abuso dei bagni di mare esalterà le eccellenti proprietà della sua spiaggia e vorrà riportare fin dalla copertina la dicitura: Domenico Cervesi di Cattolica.
Nel periodo in cui egli visse a Cattolica, il paese aveva circa mille abitanti e faceva ancora parte del comune di San Giovanni in Marignano, da cui si staccherà, in seguito a reiterate richieste e proteste, solo alla fine dell’Ottocento, divenendo comune autonomo nel 1896.
Nel suo paese natale, Cervesi ebbe modo di affinare le proprie conoscenze mediche integrandole con osservazioni ed esperienze dirette, ed è proprio a queste che egli dichiara di volersi attenere. Nell’introduzione del suo “trattatello” sui bagni di mare chiarisce il suo scopo: “mentre io praticava la medicina in questo marittimo mio paese, ove l’affettuosa bontà dei miei patriotti mi ha chiamato… era quasi parte dell’obbligo mio il dare sui bagni di mare quella istruzione maggiore, che da me si potea, per toglierne l’abuso ed il buon uso regolare”. Nella prima parte del testo vengono descritte le qualità fisico-chimiche dell’acqua di mare e le indicazioni sul suo utilizzo, mentre nella seconda parte Cervesi si concentra “sull’igiene del bagnante e le norme per bene praticare i bagni di mare”. In base alle sue osservazioni ed esperienze dirette, Cervesi dichiara il suo disaccordo con l’analisi e le strategie di cura di alcune malattie diffuse all’epoca, come la scrofola, per le quali egli consiglia di usare invece il bagno di mare quando la temperatura dell’acqua è particolarmente calda o di usare acqua marina opportunamente riscaldata , soprattutto nel caso di coloro che sono in tenera età o di gracile costituzione. Mentre Cervesi si confronta con le strategie di cura dei suoi colleghi, al tempo stesso non può ignorare che nel campo della salute erano radicate, soprattutto nelle persone più povere e meno istruite, molte convinzioni superstiziose che invece di produrre dei benefici, spesso aggravavano la situazione dei pazienti.
Secondo Cervesi molte sono le patologie che possono trarre giovamento dai bagni di mare: oltre alla scrofola e al rachitismo, di cui abbiamo parlato, egli ritiene che i bagni di mare possano giovare anche in svariate altre malattie della pelle, nelle nevrosi, l’ipocondriasi, l’isterismo, l’epilessia e il ballo di San Vito, nella sterilità, nell’assenza o limitazione dell’impulso sessuale. Il bagno marino poteva anche esercitare un’azione tonica e dissolvente “in certe lunghe malattie addominali, in quelle dei visceri del basso ventre” o “negli indurimenti del fegato e della milza”.
Ma forse ancor più interessante è ricca di suggerimenti è la seconda parte in cui si affrontano le tematiche dell’igiene del bagnante e le norme per praticare bene i bagni di mare, ricavandone il maggiore beneficio. Cervesi sviluppa qui anche una serie di osservazioni sulle abitazioni, sul vestiario e i tessuti, sull’alimentazione che deve privilegiare i cibi che “sotto il minor volume mettono nel corpo una più grande riparazione nutritiva”. Tra gli alimenti una particolare attenzione viene opportunamente riservata al pesce dell’Adriatico, giudicato “saporito ed eccellente”, “gustoso e facile da digerirsi” anche se meno nutriente delle carni, mentre si consiglia un consumo prudente ed equilibrato di crostacei e molluschi, di non facile digestione e tali da produrre a volte eruzioni cutanee.
Molto interessanti e dettagliate sono anche le regole da seguire prima e dopo il bagno, a partire dalle ore più propizie per bagnarsi (intorno a mezzogiorno) e al fatto di non immergersi a stomaco vuoto né con lo stomaco troppo pieno, per cui si consiglia “una semplice colazione di caffè e uova, o con latte, con poco pane, o di una zuppa sola e pochissima carne”.
Descrive anche la necessità di garantire delle norme di sicurezza, per cui durante il bagno di mare è conveniente che sia presente un “assistente” perché “il mare ha
nome meritatissimo d’infedeltà e pur troppo molti incauti hanno in esso soltanto per loro colpa miseramente perduta la vita”. Suggerisce anche il modo più opportuno per entrare in acqua, bagnandosi dapprima la testa, il petto e lo “scobricolo” del cuore prima di immergersi completamente. A proposito della durata, raccomanda che il bagno dei bambini, dei malati e delle donne più deboli non durino più di quindici minuti, mentre i giovani, gli adulti e le donne di più robusta costituzione possono trattenersi anche per tre quarti d’ora, ma con l’accortezza di ritirarsi anche prima quando ritorni il freddo.
A conclusione di questo breve riepilogo del principali temi presenti nel trattatello di Cervesi, mi piace citare un’ultima considerazione, secondo cui la natura, sia nello stato di salute sia nella malattia “vuole essere dall’uomo rispettata; e niuno sarà per cogliere i favori di essa, che coll’obbedirla”.
*Cardiologo











