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Home Economia

Economia. La povertà in Italia: cosa è cambiato in dieci anni

Redazione di Redazione
24 Ottobre 2025
in Economia
Tempo di lettura : 4 minuti necessari
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Vignetta di Cecco

Vignetta di Cecco

Tratto da lavoce.info

Di Massimo Baldini, professore di Politica Economica presso il Dipartimento di Economia “Marco Biagi” dell’Università di Modena e Reggio Emilia.

e Stefano Toso, professore ordinario nella Scuola di Economia, Management e Statistica dell’Università di Bologna

 

I dati del 2024 mostrano che la povertà in Italia resta stabile, benché su livelli ancora elevati. Negli ultimi dieci anni la situazione è peggiorata soprattutto per le famiglie del Nord, per quelle più numerose e per quelle composte da cittadini stranieri.

Un quadro stabile rispetto al 2023

Dai dati Istat pubblicati il 14 ottobre sulla povertà in Italia nel 2024 esce un quadro molto stabile: l’incidenza della povertà assoluta tra le famiglie è dell’8,4 per cento, come nel 2023, mentre quella tra gli individui è del 9,8 per cento, contro il 9,7 per cento nell’anno precedente. Le famiglie povere in senso assoluto nel 2024 sono 2,22 milioni e le persone povere 5,74 milioni. Le uniche differenze statisticamente significative rispetto al 2023 riguardano una maggiore incidenza della povertà assoluta tra chi risiede nelle Isole (da 11,9 a 13,4 per cento) e per le coppie con persona di riferimento sotto i 65 anni (da 4,7 a 6,4 per cento).

Questa stabilità è in parte inattesa perché l’indagine sulla spesa delle famiglie per il 2024, su cui si stima la povertà, contiene alcuni segnali che potevano suggerire un andamento peggiore, in particolare il fatto che la spesa media delle famiglie nel 2024 è rimasta stabile a valori correnti, e anche la spesa mediana, più rappresentativa della maggioranza delle famiglie, non è cambiata: 2.240 euro nel 2024 contro 2.243 nel 2023. Ma le linee di povertà assoluta Istat sono aggiornate ogni anno al tasso di inflazione, quindi nel 2024 sono salite dell’1 per cento circa. La povertà assoluta viene stimata da Istat confrontando, per un campione di famiglie, il valore della loro spesa per consumi con una serie di linee di povertà che dipendono dal tipo di famiglia e dal luogo di residenza (regione e ampiezza del comune). Se la spesa corrente resta ferma e le linee crescono per l’inflazione, alcune famiglie dovrebbero scendere sotto la soglia aumentando l’incidenza della povertà. D’altra parte, il Pil è leggermente salito nel 2024, anche se in rallentamento rispetto al 2023 (0,7 per cento contro 1 per cento), e il tasso di occupazione ha proseguito la sua crescita anche nel 2024, con effetti sicuramente positivi sui redditi familiari. Dalla stessa indagine sulla spesa risulta che nel 2024 è rimasta sostanzialmente inalterata la quota di famiglie, circa un terzo, che ha limitato rispetto all’anno prima gli acquisti di alimentari e bevande: era il 31,5 per cento nel 2023, è stata il 31,1 per cento nel 2024. Insomma, alcuni segnali sono positivi e altri meno, con un saldo netto nullo sulla diffusione della povertà.

Conferme sulla povertà assoluta e relativa

La stabilità conferma quanto già sappiamo sulla povertà assoluta: la sua incidenza scende decisamente con l’età e con il livello di istruzione, è molto maggiore per le famiglie in cui vi è almeno uno straniero, raggiunge valori elevati nelle famiglie che vivono in affitto (22,1 per cento) o in cui la persona di riferimento è in cerca di occupazione (21,3 per cento), è più alta nel Mezzogiorno rispetto al resto del paese, anche se la differenza rispetto alle regioni settentrionali, grazie alle soglie differenziate per tenere conto del maggiore costo della vita al Settentrione, non è di molto superiore: nel Nord l’incidenza della povertà assoluta tra le persone è dell’8,8 per cento, nel Mezzogiorno del 12,5 per cento (7,6 per cento nel Centro).

Anche per quanto riguarda la povertà relativa, la cui soglia non è definita con riferimento a un paniere minimo ed essenziale di consumi, ma in funzione della spesa media pro-capite, le stime per il 2024 sono stabili rispetto all’anno precedente. Le variazioni statisticamente significative riguardano solo l’incidenza calcolata a livello individuale, che sale lievemente dal 14,5 al 14,9 per cento, e quella delle persone che risiedono nelle Isole, che passa dal 22,5 al 24,9 per cento. In crescita anche la povertà relativa tra le coppie senza figli con persona di riferimento con meno di 65 anni (dal 5,6 al 7 per cento) e tra le famiglie residenti nei comuni fino a 50mila abitanti, diversi da quelli periferici delle aree metropolitane (dal 17,3 al 20,2 per cento).

Il confronto con il 2014

Se nel confronto con il 2023 non ci sono grandi novità, è utile verificare se qualcosa è cambiato nel profilo della povertà assoluta in Italia confrontando gli ultimi dati con quelli del 2014, il primo anno per cui sono disponibili valori coerenti con l’attuale metodo di calcolo. Una analisi approfondita richiederebbe molto spazio, qui consideriamo solo alcuni aspetti.

In dieci anni il numero delle persone in povertà assoluta è aumentato di circa un milione e mezzo, da 4,1 a 5,7, mentre il numero delle famiglie povere è passato da 1,55 a 2,22. Per quanto riguarda l’area geografica, la figura 1 mostra l’incidenza della povertà assoluta tra le persone nel 2014 e nel 2024. Le percentuali del Mezzogiorno sono sempre le più alte e l’incidenza è aumentata ovunque, ma nel Nord la crescita è stata maggiore. In un decennio il numero dei poveri assoluti residenti al Nord è salito di quasi un milione di persone, il doppio rispetto al Mezzogiorno.

Passando all’età, la relazione negativa tra età e povertà è diventata ancora più evidente. Dato però che nella popolazione vi sono meno giovani e più anziani rispetto a dieci anni fa, il numero assoluto delle persone in povertà è aumentato in misura simile per giovani e anziani.

L’incremento dell’incidenza della povertà è stato decisamente superiore per le famiglie numerose rispetto a quelle di piccola dimensione (figura 3), un dato coerente con la migliore situazione degli anziani e con gli alti tassi di povertà tra le famiglie degli stranieri.

La figura 4 ci dice infatti che se l’incidenza complessiva della povertà assoluta in Italia è aumentata, in gran parte ciò dipende da cosa è successo alle famiglie con componenti non italiani: tra quelle di soli italiani, la povertà è passata da 4,8 a 6,2 per cento, mentre tra quelle composte solo da stranieri si sale dal 25,2 al 35,2 per cento. Anche l’incremento dell’incidenza tra famiglie italiane è statisticamente significativo, ma è ben inferiore a quello che ha interessato le famiglie con stranieri. Le persone straniere sono solo il 9 per cento dei residenti in Italia, ma sono il 31 per cento dei poveri assoluti.

In sintesi, i dati del 2024 mostrano che la povertà in Italia resta stabile, ma su livelli ancora elevati. Negli ultimi dieci anni la situazione è peggiorata soprattutto per le famiglie del Nord, per quelle più numerose e per quelle composte da cittadini stranieri.

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