Angelo Cucchiarini si è spento il 28 maggio. Aveva 90 anni. Lascia due figli, Ennio e Giuseppe. Il funerale si tiene il 31 maggio alle 10 nella chiesa della Santissima Trinità a Case Badioli. Stasera alle 20 si celebra il rosario.
Viveva la comunità con il piacere di fare nel segno della memoria. Senza memoria il futuro è meno futuro.
Angelo Cucchiarini era un cultore della civiltà contadina. Aveva uno dei musei più importanti d’Italia; nei decenni aveva raccolto migliaia di pezzi. Li ha tenuti nel capiente scantinato per anni. Poi ha avuto l’idea di collocarli attorno alla bella abitazione, circondata da piante rigogliose e grosse pietre che da sole erano un piccolo grande monumento. Le poteva vendere e ricavarci dei danari… ma attorno impreziosivano la sua vita. Era originario di Peglio, dal 1961 abitava sotto Monte Fanano, su una strada che divide le due amate regioni: Marche e Romagna.
In decenni, con fare certosino, aveva raccolto migliaia di pezzi che raccontano la civiltà contadina: i semplici e geniali utensili da lavoro, la stalla, la cantina, la camera da letto… Ogni pezzo potrebbe raccontare storie meravigliose. Tutto è in buono stato. Colpiscono l’aratro in legno, uno tedesco in ferro dell’ultima decade dell’Ottocento, due falciatrici (una tedesca), che a vederle sembrerebbe preistoria; quando sono state utilizzate fino a pochi anni fa. Le falciatrici erano trainate dai buoi, con la ruota grande che azionava gli ingranaggi per il taglio. Forse il pezzo più pregiato è un telaio (padronale) per tessere che risale al 1700. Ma che dire del biroccio, una delle poche proprietà del mezzadro? Con gli amati attrezzi ha fatto due mostre, una nella prestigiosa Sala del Laurana a Pesaro.
Due figli, Ennio e Giuseppe, Angelo Cucchiarini aveva una caterva di interessi legati alla madre terra. Attorno casa si potevano ammirare centinaia di animali: un asino, due cinghiali, 10 pecore, 10 capre, una trentina di gatti. Le capre lo seguivano come fossero cagnolini. Angelo, con le caprette, lo si trovava in giro per le feste di paese; d’estate tutte le sere era nel borgo di Gradara a caratterizzarlo. Inoltre, sapeva intrecciare canne e vimini per farci dei cesti; arte imparata dal nonno Pasquale, nato nel 1873. E sapeva anche impagliare le sedie. Nel parco-giardino di Cucchiarini si poteva ammirare, in maggio, anche il fiore giallo del guado, la pianta usata per tingere i capi di blu.
Sempre in giardino, ultimo pezzo pregiato: aveva una vasca nobiliare di marmo del 1700. Dieci quintali, dove avrebbe fatto il bagno anche Carolina Bonaparte.
Negli anni aveva ricevuto prestigiosi riconoscimenti Angelo Cucchiarini. Forse il più importante: la Provincia di Pesaro e Urbino due volte gli aveva conferito il Premio Un Provincia di apifarfalle”.
Recitava un altro: “Il sindaco, l’amministrazione comunale e l’associazionismo di San Giovanni porgono questo riconoscimento quale attestato e riconoscenza per la collaborazione fornita, la disponibilità e la generosità dimostrata a San Giovanni in Marignano in occasione di eventi ed iniziative per la valorizzazione della cultura e delle tradizioni del Borgo”.
Da San Giovanni nel 2017 era arrivato un altro pregevole riconoscimento: “Socio onorario a vita”. Recitava: “La Pro Loco di San Giovanni ha conferito tale titolo ad Angelo Cucchiarini per aver portato passione e competenza nelle ricerche di storia e tradizione locale, ripetutamente componente del Direttivo, animatore e creatore di iniziative legate al mondo della civiltà contadina”.
Angelo Cucchiarini era persona rara ed unica. Negli anni aveva fatto riscoprire il Tavollo, i sentieri di Gradara e non solo. Si era fatto promotore del restauro delle cellette votive.
