di Giorgio Girelli*
Il ministro della Difesa Guido Crosetto, in una intervista alla Rivista Aeronautica, che celebra i 100 anni di vita, ha evidenziato che “il personale della Difesa resta la nostra risorsa più preziosa. Donne e uomini che operano spesso in contesti difficili con professionalità, umanità, spirito di servizio, e sono il vero pilastro su cui poggiano la libertà e la sicurezza del Paese”. Nella Giornata in cui vengono celebrate le Forze Armate il primo reverente ricordo va a tutto quel “personale della Difesa” che dopo avere concorso alla ”liberà ed alla sicurezza del Paese”, non è più tra noi: a coloro che hanno reso il loro servizio in tempo di pace, ai caduti nelle missioni all’estero, come carabinieri, soldati e civili periti a Nassiriya, ed ai tanti morti in battaglia perché costretti a combattere e “la cui memoria dovrebbe essere sacra”, come è stato detto. In particolare per i soldati sepolti in terra straniera. Come avviene, ad esempio, al cimitero di El Alamein. Ma altrove non sempre è così: il cimitero di Zonderwater (in Sud Africa, paese dove furono internati centomila italiani prigionieri) che accoglie le salme di circa 300 militari, versa “in un vergognoso stato di degrado e sporcizia al punto che le manguste scavano indisturbate tra le tombe dei poveri defunti” (Corsera 1.11.2025). Si è trattato di militari, quasi sempre privi di mezzi adeguati, protagonisti spesso di atti di valore. Dai fanti cinicamente inviati contro le trincee austriache secondo il macabro calcolo per cui una percentuale di essi avrebbe raggiunto l’obiettivo, ai cavalieri che con la vittoriosa carica di Isbuscenskij (l’ultima della storia) nell’agosto del 1942 concorsero ad allentare la pressione dell’Armata Rossa sul Don. Ai soldati italiani che al El Alamein combatterono con tenacia nonostante le difficoltà logistiche e materiali “mancò la fortuna non il valore” come venne scolpito su una lapide commemorativa per onorarne coraggio e memoria. Quasi un anno prima, nel dicembre 1941, i carabinieri paracadutisti del Tuscania a Eluet El Asel, disposti in schieramento di copertura al ripiegamento del Deutsches Afrikakorps e delle truppe italiane, opposero una dura resistenza (sopravvissero in 23) a una parte delle forze britanniche . La stessa Radio Londra così rese onore agli avversari: «I Carabinieri paracadutisti si sono battuti come leoni; mai i reparti britannici si erano confrontati con una così accanita resistenza.»
Nel contesto della controffensiva inglese su Sidi El Barrani del dicembre 1940 l’unico presidio che riuscì ad assorbire e resistere all’ onda d’urto fu la cittadella di Giarabub comandata dal maggiore Castagna. Ma la carenza di rifornimenti e con vitto giornaliero ridotto a mezza scatoletta di carne e ottanta grammi di gallette, pur avendo respinto molti attacchi, nel marzo 1941 la leggendaria Giarabub dovette arrendersi. Quando gli ufficiali tedeschi giunsero in Africa non tardarono ad esprimersi positivamente sugli italiani ma deplorarono che fossero mandati in battaglia con mezzi scarsi ed anche antiquati.
Analoghe situazioni in Africa Orientale: niente rifornimenti, forze inferiori all’avversario. Alla nota battaglia dell’Amba Alagi le truppe italiane a disposizione di Amedeo di Savoia raggiungevano i 7 000 uomini mentre il numero dei soldati britannici ammontava a 41 000. Anche qui carenza di munizioni e viveri ed atti di eroismo tanto che alla conclusione delle operazioni le forze britanniche concessero gli onori delle armi ai soldati italiani e al loro comandante (maggio 1941). Resisteva ancora Gondar nell’area della quale ebbe luogo la battaglia di Culqualber: il 1° Gruppo Mobilitato Carabinieri, esaurite le munizioni, rinnovò sino all’ultimo i suoi travolgenti contrattacchi all’arma bianca. Quasi tutti caddero. E la sera del 21 novembre 1941 si spense l’ultima resistenza del caposaldo di Culqualber. Nel 1949, la ricorrenza della Patrona dell’Arma dei Carabinieri, Virgo Fidelis, è stata fissata dal papa Pio XII per il 21 novembre, giorno in cui cade la Presentazione della Beata Vergine Maria e la ricorrenza della battaglia di Culqualber.
Non da meno la Marina che, tra le varie imprese, con i suoi mezzi d’assalto nel dicembre 1941 forzò, tramite la straordinaria impresa di sei militari della X Flottiglia MAS, tra i quali Luigi Durand de la Penne, il porto di Alessandria con un’incursione subacquea che portò all’affondamento di due navi da battaglia britanniche, la HMS Queen Elizabeth e la HMS Valiant, e ne danneggiò anche altre. Lo stesso Churchill commentò in Parlamento: «Sei italiani equipaggiati con materiali di costo irrisorio hanno fatto vacillare l’equilibrio militare in Mediterraneo a vantaggio dell’Asse». Noto il caso del famoso Comandante Salvatore Todaro che dopo avere affondato con il suo sommergile una unità durante la Seconda Guerra Mondiale, salvò i naufraghi nemici. L’ammiraglio tedesco Karl Dönitz lo criticò per aver agito in modo “sentimentale” invece di combattere in modo spietato. Todaro, da hombre vertical, gli rinfacciò che aveva solo rispettato principi e valori della sua millenaria cultura di appartenenza. E “l’umanità”, ricordata dal ministro Crosetto, con cui operano le Forze Armate italiane si manifestò anche nell’Aeronautica con quell’ufficiale che nei cieli dell’Africa settentrionale abbattè – come riferito anni fa dalla rivista della Associazione Arma Aeronautica – un aereo britannico il cui pilota si salvò lanciandosi con il paracadute. L’aviatore italiano volteggiò in direzione dell’avversario a terra il quale si aspettava di essere mitragliato. Invece l’italiano gli gettò generi di sopravvivenza dato il luogo impervio in cui era avvenuto lo scontro. Oltre a piloti di fama mondiale come Francesco Baracca, Francesco de Pinedo, Teresio Martinoli, Arturo Ferrarin, Leonardo Ferrulli, Italo Balbo, Attilio Biseo, Mario Visintini, Carlo Emanuele Buscaglia, Francesco Agello, Mario De Bernardi, per citarne alcuni, l’Aeronautica italiana, tra le due guerre, conquistò numerosi primati. Anche oggi l’Aeronautica è Arma di tutto prestigio: “La scelta di fare della Sicilia – come precisato dal ministro Crosetto – il primo hub al mondo, fuori dagli Stati Uniti, per la formazione dei piloti dell’F35 rappresenta un riconoscimento internazionale del valore italiano”. Non mancano però le criticità. La carenza di personale innanzi tutto. La CISL lamenta che nella sola Taranto c’è una lacune nel personale civile di circa duemila unità. Il Sindacato Aeronautica Militare (SIAM) rileva che nei prossimi cinque anni, l’Arma perderà oltre 11.500 militari per il naturale raggiungimento dei limiti di età mentre le nuove assunzioni sono ben al di sotto delle esigenze operative e con concorsi sempre meno appetibili per le nuove generazioni”. Il Sindacato Forze Navali (SIM) lamenta che La Marina Militare è oggi sotto organico di migliaia di uomini e donne; la permanenza delle unità navali in mare e fuori sede è accresciuto in maniera esponenziale. La recente consegna alla Marina Militare di Nave Trieste, unità porta aeromobili, ”rischia di far deflagrare una situazione già critica”. Forti preoccupazioni vengono manifestate anche da ammiragli e generali quali Giuseppe Cavo Dragone, Carmine Masiello, Antonio Conserva, Salvatore Luongo.
Di tutte le varie istanze si è fatto interprete in una recente audizione al Senato il generale Luciano Portolano, capo di stato maggiore della Difesa. Anch’egli considera il personale il vero asset strategico della Difesa rientrante nelle nuove direttrici elaborate per le Forze Armate italiane. Le priorità includono, tra l’altro, l’incremento degli organici, la creazione di una riserva operativa a supporto delle forze regolari, il ringiovanimento dei ranghi. Il quadro geopolitico è sempre più instabile: il conflitto russo-ucraino ancora senza prospettive negoziali, la tensione crescente tra Israele e Iran, l’instabilità cronica nel Mediterraneo allargato e l’espansione russa nel Sahel e in Libia. La Difesa italiana intende farvi fronte puntando anche a un’accelerazione decisa su ambiti strategici come l’intelligenza artificiale, la tecnologia quantistica, i sistemi a pilotaggio remoto – sia aereo che navale e terrestre – e la guerra cibernetica, mantenendo un legame strutturale con l’industria nazionale della difesa e con il mondo della ricerca. “Ma la Difesa – insiste Crosetto – non è solo protezione militare: è protezione delle vite, è umanità, sacrificio. E’ vicinanza concreta ai bisogni dei cittadini”.
*Tenente cpl in congedo Arma Aeronautica
Componente Associazione Arma Aeronautica













