Grande partecipazione a Riccione al corteo dell’ottantesimo anniversario della Liberazione
Commozione, memoria e poster art lungo i luoghi simbolo della Resistenza. La sindaca Angelini: “Siamo liberi perché siamo stati liberati. Tocca a noi custodire questo dono”
Ha toccato i luoghi simbolo in città della lotta per la libertà, il corteo solenne che a Riccione, questa mattina alle 10, ha preso avvio dal monumento dei Caduti di tutte le guerre, accanto alla residenza comunale.
Alla cerimonia di celebrazione dell’ottantesimo anniversario della Liberazione, organizzata dal Comune di Riccione in collaborazione con Anpi – Associazione nazionale partigiani d’Italia – hanno preso parte la sindaca di Riccione, Daniela Angelini e la giunta comunale, le autorità civili e militari e, nonostante il meteo poco clemente, una numerosa folla.
Dopo la deposizione di una corona d’alloro al monumento in viale Vittorio Emanuele II, il corteo ha proceduto verso viale Ceccarini dove ha fatto una sosta per deporre una seconda corona d’alloro alla statua in memoria di Salvo D’Acquisto, eroe simbolo del sacrificio per la libertà e la giustizia. La sosta è stata un momento di raccoglimento e di memoria che ha sottolineato come il gesto di D’Acquisto incarni lo spirito della Resistenza e il senso profondo del 25 aprile.
Dopo il passaggio davanti al monumento, il corteo ha transitato per piazza Matteotti, luogo simbolico dove lo scorso anno, proprio nel giorno della Liberazione, è stata ricordata la figura di Giacomo Matteotti, testimone di una battaglia per la libertà e la giustizia sociale. L’Anpi sezione di Riccione ha deposto una corona di fiori sul totem dedicato a Giacomo Matteotti.
La cerimonia è poi proseguita nel giardino del Centro della Pesa con gli interventi istituzionali e le letture a cura degli studenti del liceo Volta-Fellini e dell’istituto Savioli, un momento importante che ha avuto lo scopo di coinvolgere attivamente le nuove generazioni nella trasmissione della memoria storica e dei valori della libertà. Ad accompagnare la cerimonia sono intervenuti i musicisti del Corpo Bandistico di Mondaino che, offrendo un percorso musicale inteso e solenne, hanno amplificato il valore simbolico della celebrazione.
Poster art lungo il percorso
Il corteo è stato contrassegnato dal progetto di poster art lungo il percorso che ha proposto una mappa visiva con immagini, frammenti di diari e ricordi per non dimenticare. Il progetto è curato da Inserire Floppino e Andrea Mantani, due artisti del territorio e collaboratori di Riccione Teatro, entrambi sperimentatori di linguaggi artistici contemporanei.
L’intervento della sindaca Daniela Angelini:
Care cittadine, cari cittadini,
è un dono prezioso ritrovarsi, anno dopo anno, sempre più numerosi a celebrare la festa della Liberazione. Questo crescere insieme, questa presenza viva, è il segno più forte di quanto il 25 aprile continui a parlarci, a emozionarci, a unire. Di questa partecipazione così sentita vi ringrazio di cuore.
Quella di oggi, poi, è una ricorrenza particolare: celebriamo l’ottantesimo anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Ottant’anni fa, il nostro Paese usciva dal buio. Rinasceva dopo vent’anni di dittatura, dopo la guerra, dopo l’orrore. Rinasceva grazie a donne e uomini che, pur sapendo di rischiare tutto – anche la vita – decisero di resistere. Lo fecero per un’idea di giustizia, di libertà, di dignità. Lo fecero per noi.
Oggi, quel sogno di libertà che difesero nelle montagne e nelle città, ma anche qui, sulle nostre colline, che firmarono con il sangue e con il coraggio, ci sembra scontato. Ma non lo è. Non lo è mai. Siamo liberi perché siamo stati liberati. È una verità semplice, ma potentissima: rappresenta un valore assoluto. E come ogni verità va ripetuta, difesa, trasmessa.
Viviamo un tempo difficile, in cui la pace – una certezza per l’Europa da ottant’anni – torna a essere minacciata. Una guerra, quella in Ucraina, ci parla ogni giorno dal nostro stesso continente: un Paese aggredito, un popolo che resiste. E intorno a noi, uno scenario internazionale che non è mai stato così complicato, e per certi versi anche inquietante. L’ombra dei nazionalismi, il riemergere di parole d’odio, la banalizzazione della storia.
E come non rivolgere il pensiero, oggi, anche a quanto sta accadendo in Medio Oriente: il dramma di civili innocenti, di famiglie distrutte, di bambini senza futuro, ci tocca nel profondo. Ogni guerra è una ferita all’umanità intera. Ogni vita persa è una sconfitta per tutti. Anche lì, come ovunque, dobbiamo continuare a invocare giustizia, pace, dialogo, rispetto dei diritti umani.
In questo tempo così incerto e gravido di pericoli, in un mondo sempre più in mano a dittatori, ritengo sia necessario ricordare anche qui, anche oggi, in occasione della festa per la Liberazione, la scomparsa di un grande testimone della pace come Papa Francesco.
La sua voce, instancabile, ha richiamato tutti alla fraternità, al dialogo, al rifiuto dell’odio.
Anche per questo, oggi più che mai, dobbiamo sentire nostra la responsabilità della memoria. Personalmente conservo nel cuore questa sua frase “accogliere l’altro come un dono è il segreto della pace e della fraternità”. Cerco di farla mia, ogni giorno, nella mia dimensione privata ma anche di quella di prima cittadina.
Il 25 aprile non è solo ricordo. È presente. È scelta. È responsabilità.
C’è chi ancora oggi, in Italia, mette in dubbio il valore di questa giornata. Chi cerca di ridurre la Resistenza a una faida, a un capitolo marginale, chi addirittura osa dire, senza vergognarsene, che “il fascismo ha fatto anche cose buone”. C’è chi prova a riscrivere la storia, chi confonde la verità con la propaganda.
Ma la verità è chiara. In quella guerra c’era chi combatteva per liberare il Paese, e chi stava con l’invasore. C’era chi sceglieva la giustizia, e chi difendeva la dittatura. Chi continuava a scegliere il fascismo mentre tutti gli altri si battevano per la libertà. Tutti: cattolici, socialisti, liberali, azionisti, comunisti, uomini e donne di ogni estrazione, uniti dalla volontà di restituire all’Italia la sua democrazia.
Ecco perché questa piazza oggi deve essere colorata, aperta, accogliente. Perché è la piazza di tutti. È la piazza che celebra il ritorno alla gioia, dopo un ventennio in cui l’unico colore consentito era stato il nero.
“Bella ciao” non è una canzone di parte: è la voce di un popolo che si sveglia e decide di non piegarsi. È il canto di chi si è opposto all’invasore, di chi ama e ha amato il proprio Paese a tal punto da volerlo libero.
E allora, oggi, ricordiamo anche chi, come Giacomo Matteotti – che tutti noi portiamo nel cuore – ha pagato con la vita la sua opposizione alla violenza. E lo facciamo proprio qui, di fronte alla piazza che porta il suo nome, dove nel 2024 abbiamo inaugurato il totem a lui dedicato: un segno concreto della nostra volontà di custodire la memoria, di onorare la sua eredità, di far conoscere alle nuove generazioni il valore del suo coraggio civile.
Insieme a Matteotti ricordiamo ogni partigiano e ogni partigiana che ha saputo sognare un domani anche quando tutto sembrava perduto. Ricordiamo chi ha resistito mentre intorno il mondo crollava.
Questo sogno che è stato di Matteotti, dei partigiani e di tutti gli italiani che si sono opposti al fascismo si chiama libertà.
E non è eterno, non è scontato. Anche oggi, nel nostro quotidiano, dobbiamo continuare a proteggerlo: quando difendiamo i più fragili, quando rifiutiamo l’indifferenza, quando scegliamo la verità.
E allora, in questa giornata così importante, sventolando le nostre bandiere di libertà, diciamo con forza che la battaglia per la democrazia non è mai finita.
Sta a noi raccogliere il testimone. Sta a noi non dimenticare. Sta a noi restare vigili, educare, partecipare. Perché la libertà è il dono più grande che ci è stato lasciato. E anche il più fragile. Non dimentichiamolo mai.
Buon 25 aprile a tutte e a tutti. Viva Riccione, viva la Costituzione repubblicana, viva la Liberazione.