Riccione. Addio a Nicola Pietrangeli, ha incrociato molti riccionesi. Se n’è andato oggi; aveva 92 anni. E’ stato uno dei massimi campioni della storia del tennis mondiale. Fabrizio Serafini gli regala il suo libro “Sana cultura sportiva” due anni fa. Il prestigioso maestro riccionese (figlio di un non meno grande Piero), tre lauree e migliaia di allievi (tra loro anche tre tra i primi 500 al mondo, Alessandra Mazzola, Alessandro Pecci e Marcello Serafini) la prima volta lo incontra a Roma nel settembre del 1976. L’adolescente Fabrizio, accompagnato dal babbo Piero (indimenticato maestro del Tennis Club Riccione) vanno a Roma per la semifinale di Coppa Davis con l’Australia (per la cronaca l’Italia vince 3-2). Nicola Pietrangeli è il capitano non giocatore di quattro indimenticati campioni: Adriano Panatta e Paolo Bertolucci, Corrado Barazzutti e Tonino Zugarelli. In finale, in Cile, l’Italia di Nicola Pietrangeli conquista la prima Insalatiera per 4 a 1.
Decenni dopo, due anni fa, Fabrizio Serafini è a Bologna per la Coppa Davis (e ci porta i figli). Ha l’onore di incontrare Nicola Pietrangeli e gli regala il suo libro “Sana cultura sportiva” (si trova anche nella biblioteca di Wimbledon di fianco a “Cinquecento anni di tennis” di Gianni Clerici, il più grande cronista di tennis della storia).
Alla fine degli anni ’80, Nicola Pietrangeli è a Riccione. In passeggiata in viale Ceccarini, un cameriere della gelateria Nuovo Fiore, lo ferma e gli dice: “Mi scusi. Lei è il signor Pietrangeli?”. Si arresta con quegli occhi azzurri curiosi e saettanti: “Sì, sono io”. “Potrei avere l’onore di stringerle la mano?”. “Certo. Certo”. “Sa, sono un amante del tennis e lei è uno dei miti”. Si fermano alcuni minuti a far due chiacchiere.
Nicola Pietrangeli ha vinto una cinquantina di titoli, tra cui due volte Parigi e due volte Roma. Montecarlo. Avrebbe, forse, potuto vincere molto di più. Ma preferiva, dice la vulgata, forse falsa, l’arte del saper vivere agli allenamenti totalizzanti (anche se in campo non si arrendeva mai).
Un altro incrocio tra Riccione ed il mitico Pietrangeli è avvenuto con il tennista Alberto Palmieri. Figlio di Giovanni (campione di tennis tra i primi 10 al mondo negli anni ’30 del secolo scorso), per alcuni anni ha insegnato tennis sul campo di un rinomato hotel di Riccione, il Corallo della famiglia Spadini. Palmieri racconta a quel cameriere del Nuovo Fiore che era coetaneo ed amico di Pietrangeli fin da bambini. Da adolescente, rimarca Palmieri, gliele suonava sempre. Ma non appena le palline dell’originale Pietrangeli finiscono a pochi centimetri dalle righe, ma dentro, per lui arriva la notte fonda.
Di sangue blu (madre nobildonna russa), Pietrangeli ha avuto una vita bellissima: fanciulle di gran fascino, frequentatore del jet set (l’avvocato Giovanni Agnelli, Richard Burton… Liz Taylor), successi sportivi, successi economici. Ma ancor più uno dei grandi della terra rossa. E non solo.
Egregio signor Nicola Pietrangeli, che la terra le sia lieve.










