Riccione. Gianluca Spadoni: “Incertezza nelle trattative estenuanti USA-UE non aiuta la ripresa”.
“Le parole odierne del commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic, nel suo intervento in plenaria al Parlamento europeo a Strasburgo non rassicurano la Pmi italiane: infatti anche quando i dazi USA-UE fossero fissati al 10%, più di uno su due piccoli e medi imprenditori italiani stimano perdite fino al 18% sul fatturato delle proprie aziende entro fine anno, figuriamoci se i dazi fossero al 17% : sarebbe una catastrofe per le
aziende italiane. E l’incertezza delle trattative estenuanti tra USA e UE non aiuta certo la ripresa. Il
dato emerge dalla ricerca dell’ Osservatorio “Evolution Forum Business School sulle PMI”,
ideato dal formatore Gianluca Spadoni su un panel di oltre 2000 micro e piccoli imprenditori
(cioè con fatturato sino ad 1 milione di euro, e meno di 5 dipendenti). Il tasso di preoccupazione
resta molto alto e a soffrire maggiormente, secondo i leader delle nostre PMI, saranno un po’ tutti,
ma soprattutto i piccoli negozianti di paese (32,5%) che rischiano di chiudere per sempre i battenti,
mentre la GDO e le grandi catene europee (15%) saranno in grado di difendersi. Le conseguenze
reali delle imposizioni USA si vedranno già tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno 2025 (68%)”.
Sempre secondo la ricerca effettuata dall’Osservatorio EFBS più della metà degli imprenditori
italiani stima una perdita di circa 18% già qualora i dazi fossero fissati al 10% sui prodotti UE
(52,5%), e se fossero al 17% sarebbe una catastrofe per le PMI italiane. Una parte, meno positiva,
ritiene che l’impatto possa essere più gravoso, fino al 30%; praticamente nessuno va oltre e crede
che si potrebbe arrivare a dimezzare il fatturato dell’azienda per cui lavora (meno dell’1%). Per le
PMI a seguito dei dazi “soffriranno tutti perché il commercio è globale” – è la riposta del 46% degli
intervistati – ma le piccole attività commerciali, e quindi i negozi di paese, patiranno maggiormente
(32,5%) rispetto alle grosse catene di supermercati presenti in tutta l’Europa (15%). Una buona
fetta del campione dà peso anche al settore d’appartenenza e risponde: “Molto dipenderà dal
settore merceologico interessato dai dazi” (15%). Non ci saranno differenze, invece, sulle
conseguenze tra negozi in periferia e quelli del centro nelle città italiane (55%). Una prima
soluzione che auspicano i piccoli e medi imprenditori italiani è la “fidelizzazione del cliente con
azioni mirate”: la pensa così l’83,5% degli intervistati dall’Osservatorio EFBS.