Rimini. Emma Petitti, consigliere regionale e vice-segretario regionale del Pd: “Sicurezza urbana, i dati invitano ad una riflessione”.
“Il tema della sicurezza urbana torna al centro dell’attenzione in Emilia-Romagna, in particolare nelle città a forte vocazione turistica come Bologna e Rimini. I dati recenti ci invitano a una riflessione seria e non episodica, capace di cogliere la complessità del fenomeno e la sua evoluzione nel tempo. La classifica del Sole 24 Ore colloca Rimini al quinto posto nazionale per numero di reati denunciati ogni 100mila abitanti: è il primo capoluogo non di regione in graduatoria. Un dato che non può essere ignorato.
I sindaci, da anni, chiedono più risorse per le forze dell’ordine e una presenza più strutturata dello Stato nei territori. Hanno ragione. E stanno facendo un lavoro importante, spesso con mezzi limitati, cercando soluzioni concrete e innovative. Ma non possono essere lasciati soli. Ha fatto bene il sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad, a richiamare la serie storica dei dati: i reati sono in calo da trent’anni, secondo il Ministero dell’Interno. È un segnale positivo, che mostra l’impegno locale, ma che non cancella le criticità legate alla pressione turistica e alla microcriminalità diffusa.
La Regione può e deve farsi carico di questa istanza, sostenendo le amministrazioni locali e rafforzando il proprio ruolo di interlocutore con il Governo. Serve un riconoscimento istituzionale del peso che le città turistiche sostengono in termini di pressione demografica, complessità sociale e domanda di sicurezza. Non possiamo continuare a trattare territori che accolgono milioni di persone come se avessero una popolazione stabile.
Un capitolo a parte merita l’aumento delle denunce per violenza di genere. A Rimini, come altrove, il dato è in crescita, ma va letto anche come segnale di maggiore consapevolezza, fiducia nelle istituzioni e rafforzamento dei servizi. Il lavoro fatto dalle amministrazioni locali, dai centri antiviolenza e dalle reti educative ha contribuito a rompere il silenzio e a offrire strumenti concreti di protezione e uscita dalla violenza.
In questo quadro, sarebbe auspicabile che anche i parlamentari eletti sul territorio — indipendentemente dalla loro collocazione interna — si facessero carico di una sensibilizzazione forte verso il Governo, affinché Rimini e le città turistiche non restino escluse da un piano nazionale per la sicurezza urbana. Le differenze di linea politica non devono mai tradursi in disattenzione verso i bisogni reali delle comunità che si rappresentano.
La sicurezza non è una questione di destra o sinistra. È un diritto democratico, un indicatore della qualità della vita e della tenuta sociale di un territorio. Come Partito Democratico, dobbiamo riaffermare che la sinistra è anche il partito della sicurezza: quella vera, fatta di prevenzione, coesione, investimenti nei quartieri, tutela delle vittime e presenza dello Stato.
Rimini ha bisogno di un piano straordinario per la sicurezza urbana, costruito in modo partecipativo, con cittadini, associazioni, forze dell’ordine e istituzioni. Non si tratta di invocare uno stato di polizia, ma di ripensare la sicurezza come parte di un progetto di rigenerazione urbana e sociale. Dove ci sono spazi pubblici curati, servizi accessibili, opportunità per i giovani e presidi civici, la criminalità arretra. Dove invece regnano abbandono e disuguaglianza, il disagio si trasforma in devianza.
La sinistra deve tornare a occuparsene con coraggio, senza complessi, e con la consapevolezza che la sicurezza è parte integrante di un progetto riformista e progressista”.












