Ogni nuova edizione del Meeting inizia il giorno successivo alla conclusione dell’edizione precedente. Ideazione e organizzazione durano tutto l’anno. Fino a quando, due settimane prima dell’apertura dell’evento, il corposo gruppo di volontari del “Pre-Meeting”, si mette al lavoro per rendere concreto tutto quanto è stato precedentemente pensato.
Così, anche a Ferragosto, martelli, tenaglie, cavi elettrici, annaffiatoi, moquette, rulli e pennelli si animano nelle sapienti mani di giovani e meno giovani nei padiglioni della Fiera dove crescono mostre, stand, spazi espositivi, luoghi di ritrovo e di ristorazione. Decisamente un modo singolare per trascorrere parte delle vacanze. Ancor più sorprendente è che, chi ha vissuto una volta questa esperienza, non riesca a fare a meno di ripeterla gli anni successivi.
Marta Gradara e Caterina Ubiali, studentesse del Politecnico a Milano, non hanno il volto di chi ha sacrificato il Ferragosto, anzi! Due sorrisi che senza troppe parole fanno capire che il Pre-Meeting è molto più che impegno e lavoro. Fanno parte della cosiddetta “Squadra speciale”.
«Andiamo dove ci dicono che c’è bisogno – spiega Caterina – Oggi dipingiamo i pannelli delle mostre, poi può capitare che ci chiedano di innaffiare le piante o di pulire degli spazi. Il bello è vedere come lentamente tutto prende forma e vita».
Non sono alla loro prima esperienza e conoscono il Meeting da tempo.
«Io ci venivo da piccola con i miei genitori – racconta Marta -. La cosa che mi colpiva era che, mentre in ogni altro posto tutto era a pagamento, al Meeting tutto era per me e per di più gratis. È bello che io possa restituire un po’ di quella gratuità che ho ricevuto, contribuendo a dare ad altri la stessa possibilità che ho avuto io. Le forme possibili di questo sostegno al Meeting sono molte e ciascuno può individuare la propria».
Roberto Zampieri, pensionato, è un veterano della squadra degli elettricisti: «All’inizio sono venuto al Pre-Meeting invitato da alcuni amici; successivamente ci sono tornato perché mi sono trovato bene passando dei giorni di lavoro e di piacevole convivenza. Nel tempo ho capito che il mio contributo, che considero modesto, è destinato a un’opera più grande, un’opportunità di incontro tra tante realtà diverse che probabilmente sarebbero destinate a non incrociarsi, e da questo può nascere per tutti un bene più grande e inaspettato».