Il ministero ha tagliato i fondi statali a Santarcangelo dei Teatri, pari ad oltre 200mila euro.
La considerazione della consigliere regionale Emma Petitti.
“Il taglio dei fondi al Santarcangelo dei Teatri non è un fatto isolato. È l’ultimo capitolo di una lunga campagna politica e ideologica che da oltre dieci anni mira a delegittimare uno dei festival più liberi e innovativi d’Europa.
Nel 2018, ad esempio, un esposto fu presentato in Procura da esponenti di Fratelli d’Italia contro lo spettacolo Multitud, accusato di “offendere il pubblico decoro” per la presenza di attori nudi e una scena simbolica di violenza. La risposta della direttrice artistica di allora, Eva Neklyaeva, fu chiara e potente: “Non crediamo ci sia niente di offensivo in un corpo nudo. La storia dell’arte ne è piena, anche in spazi pubblici. Secondo questa logica, dovremmo allora coprire le statue nelle piazze italiane”.
Queste polemiche, spesso costruite ad arte, sono tornate ciclicamente: esposti, interrogazioni parlamentari, accuse di “politicizzazione”. Oggi, con il taglio dei fondi deciso dal Ministero guidato da Alessandro Giuli, quella lunga ostilità si è trasformata in un atto politico esplicito. Il punteggio qualitativo del festival è stato dimezzato, con valutazioni impietose che ignorano decenni di riconoscimenti internazionali.
Santarcangelo ha sempre messo al centro le soggettività marginalizzate, i linguaggi del corpo, le identità LGBTQIA+, le differenze di genere e di esperienza. È un festival che osa parlare di diritti attraverso l’arte, mettendo in discussione le gerarchie culturali e sociali. E per questo è diventato bersaglio di chi sogna una cultura addomesticata.
Se alcuni rappresentanti istituzionali non comprendono il valore della cultura come spazio di libertà, non per questo hanno il diritto di distruggere ciò che non capiscono. La cultura non è un privilegio per pochi, ma un diritto per tutte e tutti.
Difendere Santarcangelo oggi, così come difendere Massini e il teatro della Pergola a Firenze che lo ha preceduto di pochi giorni, significa difendere la libertà di espressione, la pluralità dei linguaggi, la dignità dell’arte.
E noi non ci tireremo indietro”.