di Chiara Mazzavillani Vasi
Viola non era mai stata la prescelta invece tutte le sue compagne del campo venivano annusate una a una per essere trasformate in profumi.
Col passare del tempo il desiderio di essere raccolta svanì e, con esso, i petali baciarono il terriccio del campo. Ahimè era morta. Ma il sogno uscì dalla corolla e iniziò a colorare di stelle viole tutto il prato, ormai deserto. Nacquero tante altre violette che avevano nelle corolle la passione di non escludere nessuno.
“Nessuna violetta dovrà sentirsi superiore o inferiore a un’altra violetta”, questo era il motto del nuovo campo.
Una volta la violetta più grandicella si domandò chi fosse la mamma di quel bel prato siccome lei era solo la sorella maggiore. Però questo rimase un segreto, perché la magia è un mistero grande con tante domande; ma zero risposte.
Ogni donna che si avvicinava a una violetta veniva travolta dalla confusione:
“Io eppure l’ho vista, era qui cinque secondi fa la mia violetta ma… Non c’è più ! Sono diventata matta???”
Oppure…
“Sono certa di avere sentito un profumo forte in questo campo ma adesso è sparito l’odore e anche i fiori che ero sicura di aver notato non ci sono più. Che strano! Sarò cieca??”.
Esattamente… Ogni violetta aveva il potere dell’invisibilità: ciascuna violetta non doveva far avvicinare nessuna mano per essere raccolta per prima. Perché il motto era sacro quanto il non fare sentire nessun fiorellino escluso. Andò avanti così per anni e anni. La magia e il mistero rimasero al sicuro, nascosti. E ciascuna violetta, col passare dei secoli, non voleva che nessuna sua amica si sentisse inferiore a lei. E nemmeno nessun fiorellino si sentiva superiore.
Questa è la solidarietà femminile, va sopra ogni cosa. Vola. Libera. Col suo profumo. E travolge dalla confusione chiunque vuole mettere becco (o in questo caso la mano) a lei.