Voto domiciliare per disabili: ci vuole il certificato del certificato d’invalidità. Roba kafkiana… Cari cittadini, che fare? Gentile presidentessa Giorgia Meloni ci pensi lei…
Una signora disabile: non si muove, non parla, ma ha un cervello che va a mille. Un motore immobile, dice la figlia. Con i famigliari che chiedono a lei quando non trovano qualcosa. Confida al consorte il piacere di poter votare al referendum dell’8 e 9 giugno. Un voto a domicilio. Il 15 maggio, va in Comune e chiede. L’impiegato, gentilissimo, gli fornisce il modulo. Viene compilato e riportato all’ufficio dedicato, governato da una signora: gentilissima. Due imprecisioni, però. La firma non è quella della consorte, ma del marito. Dunque, va ricompilato… La seconda imprecisione: il certificato di invalidità del neurologo non ha valore!?!? Ce ne vuole un altro, come prevede la legge italica. Viene fornito un numero di telefono dell’Ausl di Riccione. Che a sua volta rimanda ad un numero del Colosseo, Rimini, sede dell’Ausl della provincia. Il primo giorno utile era mercoledì 4 giugno (lunedì e martedì uffici chiusi); siamo fuori dai termini per poter votare, ma l’impiegata comunale gentilissima afferma che ne parla col dirigente e che con molta probabilità si potrà votare a domicilio.
Dunque, corsa a Rimini. Si va dal medico indicato, che a sua volta rimbalza in un ufficio. Chi scrive pensava, a torto, che bastasse mostrare l’invalidità del neurologo… No, le cose non stanno così come recita la legge… Va compilato un altro modulo con nome, cognome, indirizzo, telefono. Serve al medico per andare dall’invalida e verificare che le cose stanno proprio cosìé è invalida. Dice la dottoressa: “Per noi è una scocciatura, ma la realtà è questa…”. Per il certificato definitivo, la dottoressa ha bisogno della tessera elettorale… con numero e seggio da inserire nella sua certificazione. La tessera elettorale, purtroppo, è stata smarrita. Dunque, corsa in Comune per la nuova da recapitare a casa. Finalmente, la gentilissima dottoressa fa il proprio dovere di legge: si ha il certificato d’invalidità. Stamattina, lo scriba, va in Comune. E qui sorge una nuova informazione. Deve arrivare dalla Prefettura una certificazione particolare che consenta all’invalida di poter votare a domicilio. Il materiale della Prefettura è giunto ieri e dunque si è fuori dai termini e forse non si potrà votare… Il dirigente, anch’egli gentilissimo, ha detto che cercherà di trovare una soluzione: la signora potrà votare.
Si ringraziano tutti i gentilissimi dipendenti pubblici.