– Francesco (per gli amici Checco) Imola è morto lo scorso 17 novembre a Riccione, dopo una lunga malattia. Lascia due figli. Così lo ricorda il professor Oreste Pecci: “Con lui se ne è andato un pezzo della vecchia Morciano. Per più di mezzo secolo è stata una delle figure più importanti del paese”.
Clarinettista (il clarinetto lo strumento preferito) e sassofonista, la musica è stata una vera e propria compagna. Una bella compagna. Gli ha permesso anche di trascorrere una prigionia per certi versi serena, date le circostanze. Prigioniero alleato in Africa, dato che suonava, in Sud Africa venne inserito in una banda che rallegrava i militari. E quella permanenza ne aveva affinato il talento. Di una certa levatura, affermano gli esperti. Era capace di suonare con sfumature e cadenze eleganti.
Tornato dalla prigionia, aveva fatto della musica un lavoro. Era stato uno dei componenti di alcune orchestre di grido che accompagnavano nei locali della riviera artisti famosi: Caterina Valente, Nilla Pizzi, Achille Togliani, Carla Boni.
Ma di sicuro il suo nome è legato alla banda di Morciano. Insieme a Ferruccio Biondi, un po’ più anziano di lui, ne era uno degli organizzatori. E per una trentina d’anni ne è stato il maestro. Soprattutto, ha iniziato centinaia di ragazzi alle note. Tra gli allievi, alcuni di talento, come i fratelli Gnassi (Dino ed Umberto fanno parte della band di Morselli del Maurizio Costanzo Show) ed i fratelli Marzi (Mario è sassofonista alla Scala).
Oltre che per la musica, Checco Imola era famoso anche per un’osteria che apriva, insieme al fratello Armando, nella centralissima via Roma solo per San Gregorio: Osteria del Grillo. Ha suonato il suo clarinetto tutti i giorni fino a pochi mesi prima della morte. “Che la terra gli sia lieve.”.
di Claudio Saponi