La questione dell’Aeroporto non è una questione di campanile ma di sviluppo economico del nostro territorio.
di Marco Lombardi *
Quando nel mese di maggio 2011 in fretta e furia e con evidenti forzature, la Giunta Regionale improvvisamente propose la legge regionale n.4 per il riassetto degli aeroporti di Rimini e Forlì, ebbi modo di dire sulla stampa e nelle sedi istituzionali che nella migliore delle ipotesi l’Assessore Peri proponeva una cosa inutile e nella peggiore delle ipotesi una cosa dannosa. Spero che l’indagine commissionata dimostri che si trattava di un provvedimento inutile così almeno eviteremo il danno per l’Aeroporto di Rimini. Ormai è noto a tutti che l’Aeroporto di Forlì è nato come una ripicca di Bologna verso Rimini al tempo dei primi voli russi e della Rayanair,.ma questa ripicca, avallata all’epoca dalla Regione, non ha distrutto Rimini che viceversa ha saputo riorganizzarsi, mentre ha creato un problema su Forli sotto forma di legittime aspettative dei cittadini utenti, dei lavoratori coinvolti e di copertura di un bilancio costantemnte in perdita. Oggi, la crisi e le norme di finanza pubblica impongono meno considerazioni politiche e più attenzione ai conti. A dimostrazione della improvvisazione con cui la Regione si è mossa in questa vicenda basterà ricordare che tutto il dibattito di queste ultime settimane sul coinvolgimento o meno dell’Aeroporto di Bologna, non era minimamente presente al tempo della legge regionale sulla Holding degli aeroporti, ed anzi Bologna, che già era socia di Forlì era volontariamente uscita dalla compagine sociale proprio perché non ne voleva più sapere. Via via che l’operazione holding dimostrava tutta la sua debolezza, si è cercato di coinvolgere Bologna, pare ormai con esito negativo. In termini numerici, l’utenza della nostra regione sia in entrata che in uscita, quanto a voli, potrebbe essere tranquillamente assorbita dal solo aeroporto di Bologna che non è certo al limite, ma la particolarità della nostra riviera, quanto a traffico legato al turismo balneare, al congressuale e al fieristico, richiede la presenza a Rimini di un aeroporto efficiente e ben collegato con il mondo. Il nostro sistema locale, al netto degli investimenti strutturali è riuscito a creare le condizioni economiche perché l’aeroporto si mantenga, ed una prospettiva di privatizzazione da noi non sembra un’ipotesi infondata. Certo che se la Giunta Regionale per tener conto esclusivamente di equilibri interni alla sua maggioranza, invece di sostenere lo sviluppo del nostro aeroporto, continuasse a perseguire strategie contrarie al nostro territorio, rischierebbe non più di farci un dispetto, ma di mettere in crisi un modello turistico che si basa, oltre che sulla spiaggia, anche su investimenti (fiera e Palacongressi) per oltre 300 milioni di euro, 100 dei quali ancora da pagare con una attività che senza aeroporto andrebbe certamente in crisi.
* Consigliere Regione Emilia Romagna (Pdl)