“Non chiederò mai un centesimo per le mie scoperte, ovvero non posso approfittare degli ammalati. Uno scienziato vero non può fare soldi”. Come fece lo scopritore della penicillina, Ian Fleming.
Il coinvolgente principio è di Kary Mullis. Uno studioso da laboratorio da conglomerati industriali, lontano dal mondo accademico, è stato insignito col Premio Nobel per la Chimica nel 1993 per la scoperta della Pcr (Polymerase Chain Reaction), una tecnica che ha rivoluzionato l’umanità: sia per curarla, sia per farla vivere più a lungo, sia per acciuffare i criminali. Sessantatré anni, abile surfista, da studente contestatore alla Berkeley University (Usa), appartiene alla categoria degli scienziati di genio, capaci di sorprendere e semplificare i concetti più difficili con la profondità della preparazione inferiore soltanto a quell’intreccio mentale tipico degli americani: informare divertendo.
Appartiene a quella categoria di scienziati alla Richard Feyneman, uno tra i massimi fisici della storia, che alla mamma dell’amico che gli domandava se preferiva nel tè limone o latte, rispondeva: “Tutt’e due”. Un uomo straordinario, virtuoso del paradosso, e controcorrente rispetto alla maggioranza dei suoi colleghi sparsi per il mondo, Mullis, che con la mano tremante ha scritto un’autobiografia che è già tutto un programma semplicemente nel titolo: “Ballando nudi nel campo della mente” (Baldini Castoldi Dalai, 222 pagine, euro 6,90).
E’ stato a Rimini, ospite dell’Università lo scorso 10 maggio. E Rimini ha fatto anche una gran figura. Ben ristrutturata, la bella e tecnologica sala intitolata a Leon Batista Alberti (geniale architetto del Tempio Malatestiano) era stipata come un uovo e al momento delle domande ben cinque ragazzi su sei hanno sfoderato un inglese fluente che fa ben sperare per il futuro di questo benedetto Paese: dove l’individualismo è sempre superiore al bene comune. Ma chi l’ha detto che i giovani sono tutto leggerezza e pressappochismo? Forse qualche vecchio che ha smarrito la memoria della sua gioventù? Una lezione quella dell’estroso Nobel americano valida in ogni campo, compreso quello economico. Soprattutto valido per la vita, quella vera, con la “V” maiuscola. “Il vero scienziato è colui che segue il proprio intuito e la propria curiosità, senza lasciarsi distogliere dagli altri”. Un approccio buono per ogni campo: dalla partita a bocce, al fare turismo, fino alla passeggiata sui sentieri. Ha una fede innata nella scienza, vista come portatrice di progresso e benessere.
“Personalmente ho paura degli uomini e non delle loro scoperte. L’atomica, piccole bombe, è stata utilizzata soltanto due volte. E la fusione della centrale di Cernobil è stata soltanto un piccolo incidente, rispetto ai vantaggi dell’energia atomica. Rifletto: quante persone vengono uccise in auto e nessuno pensa che debbano essere abolite. Il progresso si misura anche dal fatto che oggi, in Occidente, sempre meno bambini muoiono di cancro. E non si sa da dove arrivi; forse è già progettato dentro ognuno di noi. E non è così vero che l’uomo è il peggiore di tutti gli animali. Se sei in una stanza con 200 scimpanzé, hai paura che qualcuno ti possa aggredire. Se invece la condividi con gli esseri umani, sei certo che non ti succederà nulla. Non c’è nulla di preoccupante nel progresso”. Il grande tema di oggi è l’effetto serra e anche su tale argomento, Kary Mullis, il surfista della mente, va controcorrente: “Siamo soltanto un piccolo strato attorno al pianeta. Non capisco il panico sul clima. L’uomo non può nulla contro i grandi problemi. Dovrebbe invece concentrarsi sui piccoli cambiamenti su se stesso, come le guerre. E dovremo cercare di non fare male gli uni agli altri; ed è su questo che dovremmo essere preoccupati. Ci dobbiamo concentrare sul cambiamento degli uomini e dell’umanità.
Nell’ucciderci non distruggiamo il pianeta e non c’è da preoccuparsi: arriva l’estate, arriva l’inverno e non ne siamo responsabili: dobbiamo soltanto adattarci. Il clima, come ben sa chi studia geologia, cambia, ma non ne sappiamo le ragioni. I ghiacciai si ritirano ed avanzano, come una danza. In questi millenni l’uomo è sempre riuscito ad adattarsi ai cambiamenti. Non dobbiamo essere ciechi: i cambiamenti sono sempre avvenuti”. Altro argomento d’attualità: il buco nell’ozono e il suo effetto serra. Mentre la gran parte della scienza ufficiale lega il buco nell’ozono all’inquinamento, Mullis, taglia corto: “Non c’è nessuno buco nell’ozono che possa influire sulla terra”. Staremo a vedere, come dicevano i contadini il tempo è galantuomo. In controtendenza anche sulla bio-genetica; sull’agricoltura geneticamente modificata.
“L’agricoltura viene modificata dal 1958 ma fino a poco tempo fa mai nessuno se n’è lamentato. Per sfamare 6 miliardi di persone, dobbiamo produrre molto cibo e in piccoli spazi e questo potrebbe essere fatto con le bio-tecnologie. Aver paura del progresso, diretto dal desiderio e dalla volontà, significa che l’uomo ha paura di se stesso. E’ come quando non si ha fame, per ovvie ragioni non sei preoccupato. Ma assumiamo che sei ammalato e che hai pochi giorni di vita; per guarire si sarebbe disposti anche a fare un buco nel cielo. Così se non sei nella necessità ti fai molti scrupoli verso le biotecnolgie. Spesso le energie e gli sforzi vengono indirizzati dai bisogni. Solitamente, nella ricerca, gli errori vengono riconosciuti rapidamente: dobbiamo ragionare più col cervello che con il cuore. Con la bio-genetica avremo la possibilità di esplorare e di utilizzare, e di adeguare alle nostre necessità, tutti gli organi di tutte le piante e gli animali che esistono sulla faccia della terra, e di altri ancora che non si sono mai visti. La nostra volontà si compirà sulla terra, mentre voleremo nel cielo, tra le stelle”.
Ed ha anche una sua fede, nel senso religioso: “Se di notte sono solo in un bosco ed ho paura, alzo gli occhi al cielo e capisco che lassù c’è qualcuno che mi protegge”.
Redazione Online
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