– Sempre più confusione sul palcoscenico dell’avanspettacolo della politica riminese. Le liste sono aumentate, neppure si trattasse di un crescendo di quel genio del pesarese Gioacchino Rossini. Gli uomini che hanno cambiato casacca che non si contano e neppure arrossiscono. Beati loro. A Riccione, Lele Montanari, ex diessino, è con Flora Fabbri, lista civica caratterizzata dal centrodestra, ma alle nazionali la croce la mette sul simbolo di Rifondazione comunista.
Altra anomalia a Morciano. Giorgio Ciotti, Margherita, guida una lista di centrodestra. A Saludecio ci sono ben quattro liste. Quel fuoriclasse dal fisico normale che corrisponde al nome di Gian Franco Micucci porta il proprio blasone in ben tre comunità: Gradara (corre a sindaco con una lista civica, dove il centrodestra la fa da padrone), a Gabicce Mare dà una mano all’uscente Domenico Pritelli, proponendosi come gran suggeritore di scelte politiche. Pritelli, a dire il vero, è talmente intelligente che non ne ha bisogno. Infine, a Cattolica Micucci ha messo su una lista che sosterrà Pietro Pazzaglini. Triste quel paese che ha bisogno di eroi, ha scritto qualcuno.
Insomma, una società complessa crea una politica complessa.
C’è un semplificatore, un personaggio in grado di far chiarezza e ben governare: il cittadino. Ma deve fare fatica, perché come dice l’economista Paul Samuelson non esiste nulla di simile ad un pasto gratis. Per sintetizzare i governanti, il cittadino è chiamato a mettere insieme rigore intellettuale ed onestà politica, magari da cavaliere, con stile. Dovrebbe informarsi sugli uomini che decidono di scendere in campo nel nome dell’interesse collettivo, del bene comune, per la nostra felicità. Ci si informa sui campioni di calcio, a maggior ragione su chi deciderà dei nostri destini.
Gli italiani sono chiamati al coraggio della serietà, “all’etica della responsabilità”. Senza, non andiamo da nessuna parte. Altrove c’è qualcuno che ha la schiena diritta, che progetta e fa. Che mette al centro il cittadino. Ma se non riusciamo a lavorare davvero per il bene comune, con l’animo del disinteresse, come avviene meglio in Svezia, Svizzera, Danimarca, Germania, significa che questo è il nostro livello (che tempi, che costumi, direbbero i latini).
Il papa Giovanni Paolo II usa spesso l’espressione: “Rimuovere le cause”. Le cause non possono essere rimosse che dal cittadino, che il dovere-diritto di controllare, attraverso il voto e la pubblica opinione, gli atti amministrativi e politici della classe politica. Demandare ad un lontanissimo qualcun altro significa perdere la sfida di una comunità. Il tarlo che sta divorando le energie dell’Italia si chiama corruzione: dalla piccola alla grande. Dal medico che fa shopping all’ospedale col borsone sotto gli occhi esterefatti dei presenti. Al rubare vero e proprio. Nel 1980 lo scrittore Italo Calvino scrisse un breve saggio: “Apologo sull’onestà nel paese dei corrotti”.
Francesco Toti