L’integrazione dell’Altavalmarecchia è un processo lungo e complesso, ma finalmente si vede un traguardo: l’ingresso di questo nuovo e vasto territorio nel Ptcp della Provincia di Rimini. E’ stato infatti approvato la settimana scorsa l’accordo di pianificazione con la Regione Emilia Romagna per la variante al Ptcp che dovrà integrare il territorio dei sette Comuni nello strumento principe dell’urbanistica e dello sviluppo della nostra Provincia. “Un accordo che dimezza i tempi burocratici di pubblicazione” ha spiegato l’assessore competente, Vincenzo Mirra (foto), “che ci fa ipotizzare di poter portare già in adozione la variante entro luglio e poi in approvazione subito dopo la scadenza dei termini. Da lì in avanti saranno i sindaci a disegnare il futuro del loro territorio, dotandosi del Psc come tutti gli altri Comuni. Un Psc che andranno a creare”, specifica Mirra, “tutti assieme, con uno strumento di vallata unico, come è unico il caso nella nostra Regione”. Già, i sindaci, chiamati per l’ennesima volta a ragionare assieme dimenticandosi dei propri campanili, al di là dei discorsi attuali sulle Unioni dei Comuni e i servizi associati (che faticano a mettere insieme, come ne è la dimostrazione dell’ennesimo rinvio della Polizia Municipale).
Gli stessi sindaci che all’indomani della deliberazione provinciale già si sono schierati tra pro e contro su una delle indicazioni espresse dalla Provincia: quella sul collegamento della Valmarecchia alla E45. Un collegamento fondamentale per i sette Comuni ma anche per tutta la nostra provincia, tagliata fuori ai tempi della realizzazione della E45 e smaniosa di potersi riconnettere quanto prima alla dorsale tirrenica, perché è lì che passa l’economia italica. E se per i treni siamo ormai ad un punto di non ritorno (la costa romagnola fino ad Ancona non interessa), per quanto riguarda il traffico su gomma sarebbe un’occasione da non perdere, in vista della trasformazione della E45 in autostrada. Ma bisogna passare dalla Valmarecchia, ovviamente, e qui sorge il problema: un territorio che non è riuscito a farlo quando la E45 era solo un progetto, riuscirà a decidersi adesso? Una domanda che i sindaci di oggi e di ieri dovrebbero porsi, così come se la saranno posta in Provincia e in Regione, ma con uno spirito diverso, non c’è che dire. Se in vallata ci si scanna per far passare questa bretella da Ponte Messa piuttosto che da Perticara, in Provincia e in Regione si guarda al sodo: si deve passare e basta. Dove è solo una conseguenza di dinamiche esterne, sintetizzabili in due parole: costi e tempi.
La Provincia di Rimini, seguendo il diktat regionale “usare l’esistente” ha quindi detto la sua, scegliendo la via di Novafeltria piuttosto che quella pennese dell’area industriale di Ponte Messa, che comunque si gioverebbe del collegamento, anche fosse qualche chilometro più a valle. Ma i sindaci di Pennabilli, Casteldelci e Sant’Agata Feltria hanno subito puntato i piedi: i “montani”, che già pensano ad un’Unione solo tra Comuni di montagna, non ci stanno e hanno espresso sia la loro contrarietà che le loro motivazioni. Di mezzo, però, è spuntata la posizione della Lega Nord, espressa da quel Paolo Ricci che ne è coordinatore di zona, ma anche e soprattutto vicesindaco a Sant’Agata Feltria, che dopo mesi di gestazione ha finalmente espresso la propria posizione, che non è quella che si aspettavano magari i tre sindaci di cui sopra. Anche per lui “gli 80 milioni di euro di differenza tra i due tracciati” hanno importanza, mentre “i 4 minuti in più che si impiegano per l’altro tracciato” non incidono sulla bontà dell’opera. Probabilmente anche Ricci ha capito che la Regione e, in second’ordine, la Provincia, hanno dato una specie di ultimatum: prendere (quello che costa meno) o lasciare. E di lasciare cadere questa possibilità, la Lega nord, non ci pensa nemmeno un po’, tanto è l’impegno profuso sia per riunire i sette Comuni alla Romagna, sia per dare una strada (uno degli obiettivi del comitato referendario) all’Altavalmarecchia.
Una strada che collegherà quindi la vallata all’E45 e che arriverà presumibilmente dopo la strada di Gronda, visto che l’iter è solo all’inizio. Ma che quando sarà realizzata, se e dove non lo sa nessuno ancora, potrebbe riportare tutto il territorio riminese sull’asse nord-sud che attraversa la penisola. Per questo è giustissimo dare tempo ai singoli Comuni di valutare pro e contro, ma poi occorrerà decidere: il treno (o i treni) è già passato e perso, non perdano anche i camion (e le imprese). DB
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