Elio Fiorucci è un genio. Dal nulla creò l’omonima griffe; negli anni ’70 e ’80 tutti volevano i suoi jeans. E’ persona colta, umile, non meno che sensibile. Per lui la moda è la tendenza del proprio tempo, mentre l’eleganza è qualcosa che ti sta bene addosso. Una sera organizza un evento allo Studio 54 di New York. Destino vuole che resta fuori dal locale e senza pass. Data l’inflessibilità americana, non era più possibile partecipare alla festa che lo stesso Fiorucci aveva organizzato e pagato. Si sedette fuori da locale ad osservare i centinaia di curiosi che assiepavano l’ingresso. Ricorda Fiorucci: “Fu un magnifico spettacolo”. La stessa cosa il fuori delle mura dell’autodromo Santamonica intitolato a Marco Simoncelli la domenica dell’evento. Tanti, ma proprio tanti, inforcano la bicicletta e lo circumnavigano con una pedalata lenta quanto gustosa. Lo ha fatto anche lo scriba. Ha trovato cose bellissime: il ragazzo dall’accento forestiero (“Ah, dottò, vuole un biglietto!”), l’anziano in dialetto (“Tvò ‘ntrè, a ò e bigliet), due signori (anche loro con accento forestiero) che su un’entrata che dà verso via Cupa che cercano di corrompere il ragazzo della sicurezza con 200 euro, cinquanta a testa per le due coppie. La civile risposta: “Io lavoro qui e già mi pagano”. Poi c’è il furgone che alza la polvere su via Del Carro, con sui lati gli stand con la piadina, i gadget… Ci si ferma dagli amici che fanno posteggio e che si divertono. “Allora, come va? Meglio o peggio dell’anno scorso?” Ci sono le impalcature degli imbianchini con gli appassionati appollaiati (poche per la verità e poco piene quest’anno). Su un camion (della propria azienda?) una coppia giovane col binocolino. E che dire, del ragazzotto con fanciulla appollaiato su un silos a forma cilindro nel cortile di un’azienda nei pressi delle alte mura? Quest’anno, chissà perché, anche una piacevole sorpresa: non sono stati capitozzati i nobili gelsi che stanno a ridosso delle muraglia del Santamonica sulla stradina che collega via Del Carro a via Riccione-Tavoleto. E poi quel via vai di appassionati felici anche se non si possono permettere l’ingresso, non proprio a buon mercato con il prezzo del prato (il più basso a 120 euro). Insomma, una bellissima festa che crea folklore, ricchezza, turismo e marketing. All’anno prossimo. Fuori è bello almeno quanto dentro.