E adesso? Tutto come prima? Se il buongiorno si vede dal mattino – questa volta dalla sera, ieri sera, a dire il vero – l’Italia si appresta a vivere il solito remake politico degli ultimi venti anni. Bersani sul podio celebra il suo 60% alle primarie del centrosinistra. Giù dal palco, Massimo D’Alema parla alle tv. Sistemati i media- tutti a sostegno di Renzi, a suo dire -, spiega che star fuori dal Parlamento non significa star fuori dalla politica e dal partito. Che, difficilmente, potrà ignorare il suo peso e la sua influenza. Il suo serbatoio di voti al Sud.
Poi, chiuso il collegamento con D’Alema, tocca a Rosy Bindi. Che chiarisce bene: farà quello che le chiede il partito e ciò che prevedono le regole, deroga per restare in Parlamento compresa. Nella sua campagna per le primarie, ovunque in giro per l’Italia, Bersani ha scandito, fra gli applausi, che non si può dare “un calcio all’esperienza ma anche che la ruota deve girare”. Ce la farà o dovrà garantire a ognuno dei suoi uno strapuntino? Senza considerare poi Vendola, alleato al ballottaggio e, in prospettiva, i centristi di Casini.
Tutto molto ‘vecchia politica’. Come la possibilità di vedere dalla parte opposta il ritorno di Berlusconi. Con Bersani al comando, come potrà resistere alla tentazione di lanciarsi in un altro giro di giostra? Come potrà rinunciare al solito attacco agli eredi del Comunismo, alla litania del Pci-Pds-Ds…? Scenari – tralasciando il premier Monti ancora alla finestra – che paiono ricacciare l’Italia, dopo l’ebbrezza dei giorni delle primarie, nel solito tran-tran. Da qualche parte, chissà, ci sarà un Grillo che si frega le mani… (intervento tratto dal blog ildemagogopopulista.blogspot.it curato dal giornalista Gianluca Angelini).
il demagogo populista