di DOMENICO CHIERICOZZI
Mario Guaraldi non è facile da geolocalizzare. Ti trovi con lui faccia a faccia. Credi di averlo davanti e invece no. Lui è già andato avanti. Questa sensazione credo l’abbiano avuta in tanti venerdì scorso quando, convocando amici e giornalisti in questo 2013 neanche iniziato, ha presentato la nuova sede della Guaraldi, che adesso è diventata la Digital Print Guaraldi. Ora spigheremo meglio. Chissà da quanto Mario Guaraldi l’aveva nella testa questa idea di fare l’editore in mezzo alle macchine che stampano. Che poi, detto con tutta sincerità, arrivando presso la zona artigianale di Viserba tutto ti aspetti, soprattutto se sei forestiero, di trovare all’interno di capannoni semi anonimi tutto quel ben di dio per fare praticamente qualunque cosa di editoriale. In realtà questo adesso c’è. Mario Guaraldi non sta lavornado da solo in questa nuova avventura. In gran spolvero con lui il nuovo amministratore delegato della Guaraldi, niente meno che Alessandro Bacci (ex Direttore Commerciale Mondadori, ex consigliere di amministrazione del Gruppo Messaggerie Libri). A dare man forte gli altri nuovi soci che sono entrati nella compagine societaria: Quinto Protti (Digital Print, che ospita i nuovi uffici) e Virginio Sala (ex Apogeo Milano). Poi altri nomi: la Touchwindow di Cervia, la sammarinese 01.Project e la cesenate Kompresa. Tutto questo per fare cosa?
Per sviluppare – è stato detto – nuovi prodotti editoriali e nuovi progetti distributivi e di comunicazione capaci di trasformare le profezie di rivoluzione digitale in nuovi modelli di business a livello internazionale. Sì, avete letto bene. Internazionale. Guaraldi l’ha scandito ben bene. La sfida è globale, non è locale. Così li ha citati, come fossero fratelli: Amazon e Google. Mica ciliegine. Per i giovani creativi si apre un mondo.
Insomma la mattinata è andata così. C’era un sacco di gente. Anche certi pezzi grossi. Il tour dimostrativo lungo quella che punta a diventare la più moderna stamperia digitale italiana (a dire il vero avvenuto in maniera disordinata e confusa), sarà un vero e proprio laboratorio dove la Guaraldi progetterà contenuti innovativi in stretta sinergia con le aziende radicate nel territorio. Proveremo a chiarirci meglio le idee un po’ alla volta. Vuoi il rumore delle macchine vuoi l’adrenalina che circolava copiosamente, non si è riusciti a comprendere tantissimo. Comunque, lo show per mostrare la mercanzia ha avuto un gran successo. Che Mario Guaraldi ha voluto rendere immortale regalando a tutti i partecipanti, non un libro qualunque, ma “Radici di Carta. Frutti Digitali”. Scritto da lui. In cui racconta e parla di sé, della sua “conversione al digitale”.
All’ingresso ci si registrava e durante il giretto in azienda a ciascuno è stato recapitato il libro, ancora caldo come il pane, e quarta di copertina con impresso il proprio nome e cognome. Non c’era modo più efficace per far toccare con mano e sperimentare il “print on demand”. Che vuol dire: chiedi e ti sarà stampato. “In quest’ultimo capitolo della mia storia che leggerete nel libricino personalizzato appositamente per ciascuno di voi – ha detto Guaraldi – realizzo contemporaneamente un doppio sogno, quello di innestare il lavoro editoriale dentro quello tipografico, e quello di lavorare in sinergia con i futuri protagonisti del lavoro editoriale, i tecnologi delle nuove frontiere dell’hardware, gli informatici e gli sviluppatori, i registi e gli esperti di comunicazione”.
In “Radici di carta, frutti digitali” si parla anche di Quinto Protti che in tutta questa vicenda ha un ruolo fondamentale. Erano vent’anni che Guarladi e Protti si “corteggiavano”. “Vengo da una famiglia di tipografi – dice Protti. – Nel tempo ho trasformato l’attività in stamperia digitale ma mi sento ancora uno stampatore. Nel 1987, quando mio padre uscì dalla Ramberti, abbiamo deciso di creare insieme un Centro stampa veloce, istantaneo, legato ai bisogni della città. Non c’era ancora, una cosa così, in grado di stampare bene e subito, secondo le esigenze del cliente, anche solo poche copie di una pubblicazione. Abbiamo fatto subito la differenza, non solo nel prezzo. Poi nel nostro percorso ci siamo trovati ibridi, a metà tra l’offset e il digitale. E nel 2008 ho avuto come un’illuminazione, dopo l’incontro in Israele con Matteo Rigamonti che con le sue parole, col suo modo di pensare questo mestiere mi ha scosso. Sono tornato a casa che avevo “visto” un cambio di rotta, e che questo stava prima di tutto nella mentalità e ho deciso di puntare tutto sul digitale, di farlo diventare il centro del lavoro della nostra azienda. Il percorso è stato lungo – sono cinque anni ad aprile –, abbiamo cambiato tutte le macchine e oggi abbiamo clienti come la Ferrari, la Maserati, Technogym, SCM, Rimini Fiera”.
Alla fine del tour tutti in una sala, trasformata per l’occasione in un piccolo “museo” degli strumenti del lavoro editoriale, i computer che la Guaraldi ha realmente utilizzato nel corso della sua storia, fino ai livelli attuali di raffinate tecnologie touch e soprattutto delle moderne tecniche di stampa digitale. Tra queste s’intravede la foto di Steve Jobs. Allora come volete che si chiuda questo pezzo? Con qualcosa di ovvio o di banale, decidete voi. Mario Guaraldi come Steve Jobs?
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