di Loris Dall’Acqua, Sandro Polidori e Christian Carrieri *
Riordino e governo del territorio. Con la Legge Regionale 20 del 20-12-12 la Regione Emilia Romagna ha provveduto a predisporre il riordino territoriale degli enti locali, in base alla quale ha sancito alcuni principi ispiratori della legge stessa, indicando tra l’altro, alcuni modelli organizzativi ( gestione associata, unioni, fusioni). La legge non impone un modello specifico, ma lascia facoltà alle singole realtà di provvedere entro i 60 giorni a presentare una proposta di governo del territorio chiedendo in primis l’ individuazione dell’Ambito Territoriale Ottimale, dopo di che la materia tornerà in mano alla Regione che farà le dovute valutazioni. In Valmarecchia sull’individuazione dell’ambito si sono fatte avanti due diverse proposte: quella di un unico ambito (da Casteldelci a Bellaria) e quella di due ambiti distinti (quello dell’Alta e quello della Bassa Valmarecchia). Il sentimento per una Valmarecchia finalmente unita è più che condivisibile, ma essendo per legge stabilito che in un ambito non ci potrà essere più di un’Unione e considerando il fatto che i comuni avranno l’obbligo di gestire alcune funzioni in forma associata reputiamo che l’ambito unico al quale corrisponderebbe un’innaturale Unione a 12/13 comuni sia assolutamente da rigettare. Una scelta del genere sarebbe forzosa e difficilmente realizzabile, il Pd che tanto sta caldeggiando questa ipotesi non tiene conto delle difficoltà oggettive di rappresentanza politica ed amministrativa, delle diversità e peculiarità del territorio, dell’assoluta disomogeneità di regolamenti e del fallimento al quale finora abbiamo assistito nella forma di gestione associata che abbiamo conosciuto sinora in vallata ovvero dell’Unione e la Comunità Montana, istituzioni fini a se stesse.
L’Unione e la Comunità Montana falliscono sulle politiche economiche visto che i famigerati risparmi che stanno alla base del gestire in forma associata sono tutti da dimostrare, ma il fallimento più grande è nelle strategie comunitarie praticamente inesistenti. Ogni volta che i comuni decidevano di gestire un servizio in forma associata, più che un conferimento dei poteri verso quest’organo di secondo grado, si assisteva ad una duplicazione del servizio, mentre le vere sfide come ad esempio la pianificazione del territorio, la viabilità o il turismo hanno avuto nel campanilismo un limite invalicabile che ha frenato la crescita e lo sviluppo dell’intera valle. I limiti dell’Unione non si possono superare proponendo semplicemente un’ Unione più grande fine a se stessa, questo rappresenterebbe un salto nel buio, sarebbe invece più saggio scegliere di mantenere in vallata un’ Unione Montana dell’Alta Valmarecchia e un’Unione della Bassa Valmarecchia sulle quali riversare un impegno finalizzato ad ottimizzare il costo dei servizi e qualità dei medesimi.
Una sfida importante potrebbe invece essere la ricerca del modello amministrativo più adatto, la gestione in convenzione è già più dignitosa di un unione in quanto resta ai comuni il potere decisionale e di controllo che invece con le unioni viene sbolognato ad altri, ma soprattutto preme ricordare che la legge individua nelle fusioni il modello più congeniale per governare un territorio. Le unioni furono concepite originariamente come una fase di passaggio verso la fusione dei comuni, un punto quindi di partenza e non di arrivo, incredibile che i nostri comuni dopo decenni passati insieme non abbiano preso in considerazione in maniera seria e partecipata l’ipotesi di compiere un salto di qualità. Una Città del Montefeltro (composta da 7/8 comuni dell’alta valle), una Città della Valmarecchia (composta da 4 comuni della bassa valle) e Bellaria potrebbe essere un modello amministrativo snello a cui ispirarsi, comunque sia la sfida è andare oltre all’unione.
Il futuro del Turismo in Valmarecchia. Vorremmo che fosse la Valmarecchia a saper cogliere le occasioni e a sfruttarle a fini turistici e non il contrario, non vogliamo una Valle oggetto, ma protagonista, un entroterra che abbia pari dignità rispetto alla costa, della quale, non sia più solo un ripiego, ma una proposta autonoma ed indipendente, al tempo stesso alternativa e complementare. Con una Valmarecchia finalmente riunita senza confini di Regione o Provincia che ne limitano le potenzialità è doveroso creare quel sistema di relazioni e sinergie tra enti che solo fino a pochi anni fa era impensabile, a corredo del quale manca solo il passaggio di Montecopiolo culla dei Montefeltro che auspichiamo possa presto far parte della Valmarecchia.
Occorre individuare quella regia da tempo auspicata, che possa occuparsi di studiare e mettere in atto una politica turistica volta alla promo-commercializzazione di un territorio ampio e variegato come la Valmarecchia, una regia che debba avere sede in loco, in grado di far incontrare il pubblico e il privato e di intercettare risorse economiche da impiegare nella valorizzazione e promozione della valle, ma è assolutamente necessario andare oltre a quello che è la situazione attuale, avendo il coraggio di incamminarsi in percorsi con obbiettivi più ambiziosi e qualitativamente migliori. Bisogna salvaguardare il territorio e la sua gente con particolare attenzione per l’area montana, occorre analizzare ed individuare quali siano i turismi (al plurale) sui quali investire, quali flussi di turisti intercettare, scegliendo su quali canali investire, tutte operazioni per le quali occorre sorpassare il limite campanilistico in favore di qualcosa che sia al di sopra.
Il turismo può rappresentare un forte motore per la “sopravvivenza” di una valle, specialmente per la parte più montana che rischia di spopolarsi per la carenza dei servizi. La Valmarecchia, deve potersi proporre turisticamente, superando il modello puramente escursionistico e stanziale, questo le permetterebbe di innescare l’apertura di nuove attività, la conversione dei casolari abbandonati, la riqualificazione dei centri storici, lo sviluppo di forme ricettive non invasive. Occorre anche aumentare il numero di stanze a dispozizione dei turisti, superando le attuali 1.060 disseminate tra Casteldelci e Ponte Verucchio, uno sviluppo che deve andare di pari passo tra domanda e offerta e sollecitando una giusta infrastrutturazione turistica che attualmente e’ minima, dispersiva e fatta solo di piccole imprese.
Le Unioni di Prodotto sono la formula più idonea ad occuparsi di questo, oggi nella nostra Regione sono previste 4 unioni di prodotto ma per noi sarebbe limitativo aderire ad una di quelle già esistenti ( per esclusione dovremmo aderire a quella dell’appennino e del verde con sede a Reggio Emilia), questo significherebbe delegare ad altri la promozione di una valle estesa e ricca di peculiarità come la nostra attraverso un sistema di sotto prodotti quali un consorzio che si interpone tra questa e il territorio, dovremmo invece chiedere alla Regione l’istituzione di una quinta Unione di Prodotto. Riteniamo indispensabile che la Valmarecchia in primis creda nelle proprie potenzialità turistiche e che si impegni nella richiesta presso la Regione affinchè venga valutata l’ipotesi di istituire una nuova Unione di Prodotto che abbia sede in Valmarecchia, facendo leva sui punti di forza della nostra valle e delle nostre eccellenze che non siano già ricomprese nelle 4 esistenti: si pensi alla Montagna, all’ambito fluviale, alla rete museale e all’enogastronomia temi sui quali abbiamo conoscenza e competenza e per i quali possiamo proporci come punti di riferimento anche per altre realtà analoghe, questa la scommessa turistica da fare!
* Portavoce Comitato Valmarecchia Battle Group