Quando l’abbazia di San Gregorio dominava la Valconca viene raccontato il 12 marzo (per la curiosità non si festeggia San Gregorio ma San Massimiliano) alle 4 del pomeriggio al Lavatoio quando viene presentato il libro “L’abbazia di San Gregorio nei secoli” scritto da Emiliano Bianchi e pubblicato grazie alla sensibilità del Lions Club Valle del Conca.
Il complesso abbaziale è composto da edifici monastici benedettini. Furono fondati nel 1060 da San Pier Damiani che ben presto diventò un “centro commerciale” di notevole importanza tanto da ospitare nelle sue vicinanze la fiera di San Gregorio.
I ruderi raccontano di una abbazia a tre navate, di impianto romanico con l’altare sopraelevato; nonostante le numerose vicissitudini subite dal complesso, è possibile rintracciare ancora porzioni di muratura risalenti al primo impianto; bellissimo, anche se in pessime condizioni, è il prospetto rivolto verso il fiume in cui sono ben visibili, nonostante gli assalti delle erbacce, i sei archi a tutto sesto della navata centrale delimitati da ampie lesene in mattoni.
E’ ancora accessibile la cripta con volta a botte posta sotto l’area presbiteriale (oggi divenuto un deposito)
L’impianto, costruito secondo i dettami religiosi del suo fondatore, ispirati alla semplicità e alla vita meditativa, mutò la sua conformazione nei secoli fra il XIII e il XIV; venne ridotto lo spazio della chiesa con la eliminazione delle navate laterali, venne eretto un porticato sul fronte della chiesa. Sono ancora visibili i resti di tale ristrutturazione nei tre pilastri superstiti e nella ghiera in mattoni posta ad indicare l’accesso.
Di conseguenza la zona conventuale si ampliò con la costruzione di tutti gli spazi presenti nei monasteri benedettini.
Con la venuta dei monaci di Scolca, l’Abbazia iniziò il suo declino, fino ad arrivare al suo definitivo abbandono il 4 luglio 1797 quando fu acquistata dal conte Luigi Baldini.
di Claudio Saponi