Si sono da poco conclusi i festeggiamenti dei 100 anni dalla nascita della Trattoria “La Marianna”, uno dei ristoranti storici del borgo San Giuliano, di quelli che rappresentano la tradizione e la memoria del borgo stesso. Per l’occasione, Mirko Montanari, Enrica Mancini e il marito Giuliano Canzian, gli ultimi gestori del locale, hanno organizzato un aperitivo all’aperto, riservando agli invitati l’intero terrazzino, offerto vino, pesce e una torta con candeline. Tante le persone che hanno partecipato, per lo più nostalgici, ma non potevano mancare le colonne generazionali: presenti ai festeggiamenti infatti, una delle figlie della storica Marianna, Roberto Balducci nipote e Marianna Balducci bisnipote.
E’ proprio grazie a questi ultimi, padre e figlia, che è stato possibile l’allestimento di una mostra di 10 tavole sulla storia del Ristorante, raccolte nel libro “La Marianna: cent’anni di storia” scritto da Roberto Balducci, con illustrazioni di Marianna Balducci e immagini originali provenienti dall’archivio di famiglia.
Una storia lunga cento anni appunto, partita dal matrimonio tra una “autentica azdora romagnola e novella imprenditrice”, Marianna Domeniconi e Guglielmo Morri, operaio socialista della Ferrovia. Marianna, sostenuta dal marito e stimata dai suoceri, prese in gestione e poi in eredità l’attività da quest’ultimi: una allora vecchia cantina. Da qui iniziano una serie di trasformazioni, continuate poi nelle gestioni successive fino ad arrivare a quello che oggi è diventato l’attuale ristorante. Nel libro, una “nostalgica carrellata fra i vecchi personaggi del borgo” e tanti ricordi che vengono rievocati nel contesto della trattoria, perché qui succedeva di tutto: si raccontavano i fatti di cronaca, le imprese d’amore, nascevano liti, discussioni sullo sport o la politica o anche amicizie. “In questo viaggio si sono incrociate le piccole storie di tante persone e queste sono le tracce che ancora parlano a distanza di tanti anni”, così scrive in conclusione Roberto Balducci. Ed è delle stesso parere anche la figlia Marianna, che infatti dichiara: “questa grande identità del borgo, è in un certo senso il nostro vanto e orgoglio”. (M.Z.)