di BERNADETTA RANIERI
Quello della violenza sulle donne è un tema caldo più che mai. E’ stato presentato nei giorni scorsi il bilancio dell’attività svolta nel 2012 dallo “Sportello Dafne”: un progetto della Ausl di Rimini, attivo dal 2005, con punti di ascolto presso i consultori di Rimini e Riccione (0541-747604 e 0541-698722) , per le donne che subiscono violenza. A illustrare i dati e il lavoro svolto è stata la dott.ssa Maria Maffia Russo (foto), responsabile dello Sportello e direttore del Programma Aziendale di Psicologia della Asl di Rimini, che ha sottolineato come il numero di donne che si son rivolte alla rete Dafne resti alto anche per l’anno appena trascorso: 255, di cui 181 hanno usufruito di un percorso di presa in carico. I Pronto Soccorso e Pronto Intervento del territorio aziendale hanno rilevato 58 casi di violenza fisica; l’unità operativa di “Ostetricia e Ginecologia” dell’Ospedale di Rimini 16 casi di violenza sessuale, in incremento rispetto allo scorso anno (9 casi). Anche lo Sportello Dafne della rete rileva un incremento di violenze stupri ( 8 nel 2012 e 3 nel 2011).
Come nelle precedenti rilevazioni la tipologia prevalentemente della violenza è quella fisica e psicologica o combinata; più frequentemente alla violenza fisica e psicologica si aggiunge quella economica; rimangono stabili le percentuali relative allo stalking, in aumento le rilevazioni delle violenze sessuali e stupri. Rispetto alla nazionalità delle donne la prevalenza rimane italiana (il 54,5 per cento dei casi); rispetto alle donne straniere in carico ai nodi della rete Dafne si rileva un aumento del numero di donne irregolari in Italia rispetto all’anno precedente (30 per cento contro il 5 per cento del 2011); sarebbe positivo poter interpretare questo dato come una maggior fiducia delle donne straniere verso i servizi territoriali. In linea con i dati nazionali ed internazionali, quelli locali continuano a confermare come la violenza contro le donne sia trasversale per ciò che riguarda la nazionalità e la classe sociale. La scolarità in prevalenza medio/alta delle donne, connessa all’insufficiente o assente accesso al reddito, può mostrare la fatica da parte delle donne vittime di violenza ad impiegare le proprie risorse per una autonomia personale. Sono stati 19, nell’ultimo triennio, i casi di donne che hanno reiteratamente subito violenza prima di rivolgersi ai servizi. Si mantiene stabile ma alto il dato della violenza verso le donne in gravidanza; nel 2011 il 22 per cento delle donne maltrattate, in carico alla rete Dafne erano in gravidanza, nel 2012 il 21,5 per cento. Una di queste donne ha anche perso il bambino.
Questi, dunque, i dati per quanto riguarda le donne vittime di violenza. Nella stessa occasione la dott.ssa Russo ha annunciato il convegno che si terrà il prossimo 24 maggio dal titolo “Liberi dalla violenza: un progetto per uomini che vogliono cambiare”. Perché a dover e voler essere aiutati non sono solo le vittime, ma anche gli aggressori. Anche nella realtà locale, “sono diversi gli uomini che chiedono di essere presi in carico, che chiedono, a noi ma anche alle forze dell’ordine, con le quali, voglio sottolinearlo, vi è un rapporto ottimo, di essere aiutati ad uscire dalla sindrome della violenza – spiega la dottoressa Russo – poi capita che, quando capiscono l’impegno che serve per affrontare questo percorso, si scoraggiano e lasciano. Però un primo passo è stato comunque fatto”.
Questi soggetti si rivelano agenti soprattutto nelle relazioni di intimità con una percentuale del 88,4 per cento: in particolare nel 35,3 per cento dei casi il maltrattante è il coniuge, nel 25,4 per cento il partner, nel 17 per cento dei casi l’ex partner, nel 9,9 per cento l’ ex coniuge; a seguire le violenze sono perpetrate dai familiari: i dati quindi confermano che la donna è a maggiore rischio all’interno delle relazioni primarie. Anche i dati circa le caratteristiche socioeconomiche del maltrattante confermano quelli emersi lo scorso anno: un partner italiano, con occupazione lavorativa. Rispetto alla professione, il dato è assolutamente trasversale, dal lavoro manuale a quello intellettuale, dalla professione subalterna a quella dirigenziale.
L’obiettivo del presente progetto è, dunque, la creazione di un gruppo di auto aiuto per uomini che agiscono violenza, che ha come principale finalità la cessazione e la prevenzione delle azioni violente da parte dei maltrattanti, previa assunzione di responsabilità su dette azioni. La pratica clinica suggerisce come lo strumento gruppale sia in grado di offrire un setting privilegiato per costruire modalità relazionali alternativi all’uso violenza. Possono entrare a far parte del gruppo tutti gli uomini che agiscono violenza, fisica e psicologica, nei confronti della propria compagna. Il bacino di utenza è rappresentato dal territorio provinciale. La domanda di partecipazione al gruppo può essere spontanea o su invio da parte di operatori che, a diverso titolo, si occupano della tematica della violenza.
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