– “Cancliir” e “Cancleren”, ovvero lavoratori della calce bianca: la loro storia familiare è tutta raccolta nel soprannome. La famiglia Barogi, fino agli anni Ottanta, a mare della ferrovia, ha costruito mezza Misano, molto nel Riminese, molte colonie, strade, ponti, ville. Hanno avuto, dopo la Seconda guerra mondiale, al loro servizio fino a 1.500 addetti; con salari quindicinali, nel dopoguerra, per 5 milioni. Erano richiesti fino a Ravenna per la costruzione dei forni a legna per il pane. A Taverna di Montecolombo ne sopravvive ancora uno.
Tra le due guerre, uno di loro, Cesare, era specializzato nell’arte delle volte in gesso e cannucce. Tante le chiese della Valconca, tra cui quella di San Simeone, a Serbadone; adagiata su un poggio, è bellissima dentro e fuori.
“I Barogi hanno costruito mezza Misano e molto, moltissimo, in provincia – ribadisce Carlo -. Quella bella, prima che arrivassero i ‘palazzinari’. Alcune dei lavori più importanti: le colonie Mater Dei (Riccione), Tadini (Misano), Bianconi (Riccione), la villa di Stefano Ghigi a Morciano (allora una delle famiglie più influenti dell’Emilia Romagna), la bella villa del professor Vincenzo Rossi a Misano, la ristrutturazione di palazzo Marangoni (Saludecio), un autentico gioiellino di architettura, oltre che immenso, la villa di Cerri a Gabicce Mare (l’attuale Baia Imperiale)”.
La memoria degli eredi Barogi, sei cugini tra i 60 ed oltre anni, dice che Giuseppe nell’800 è un muratore-agricoltore di Misano Cella, cascina nell’attuale via dei Laghetti. Ha sei figli: Giovanni (erede Carlo e Silvio, detto Stelio), Cesare, quello delle volte, Gregorio (erede Nello), Nazzareno (erede Riccardo), Riccardo (erede Edgardo), Mariuccia (detta Guerrina). Eccetto la femmina, tutti diventano capomastri e muratori e lasciano il mestiere ai figli, eccetto Riccardo, figlio di Nazzareno (i cui due figli però sono nel ramo).
Giovanni con tutti i fratelli già negli anni Trenta è iscritto al collegio dei costruttori e lavora anche per il Genio Civile con cantieri di ponti e strade in tutta la provincia.
Giovanni Barogi, babbo di Carlo e Stelio, è quello che nella famiglia patriarcale prende le redini dell’impresa edile. Scende a Misano Mare nel ’24, in una casettina dove c’è oggi l’hotel Savoia (titolare un ramo della famiglia). Alla fine degli anni ’20 si spostano in una nuova abitazione, dove oggi c’è la gelateria “Blù”. Alla fine degli anni Trenta vanno ad abitare in una nuova casa, dove ora si trova, direttamente sul mare, l’elegante colonia dei Barnabiti.
La famiglia di costruttori edili si evolve come l’economia misanese. I capomastri si costruiscono gli hotel ed iniziano a fare gli albergatori.
Ricorda Nello, 72 anni (a 13 già sui cantieri), dall’89 (dopo aver venduto l’albergo) contadino per passione con 1.700 alberi da frutta alla Santamonica: “Dico a mio babbo Gregorio che facciamo gli alberghi agli altri con le cambiali, perché non costruircene uno per noi? Così tiriamo su il ‘Corallo’, dove avevamo la casa. Ricordo con affetto i vecchi Barogi. Da Rimini a Pesaro eravamo considerati seri; si pagava con la parola. Ed abbiamo offerto lavoro a tantissimi misanesi”.
Sembra che i Barogi siano arrivati a Misano, provenienti dall’Umbria, nel Seicento, ma non si sa il perché. Invece, a memoria d’uomo, già nell’800, forse anche nel ‘700, lavoravano la calce. Con Giuseppe inizia questa saga che rappresenta uno spaccato notevole della storia di Misano Adriatico.