Si è svolta ieri pomeriggio presso l’Aula Magna del Campus universitario di Rimini l’incontro per la ventesima edizione del Rapporto sull’Economia della provincia di Rimini, promosso da Camera di commercio e Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini. Oltre ai dati sono state presentate dodici storie di imprenditori che hanno saputo resistere alla crisi e, in alcuni casi, anche aumentare il proprio fatturato, facendo leva su innovazione, internazionalizzazione, valorizzazione delle risorse umane.
Le imprese sono state raggruppate in tre filoni particolari: internazionalizzazione con Celli Spa, Canuti Tradizione Italiana, Colorificio MP, New Factor; innovazione con Elettromeccanica R. Lucchi, Es Italia, Umpi, Yalla Yalla; infine valorizzazione delle risorse umane con SGR Servizi, Cereria Terenzi Evelino, Eurocom Telecomunicazioni, Teddy (le ultime tre nella foto di Riccardo Gallini).
Vadiamo i dati, a partire dal mercato del lavoro. Nel 2013, in provincia di Rimini, ci sono stati 57.558 avviati (lavoratori che hanno instaurato almeno un rapporto di lavoro dipendente nell’anno), con un decremento, rispetto al 2012 (63.538 avviati), del 9,4% e 93.373 avviamenti (numero dei rapporti di lavoro dipendente instaurati nell’anno), con una diminuzione, rispetto al 2012 (106.759 avviamenti), del 12,5%; in termini di variazioni percentuali annue, trattasi di flessioni assai rilevanti, che risultano essere le più elevate dall’avvento della crisi nel 2009. Il settore del turismo, inteso come alberghi, ristoranti e pubblici esercizi, raccoglie il 50,8% degli avviamenti, e ciò conferma la forte propensione a questo settore dell’economia riminese;
Un occhio alla cassa integrazione. Nel 2013 l’utilizzo complessivo della Cassa Integrazione Guadagni (Ordinaria, Straordinaria e in Deroga) diminuisce, rispetto al 2012, dell’1,6%, passando da 9.186.908 ore autorizzate del 2012 a 9.037.647 ore autorizzate del 2013; nel dettaglio: diminuisce la CIG Ordinaria del 24,7% (da 1.193.355 ore del 2012 a 899.063 ore del 2013); diminuisce la CIG Straordinaria del 15,2% (da 4.483.951 ore del 2012 a 3.803.594 ore del 2013); aumenta la CIG in Deroga del 23,5% (da 3.509.602 ore del 2012 a 4.334.990 ore del 2013). Il “settore” che maggiormente ha risentito del ricorso alle tre tipologie di CIG è stato quello industriale (compreso l’artigianato) con oltre 5,9 milioni di ore autorizzate, al cui interno si evidenziano quello della meccanica, con più di 2,7 milioni di ore, e quello del legno, con più di 1 milione di ore; a seguire il commercio, con oltre 1,6 milioni di ore autorizzate, e l’edilizia, con oltre 1,4 milioni di ore autorizzate.
Altro dato che fotografa l’andamento dell’occupazione è rappresentato dai lavoratori iscritti nelle liste di mobilità che nel 2013 sono risultati 729 (dato provvisorio), rispetto ai 476 iscritti nel 2012, con una variazione percentuale del +53,2%. Questo dato conferma le persistenti difficoltà in cui versano molte imprese del territorio, in quanto i licenziamenti rappresentano spesso l’esito conclusivo di crisi aziendali iniziate negli anni precedenti per le quali il ricorso alla Cassa Integrazione non è riuscito ad evitare una riduzione del personale o addirittura il fallimento dell’impresa. Lavoratori che non sono in alcun modo riassobiti dal sistema. Il 70,4% dei lavoratori iscritti alla mobilità durante il 2013 non ha più avuto avviamenti alle dipendenze mentre solo il 29,6% è riuscito a farsi assumere (di questi, il 20,1% è rimasto occupato sino alla fine del 2013 e il 9,5% ha concluso il rapporto di lavoro entro il mese di dicembre). Da tali dati emergono, quindi, tutte le difficoltà di reinserimento professionale dei lavoratori licenziati (situazione, tra l’altro, in peggioramento rispetto al 2012).
Il tasso di occupazione in provincia di Rimini si è attestato al 60,6% (era al 63,7% nel 2012), con valori più alti riguardo al genere maschile (71,5%) e più bassi per il genere femminile (50,0%). Nel confronto regionale e nazionale, il nostro territorio ha valori inferiori a quelli dell’Emilia-Romagna (66,3%) e superiori a quelli dell’Italia (55,6%). Riguardo invece al tasso di disoccupazione, in provincia di Rimini questo si è attestato all’11,5% (era al 9,8% nel 2012), con valori più bassi per i maschi (8,3%) e più alti per le femmine (15,6%); nel confronto regionale e nazionale, il nostro territorio ha valori superiori a quelli dell’Emilia-Romagna (8,5%) e inferiori a quelli dell’Italia (12,2%).
Preoccupante è la situazione riguardo ai giovani, con un tasso di disoccupazione che arriva in provincia di Rimini al 25,0% nella fascia di età 15-29 anni (22,5% maschile e 27,9% femminile) e addirittura al 30,0% nella fascia di età 15-24 anni (27,5% maschile e 33,8% femminile). Ciò che fa maggiormente riflettere è l’impennata che si è avuta in tali tassi in provincia negli ultimi anni: infatti, il tasso di disoccupazione giovanile è notevolmente cresciuto, sia con riferimento alla classe 15-29 anni (dall’11,8% nel 2011, al 15,8% nel 2012, al 25,0% nel 2013) sia con riferimento alla classe 15-24 anni (dal 15,5% nel 2011, al 20,5% nel 2012, al 30,0% nel 2013).
Dati positivi per il commercio con l’estero. In provincia di Rimini, infatti nel 2013 i dati relativi all’export fanno segnare rispetto al 2012, un incremento dello 0,3%, seppur lieve, (da 1.853.095.628 euro del 2012 a 1.858.399.424 euro del 2013) mentre l’import, sempre rispetto all’anno precedente, rimane sostanzialmente stabile (da 668.530.596 euro del 2012 a 668.677.597 euro del 2013). Il saldo della bilancia commerciale, ampiamente positivo, risulta essere del +1.189.721.827 euro. I principali prodotti oggetto di esportazione sono gli articoli di abbigliamento, escluso l’abbigliamento in pelliccia (28,6% sul totale), le macchine per la formatura dei metalli e altre macchine utensili (11,9%), navi e imbarcazioni (10,1%), altre macchine di impiego generale (forni e bruciatori, sistemi di riscaldamento e refrigerazione, macchine e attrezzature per ufficio escl. computer, macchine di sollevamento e movimentazione) (6,6%), articoli di maglieria (3,7%). Quanto alle aree geografiche, il 66,6% del totale ha come sbocco l’Europa (47,0% i Paesi dell’Unione Europea, 19,6% gli Altri Paesi europei), il 16,4% l’Asia e il 12,8% l’America; in termini di singolo Paese invece, i principali sono la Russia (verso cui si concentra l’11,9% del totale dell’export), la Francia (il 9,0%) gli Stati Uniti (il 7,1%), la Germania (il 6,6%), il Kazakistan (il 4,1%), il Regno Unito (il 4,0%) e la Spagna (il 3,5%).
Per ciò che riguarda le imprese attive al 31 dicembre 2013 sono risultate essere 35.521, contro le 35.781 del 31 dicembre 2012, con un decremento dello 0,7%, meglio del dato regionale (-1,4%) e nazionale (-1,0%). Le imprese individuali, pur costituendo la forma giuridica principale del territorio riminese (19.366 unità, il 54,5% sul totale delle imprese), rappresentano anche quelle che maggiormente risentono della crisi, con un calo, rispetto al 31/12/12, del 2,2%; le difficoltà di questa tipologia di impresa rispetto alla forma societaria sono rappresentate soprattutto dalla scarsa capacità di stare o di riposizionarsi sul mercato e dalla stretta dipendenza dal credito bancario, a cui si aggiungono la scarsa o nulla propensione all’innovazione e la non competitività sul mercato estero. Aumentano, invece, sia le società di capitale (5.840 unità, il 16,4% del totale delle imprese), dell’1,2%, sia soprattutto le altre forme (cooperative, consorzi e associazioni) (774 unità, il 2,2% del totale), del 14,5%, mentre le società di persone (9.541 unità, il 26,9% del totale) rimangono sostanzialmente stabili (+0,1% sull’anno precedente).
Per ciò che concerne le iscrizioni e cessazioni di impresa, nell’anno 2013, in provincia di Rimini, le cessazioni, con 3.034 unità, hanno superato le iscrizioni, arrivate a 2.905 unità, determinando un saldo nati-mortalità delle imprese negativo (-129 imprese). I settori con un saldo maggiormente negativo sono risultati il Commercio, cioè il principale settore economico provinciale con 9.361 imprese attive (26,4% sul totale) (704 iscrizioni e 925 cessazioni: -221 imprese), i Servizi di alloggio e ristorazione (226 iscrizioni e 402 cessazioni: -176 imprese), l’Agricoltura (59 iscrizioni e 223 cessazioni: -164 imprese), le Costruzioni (387 iscrizioni e 531 cessazioni: -144 imprese), i Trasporti (25 iscrizioni e 77 cessazioni: -52 imprese), l’Industria Manifatturiera (129 iscrizioni e 174 cessazioni: -45 imprese), e le Attività professionali, scientifiche e tecniche (87 iscrizioni e 127 cessazioni: -40 imprese); gli unici settori con un saldo positivo sono stati i Servizi finanziari e assicurativi (60 iscrizioni e 45 cessazioni: +15 imprese) e Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese (91 iscrizioni e 90 cessazioni: +1 impresa).
Negli scenari previsionali, aggiornati a febbraio scorso ed elaborati da Prometeia (Scenari per le economie locali) e da Unioncamere Emilia-Romagna – Prometeia (Scenario economico provinciale), tra il 2014 e il 2016 il tasso medio annuo di crescita del valore aggiunto in provincia di Rimini sarà del +1,1%, inferiore al valore atteso medio annuo del +1,5% per l’Emilia-Romagna e del +1,3% per l’Italia. A livello provinciale, la crescita investirà tutti i macrosettori; quello che ne beneficerà maggiormente sarà quello costituito dai ‘servizi’, con un tasso medio annuo del +1,2%, a cui seguiranno l’’industria in senso stretto (+0,7%), l’agricoltura e le costruzioni (+0,4% per ciascuno dei due macrosettori).
Tra il 2014 e il 2016 l’export aumenterà in provincia di Rimini in misura media annua del 3,2%, presentando però una crescita inferiore rispetto al trend regionale (+4,2%) e nazionale (+4,4%). La propensione all’export (export/valore aggiunto x 100), in provincia, crescerà leggermente (dal 21,4% nel 2013 al 22,8% nel 2016), in misura decisamente minore rispetto all’incremento che si avrà in Emilia-Romagna (dal 39,4% nel 2013 al 42,6% nel 2016) ed in Italia (dal 27,2% nel 2013 al 29,8% nel 2016).
Nel mercato del lavoro riminese si evidenzierà, tra il 2014 ed il 2016, una minima crescita delle unità di lavoro, quantificabile in un +0,4% medio annuo, variazione inferiore a quella che si registrerà sia in ambito regionale (+0,8%) che in ambito nazionale (+0,6%). Nel 2016, inoltre, in provincia di Rimini si attende un tasso di disoccupazione (persone in cerca di occupazione/forze lavoro x 100) pari al 10,1% (in diminuzione rispetto all’11,5% del 2013), valore superiore a quello che ci si aspetta per l’Emilia-Romagna (6,9%) e inferiore a quello che si avrà in Italia (11,6%).
In sostanza, negli ultimi mesi del 2013 sono emersi a Rimini, in Emilia Romagna e in Italia timidi segnali di miglioramento che aprono la strada alla ripresa. Le incertezze che tuttavia gravano sia sullo scenario internazionale che su quello italiano portano ad essere molto cauti nel delineare l’evoluzione dell’economia riminese, come anche di quella regionale, per il triennio 2014-2016. Il recupero, infatti, sarà graduale, con un biennio 2015-2016 che andrà meglio rispetto al 2014, coinvolgerà alcuni settori prima di altri e continuerà a mostrare un impatto ancora relativamente debole sull’occupazione, con il relativo tasso di disoccupazione che sarà ancora in crescita nell’anno in corso, e inizierà a calare solo a partire dal 2015.
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