Novanta giorni in cui darci sotto. Lo ha scritto Riziero Santi, il segretario provinciale dei Ds, sul sito del partito. Darci sotto in vista delle elezioni. Ovviamente, come sempre avviene in questi casi, su due piani paralleli. Quello ufficiale, dell’impegno nella costruzione dei programmi, e quello ufficioso, o sotterraneo, che è il gioco delle candidature. O delle poltrone, a voler essere più maligni. E sul Cencelli alla riminese ce ne sono da sistemare parecchie, ma sempre troppo poche.
Le prime elezioni in ordine di tempo sono le Politiche, per le quali, con la nuova legge elettorale, il compito è solo apparentemente più semplice. E’ infatti il regionale che individua delle liste chiuse per il proporzionale, nelle quali chi sta sopra ha più possibilità di essere eletto. Ragion per cui se un territorio mette più uomini “in alto” avrà (verosimilmente) più rappresentanti a Roma, e viceversa.
A Rimini sono tutti consapevoli che è quasi impossibile bissare il risultato di quattro rappresentanti della provincia: due deputati di centro-sinistra, così come un senatore, e un altro senatore di centro-destra. L’obiettivo è un deputato e un senatore (di centro-sinistra). Ma anche per ottenere questo bisogna fare i conti con Bologna. Ed è ovvio che per quei conti si ha più forza se ci si presenta, come territorio, con voce univoca. Cosa sulla quale Rimini non è mai stato un granchè. E infatti anche adesso non vi è ancora certezza sul nome principale da proporre. Tra i Ds gira da un bel po’ quello di Giuseppe Chicchi, uno che di politica si intende, e ancora una mente assai lucida. Ma non sarà semplicissimo. L’uscente, Sergio Gambini, a dispetto di quanto dice, gradirebbe eccome un terzo mandato, anche perché, in caso di vittoria (probabile nonostante tutto) del centro-sinistra, quello sarebbe il trampolino di lancio per un sottosegretariato, magari al turismo, tema sul quale è già stato relatore della legge quadro in Senato. Ma c’è anche un altro uscente, e di peso: Sergio Zavoli. Non che abbia brillato nell’attivismo per Rimini, in questi cinque anni, ma si dice che abbia fatto una cosa ugualmente importante, che abbia preso la tessera dei Ds di Rimini. Come farà Santi a dire che una simile risorsa per le mani è più dannosa che utile? Senza contare, infine, che i riminesi a Bologna son visti peggio di un gatto attaccato ai cosiddetti. La storia dell’assessore regionale insegna.
Su questa non facile partita si innesta quella delle candidature per le comunali di Rimini. Ormai Ravaioli dovrebbe essere praticamente a posto, anche il suo acerrimo nemico interno, Ermanno Vichi, pare essersi arreso, probabilmente dopo aver ottenuto la sicurezza di una sistemazione nonostante la grande difficoltà ad essere eletto in uno dei seggi parlamentari che, prima del neo-proporzionale parevano (appunto) più numerosi. Ma ora ci si mettono altri alleati.
I Comunisti Italiani non da ora esprimono dubbi, specie sulla politica urbanistica. A loro si affiancano adesso i Verdi, che non ne possono più dell’ambiente che passa in second’ordine mentre l’urbanistica sta sempre sopra. Ragion per cui hanno iniziato una consultazione interna. Vi sono i “rivoluzionari”, capeggiati da Luigino Garattoni, che non se la sentono di andare avanti nella continuità. E stanno pensando ad una lista Arcobaleno, sul modello di quella che ha ben figurato a Cattolica nel ’99 , con Comunisti Italiani, Italia dei Valori, cittadini e magari movimenti e liste civiche (senza Rifondazione).
Lo Sdi, affiancato dall’ex diessino (fortissimo a nord) Massimo Lugaresi, sono al lavoro, e cavalcherà a sua volta lo scontento urbanistico soprattutto nelle ali (settentrionale e meridionale) della città. Quindi la lista capeggiata da Renato Capacci, i Riformisti (beffardamente definiti ritornisti dai Ds), con molti personaggi noti, anche se non proprio popolarissimi, in città. Insomma, lo scenario di un centro-sinistra frammentato in tre al primo turno, non è poi così fuori dal mondo: Ds, Margherita e probabilmente Rifondazione da subito con Ravaioli, Verdi e forse Lista Arcobaleno per conto loro, così come lo Sdi.
Sicchè Ravaioli, in caso di non elezione al primo turno, dovrebbe fare i conti con tre soggetti, comprendendo anche i Riformisti. E non sarebbe cosa facile. Anche se, va detto, non è che nel centro-destra si ammazzino per lastricargli la strada di ostacoli. Il coordinatore provinciale di FI, Giuliano Giulianini, è assai preso dalle problematiche della Provincia, in cui è consigliere. Marco Lombardi è assorbito a Bologna. Insomma nomi credibili non sono ancora emersi. L’attesa potrebbe derivare dal fatto che, si attende di conoscere, appunto, gli assetti degli avversari, ma qualche dubbio che ci sia anche un po’ di difficoltà è legittimo. Anche perché con An, come da sempre, i rapporti non è che siano idilliaci. Con chi stringerli, tra l’altro? Col presidente Gioenzo Renzi, che è anche consigliere regionale, o con lo storico Oronzo Zilli? E sulla compattezza del partito di destra al voto, al momento attuale, chi ci metterebbe la mano sul fuoco?
Insomma se Ravaioli non ride i suoi avversari potrebbero dover versare varie lacrimucce. Sullo sfondo una Rimini, e una provincia, che da tempo ormai hanno bisogno di leader che ne riscoprano l’identità, facendola valere anche fuori dai confini: a Bologna in primis e poi a Roma. Senza tanti discorsi, ma con fatti concreti e programmi. Magari, dopo aver scelto (o sistemato) i candidati, si potrà parlare anche di quelli.
di Francesco Pagnini