A chi non è capitato, almeno una volta nella vita, di trovarsi in condizioni di emergenza nella necessità di chiamare il 118?Direttamente o indirettamente, più o meno ciascuno di noi ha fatto questa esperienza, molto spesso in preda al panico e alla comprensibile agitazione del momento. Ma come funziona esattamente il 118? Come utilizzarlo al meglio, ottimizzandone il servizio di alto valore sociale che lo caratterizza? Quali le informazioni che devono essere fornite agli operatori?
Se ne è parlato su Teleromagna all’interno dello “Speciale Salute”, a cura dell’Ufficio Pubbliche Relazioni e Comunicazione dell’Azienda USL di Cesena, un format basato su puntate monografiche dedicate all’approfondimento sanitario per far conoscere il volto degli operatori e scoprire il funzionamento dei reparti di degenza, i percorsi di cura e gli ambulatori, attraverso interviste ai professionisti e testimonianze di pazienti. Nel dibattito, a cui hanno preso parte Alfio Gamberini, direttore della Centrale Operativa Romagna Soccorso e Giorgio Randi, coordinatore infermieristicodella Centrale romagnola, è stato ricordato che la primaria funzione del 118 è quella di recepire le chiamate di soccorso che provengono dal territorio, capire in brevissimo tempo, di solito sotto il minuto e mezzo, il problema, intercettando da dove arriva la chiamata e, mediante un’intervista telefonica, calibrando la gravità dell’intervento. E’ di fondamentale importanza infatti riuscire a trasportare chi ha necessità di soccorso nell’ospedale giusto, evitando viaggi inutili da un nosocomio all’altro.
Ma il 118 non va chiamato sempre. Su circa 116 mila interventi ogni anno in Romagna, un 20% sono successivi a chiamate per le quali non era effettivamente necessaria l’ambulanza, ma sarebbe stato sufficiente contattare il medico curante, la guardia medica o la guardia turistica. Il 118 – è stato ricordato sul grande schermo – va chiamato soltanto quando non si è in grado di recarsi con i propri mezzi all’ospedale e solo quando l’intervento non è di lieve entità. Un’altra criticità riguarda le informazioni relative alla posizione di chi chiede il soccorso. Comunicando, per esempio, il numero civico e la via dove è avvenuto l’incidente o comunque informazioni sui punti di interesse più conosciuti nei dintorni, cercando di informare l’operatore su qual è la vera natura del problema.Il soccorso nelle aree urbane arriva entro 12 minuti nel 90% dei casi. Il tempo di risposta è determinato anche dal numero dei mezzi impegnati sul territorio nel portare a termine interventi appropriati.
La Centrale Operativa Romagna Soccorso, con sede a Ravenna e centri di emergenza territoriali dislocati a Rimini, Forlì e Cesena, organizza periodicamente attività di formazione per coordinare il soccorso in mare rivolti a bagnini e Capitaneria di Porto, veri e propri avamposti del soccorso. Ogni stabilimento balneare già da diversi anni è dotato di defibrillatore e radio digitali che consentono la comunicazione immediata con la Centrale Operativa. (L.R.)
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