Ci sono giovani e giovani. Nessuno si offenda. Ci sono quelli che hanno già la pappa pronta (non pochi a Rimini), quelli che non sanno cosa vogliono, quelli che sono gli altri che ti devono dare un lavoro, e quelli che aspettano che ti sistemi il papà con la solita raccomandazione, eccettera eccetera. Poi ci sono quelli ci credono fino in fondo e non mollano neanche un minuto, stanno e camminano con le proprie gambe. Il nostro collaboratore, Alberto Biondi, 22 anni, è uno di questi e per lui il prossimo week end è un momento importante.
A volte la Storia con la -s maiuscola, scrive Alberto presentandoci il suo ‘evento’, non offre delle risposte soddisfacenti a tutte le domande che vorremmo rivolgerle. Purtroppo i reperti archeologici e le fonti archivistiche non potranno mai svelarci ogni piega del passato, perciò l’unico modo per valicare i limiti della ricerca storica e scoprire i giorni che furono è attraverso il racconto, il mito, la fantasia. Capire il vero attraverso il verosimile. La storia del Ponte di Tiberio accompagna Rimini da duemila anni. Eppure, sebbene di lui conosciamo moltissimo, le vicende della sua costruzione restano ancora un mistero irrisolto. Cosa accadde tra il 14 e il 21 d.C. sulle sponde del fiume Marecchia, allora chiamato Ariminus? Chi fu l’architetto del Ponte voluto da Augusto ma terminato dal figlio Tiberio?
La favola di Alberto Biondi, che a ottobre conseguirà la laurea in Lingue e Culture Straniere presso l’Università di Urbino con una tesi (in inglese) sull’uso delle metafore nei titoli di giornale, s’intitola Le Pietre di Tiberio. L’avventura di un ponte e del suo giovane capomastro (Guaraldi, 90 pagg. 8€). E’ una favola per ragazzi al quale l’editore Mario Guaraldi ha creduto decidendo di pubblicare in un libretto tascabile arricchito da nove incisioni storiche realizzate a cavallo tra Cinque e Ottocento. La collana in cui è edita la favolaè la “One book/One event”, ossia libri che vivono nello spazio di eventi organizzati contando su una diffusione a tiratura pianificata.
La favola è ambientata nell’Ariminum del I secolo d.C. e narra le vicende di Tiberio Lentigo, un giovane barbaro proveniente dalla sponda opposta del Mare Hadriaticus che naufraga sulla spiaggia della città e finisce, schiavo, nel cantiere del Ponte. Il ragazzino ha uno straordinario talento matematico e la sua abilità con i numeri gli sarà utile per diventare capomastro, inseguire l’amore per Gaia e riscattare così la sua libertà. La narrazione miscela equamente elementi storici e invenzione letteraria, personaggi di finzione e realmente esistiti, proponendosi non solo di raccontare (con ironia istrionica) la costruzione del un nostro monumento cittadino, ma anche una storia di pericolosi viaggi per mare, di ‘integrazione’ difficile, di scontro tra civiltà diverse e di amicizia. Temi che continuano a coinvolgere e interrogare anche noi moderni negli eventi più tragici della nostra attualità. L’appuntamento è nella festa dei riminesi per eccellenza, la Festa del Borgo, il prossimo fine settimana con una lettura animata aperta a tutti.
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