Il tessile è in difficoltà in tutto il mondo ma l’occupazione nel Riminese tiene. Lo racconta Claudio Palmetti, 35 anni, riccionese di origine marignanese, segretario provinciale della Cgil per il tessile ed il calzaturiero.
Le 5 aziende più importanti piantate in Valconca e Valmarecchia, Aeffe, Gilmar, Fuzzi, Interfashion (quella che una volta era la Stefanel) e Terranova né licenziano e né fanno uso di cassa integrazione fuori dalla media rispetto agli anni addietro.
Riflette Palmetti: “Al momento le aziende non vanno male anche se una certa preoccupazione c’è. Mentre in Emilia Romagna la cassa integrazione del tessile-calzaturiero è aumentata rispetto agli anni passati da noi no. Il fatto fondamentale è che le riminesi non hanno bloccato gli investimenti strategici. E’ fuori di dubbio che la crisi prima, ed acuita dopo l’11 settembre dell’anno scorso, ha creato problemi a chi esportava sul mercato americano o quelli dell’Estremo Oriente. Credo che da noi il primo punto di verifica vero saranno le collezioni primavera-estate 2003”.
Come leggere il dato nelle mani della Cgil. Una chiave è questa. Le principali aziende nostrane, con i propri addetti, sfornano i campioni e gestiscono l’amministrazione. La produzione vera viene realizzata in piccoli laboratori in Italia ed all’estero (nazioni dove la manodopera è più a buon mercato). Dunque è molto probabile che la scure della crisi si sia abbattuta all’esterno.
[b]I NUMERI[/b]
Oltre 2000 addetti
Comparto fortissimo il tessile-calzaturiero nella provincia di Rimini. Impiega circa 2.056 addetti, in massima parte teste pensanti. Ben 59 aziende vanno a vendere sui mercati internazionali per un giro d’affari, all’estero, di circa 200 milioni di euro (dati del 2000) e ricavi totali per 1.239 miliardi di lire nel 2000, con utili per 30 miliardi.
(Fonte Camera di Commercio di Rimini)