Il Cristo crocifisso è circondato agli apici laterali della croce dalla Vergine e da San Giovanni Evangelista; nell’apice alto è raffigurato il Cristo benedicente e più sotto è dipinto un pellicano che si squarcia il petto con il becco per nutrire i suoi piccoli (allegoria del Cristo che dona il suo corpo per nutrire l’umanità); ai piedi del Crocifisso sta una minuscola Maddalena dolente.
Non si conosce ancora l’autore di questo bel dipinto; confrontando tuttavia lo stile e la tecnica con altre opere coeve, la paternità va sicuramente ascritta ad un Maestro di buon livello della Scuola trecentesca riminese che presenta sicuri elementi di originalità: è raro trovare infatti in queste croci dipinte il simbolo del pellicano ed una Maddalena così minuscola. La scarsa conoscenza e valorizzazione della Scuola riminese rende inoltre incerta anche la datazione che comunque dovrebbe attestarsi intorno al 1340.
Il dipinto, già custodito all’interno di una teca di cristallo in una isolata chiesina delle campagne misanesi, venne riconosciuto quasi casualmente nell’immediato dopoguerra. La sua scoperta originò subito dispute per l’attribuzione della proprietà e scontri fra alcuni parroci che ne rivendicavano il possesso per le loro chiese. In questo triste scenario la Croce restò in deposito, anche per calmare le animosità in corso, in un edificio ecclesiastico di Rimini per ricomparire dopo circa trent’anni nella chiesa parrocchiale di Misano, sembra in seguito ad una poco nobile soluzione pecuniaria.
Queste sconcertanti dispute sulla Croce ritrovata avevano fatto dimenticare, tra l’altro, il pessimo stato di conservazione. Solo negli anni 1993 e 1994, peraltro dopo non poche difficoltà, la Banca Popolare Valconca di Morciano di Romagna provvide a sue totali spese al completo restauro e recupero dell’opera sotto la stretta direzione e sorveglianza della Sovrintendenza di Bologna; restauro che ha dato risultati eccellenti e restituito alla collettività un importante pezzo del patrimonio artistico del nostro territorio. Anche la storia del Crocifisso dell’Agina, come la Crocifissione di Montegridolfo (la Piazza marzo 2002), mi induce ad una nuova riflessione sulle vicende legate a questi sacri dipinti: in questo caso i contrasti tra alcuni sacerdoti hanno contribuito a “far sparire” di nuovo la Croce ritrovata con il rischio della sua definitiva rovina; la buona volontà di alcuni laici “mercanti di denaro” l’hanno salvata e restituita al culto dei fedeli ed all’ammirazione degli amanti dell’arte.
Carlo Tabellini