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[b]Gabicce Mare, metà anni ’50. Negozio di barbieria della famiglia Buosi. Da sinistra: Rosina, Glauco, Renato, Stefano di Gradara (aiutante). Foto Archivio C.C.P. di Cattolica[/b]
Glauco Buosi nacque a Cattolica nel 1928. Il padre Renato e lo zio Onorino (entrambi barbieri) arrivarono a Cattolica nel 1922 per una gita-vacanza di salute. Il padre aveva problemi respiratori e lo zio invalido di guerra, beneficiarono subito dell’aria salubre di mare. Si fermarono così per una stagione e in quella seguente (1923) li seguì, partendo da Copparo (Ferrara) il nonno Angelo Buosi detto ‘Barzilai’, iniziando così l’attività di barbiere a Cattolica in via del Porto, attigua all’abitazione.
Uno dei motivi che convinse la famiglia Buosi ad abbandonare il paese nativo, fu l’attività sempre più violenta delle squadracce fasciste (siamo nel 1921) capeggiate da Italo Balbo. Spinti da un forte bisogno di cambiamento, insieme al desiderio di allargare l’attività, scoprirono in Cattolica il giusto terreno fertile e ospitale. L’attività di barbieria a Cattolica si svolgeva a ritmi frenetici lavorando giorno e notte fino al 1927-28.
“Già all’età di 4-5 anni – racconta Glauco Buosi – iniziai anch’io a dare una mano, finendo sulle ginocchia di quei marinai abituali amici di mio padre, insaponandoli e preparandoli alla barba. Siamo nel 1932-33. Il nonno si dedicava anche all’attività di mediatore, dimostrando dimestichezza e cortesia con i personaggi del luogo e con il turista, indicando le case in affitto e dando informazioni di ogni genere. A proposito del nonno Angelo Buosi ‘Barzilai’, ricordo un curioso aneddoto. Alla vigilia di Natale, la sera del 1935-36 attraversando il porto canale di barca in barca per andare a Cattolica dai suoi amici all’osteria, scivolò e cadde in acqua, rimanendo così aggrappato alla corda della barca con l’acqua fino alla gola. A quell’ora di sera non c’era nessuno in giro, solamente le urla richiamarono i soccorritori che lo trassero in salvo. Così nacque il detto: ‘Oh… povar Barzilai che ag piaseva tant al vin ag toca murir int l’acqua’ (dialetto ferrarese)”.
Nel 1930 la famiglia Buosi si trasferì a Gabicce in una piccola casa costruita su un terreno situato in via De Amicis di fianco la Pensione Giuseppina.
“Nel 1932 – continua Glauco Buosi – viene aperta l’edicola da mio padre Renato e da mio zio, che ottenne la licenza in quanto invalido di guerra. Nell’edicola lavorava tutta la famiglia, da mio fratello Enrico a mia sorella Azzurra, che andava a ritirare i giornali alla stazione. L’edicola con annessa la barbieria era ubicata in piazza Matteotti. In inverno non c’era quasi nessuno che leggeva i giornali”.
Ricorda Buosi: “In quel periodo si facevano quasi delle gare che partivano dalla stazione, dopo il ritiro dei giornali provenienti con il rapido delle 11,30. Praticamente chi arrivava prima invadeva la spiaggia di Gabicce e di corsa si distribuivano i giornali ai turisti. In un secondo momento si passava a ritirare i soldi. Alle 12,30 suonava la sirena della Pensione Adriatica annunciando l’ora di pranzo e di nuovo si andava a vendere i giornali tra i tavoli dei clienti dell’albergo. Tutto questo non prima di essersi cambiato d’abito per avere una certa presenza anche nei confronti dello stesso albergatore. Infatti non si accettava qualsiasi strillone, io ero uno dei pochi, a volte si riusciva a vendere tutti i giornali. Poi c’era il giro della sera”.
Glauco Buosi: “Ricordo un aneddoto: i nostri concorrenti arruolarono Silvio Molari con la sua moto e questa venne usata nel tragitto dalla stazione alla spiaggia di Gabicce Mare. Ma nell’attraversare la’ pidagna’ la moto si fermò, non riuscendo a superare lo scalino (situato prima della passerella che si ritirava ogni volta al passaggio delle barche): la s’era inzipè sal parafang. E anche per quella volta siamo arrivati primi. In quel periodo fu ingaggiato il grande Olimpio Franchini per darci una mano. Lo ricordo in tutta la sua simpatia. C’erano persone che si fermavano proprio in quelle ore per assistere a queste gare fra strilloni per la vendita dei giornali. Per diversi inverni continuai a fare lo strillone anche a Cattolica alle dipendenze di Elvira Furegon, madre di Nando d’Fumèn che aveva l’edicola in via Cattaneo. Era una profuga veneta, vedova Rizzardo, sposata in seconde nozze con Angelo Maestri (Fumèn). Facevo il giro dei bar e negozi dei soliti lettori abbonati”.
Il racconto di Buosi continua: “Durante la guerra, che livellava tutto, era inutile avere inventive, c’era la fame. Andavo a scuola, frequentavo il primo anno di Avviamento Professionale a Cattolica, davanti al Kursaal. Dopo il primo anno, siccome la crisi era tanta, ho dovuto andare in mare imbarcandomi a bordo del ‘Te lo dirò’ dei fratelli Terenzi (i Ciprièn). Nello stesso tempo davo anche una mano nell’attività di barbiere di mio padre Renato. Nel dopoguerra il negozio si è ampliato, i giornali sono aumentati e nell’edicola furono aggiunti vari articoli quali: profumeria, cancelleria… Nella barbieria furono aggiunte anche le docce pubbliche ad acqua calda, diventando così un punto di ritrovo e riferimento per il turista e per le persone del posto. Mi viene in mente Ugolini che si fermava per ore e il negozio diventava centro di dispute, e battute di ogni genere.
Con i marinai, quando era il periodo della quindicina, della paga, questi venivano in terra, rimanendovi per un giorno o due, e tutti avevano bisogno di fare la barba e i capelli (allora non c’erano molte lamette). Le loro barbe erano dure di una settimana e per raderle bisognava darci almeno due mani di taglio. In quel periodo iniziarono a soggiornare i primi gruppi di bolognesi, milanesi, svizzeri, tedeschi. Le stagioni si erano allungate e andavano da fine aprile a fine settembre.
Nel 1946 mio padre costruì l’abitazione per la famiglia e l’attività in via Battisti a Gabicce Mare, era una buona posizione. Si lavorava bene nel dopoguerra, un po’ tutti, nascevano i primi alberghi, costruiti con le cambiali che venivano pagate grazie ad un turismo in forte crescita. L’edicola e la barbieria avevano clienti che venivano anche da Cattolica. Si lavorava molto anche d’inverno. Avevamo due-tre attività corri qui, corri là… ma poi non si arrivava dappertutto”.
In conclusione Glauco Buosi racconta l’avventura del locale Mississippi.
“Nel 1959 fu costruito dall’architetto Tausani di Riccione il Dancing Mississippi (uno dei soci era mio fratello). Vi entrai nel 1960 per dargli una mano dopo la crisi per la perdita di sua moglie. Era un locale abbastanza esclusivo, arrivavano clienti da tutte le parti, da Rimini ad Ancona. Si cominciavano a vedere le prime auto belle e lussuose. Nel 1961 fu assunto un pianista americano di colore e fu subito un successo enorme. Facemmo una stagione indimenticabile, sempre pieni fino al mattino. Poi sparì e non lo rividi più. In quel periodo il Mississippi era anche un ristorante, i clienti pranzavano e cenavano poi via per tutta la trafila della notte sotto le stelle. Quando l’accesso al locale fu chiuso al traffico, per noi fu una tragedia. Poi la scelta del turismo di massa, anzichè mantenere una clientela di un certo livello, è stata praticamente fatale per il nostro locale. La concorrenza la facevano anche gli alberghi, ristoranti e bar che organizzavano sempre più feste nei loro locali. Molti turisti in passato e ancora oggi ci vengono a trovare nel ricordo del negozio e del Mississippi. Molte coppie si sono incontrate, sono nate molte storie d’amore, abbiamo aiutato generazioni di giovani ad incontrarsi”.
Prossimamente Glauco Buosi ci racconterà dell’attività di editore del padre Renato, autore e distributore di fortunate serie di cartoline turistiche di Gabicce Mare, Gradara e Cattolica.