Non c’è albero
nè presepe
in quella casa
dai muri cadenti,
dove la povertà
vive
il proprio niente
e la solitudine
sta solo
con se stessa.
Il tocco della campana
ora morbido
ora più forte
sfiora
i tetti,
le luminarie,
gli auguri
che scivolano
lungo i vestiti.
Per le strade,
alberi brulli
sembrano gendarmi
di un sepolcro
antico,
con chiazze verdi
ferite
da foglie,
le ultime foglie,
che cadono
improvvise e veloci
come lamine di
dolore.
Grazie,
piccolo Gesù,
per quella mangiatoia
che sazia
le ansie
e ci fa liberi
dentro un bisbiglio
di voci diverse
che diventa
preghiera
mano a mano
che sale
verso la croce,
oggi stella cometa
del tuo
e del nostro
cammino.
Grazie,
piccolo uomo,
per questo Natale
di Resurrezione.