Patrizia Mascarucci, 51 anni, assistente di polizia penitenziaria, “cattolichina per affetto” – come ama definirsi – anche se risiede a Gradara, ha pubblicato il libro “Nè mortale nè immortale – Vincenzo Cecchini – Intervista a più voci”- Edizioni Il Ponte Vecchio di Cesena. Non è nuova al genere dell’intervista, infatti ha già pubblicato un volume sul poeta di Santarcangelo Raffaello Baldini, e per alcuni anni ha utilizzato i microfoni di Radio Pesaro Centrale.
Vincenzo Cecchini, un cattolichino verace, pittore e poeta, incarna completamente la figura controversa e un po’ mitica, dell’artista. Il libro non tratta solo la sua attività artistica, ma anche della vita stessa nel suo evolversi: l’infanzia, la famiglia, l’amore per Mara, i rapporti con le figlie, l’insegnamento, le difficoltà, l’esperienza fuori dalla Romagna e l’affetto per Cattolica. E poi l’approccio artistico: “Per Vincenzo l’arte è vita, l’opera in sè non ha senso, solo nel gesto che trascende l’opera si unificano vita e arte, un’arte pura che supera la quotidianità del vivere”.
Nella presentazione del libro Annamaria Bernucci scrive: “Ci sono luoghi della provincia che non riescono ad assorbire personalità erratiche e ingombranti, salvo poi, per reciproco incantamento, accoglierle sotto il segno delle comuni radici. E’ un po’ ciò che trapela dalla personale avventura umana e intellettuale di Vincenzo Cecchini, il quale coartato amorevolmente da Patrizia Mascarucci in questa intervista a più voci, realizzata in momenti diversi nell’arco di un biennio, si mette in gioco; e alzando la posta trascina con sè la soggettività filtrante della sua interlocutrice.
Il racconto biografico che si snoda non si sostituisce alla vita, nè tanto meno ne diventa l’originale, è la vita stessa che scorre. Non è fiction, anche quando l’autrice cede alla tentazione referenziale di annotare e organizzare i materiali del racconto. Cecchini, l’artista e il poeta, si è dunque appassionato all’archivio di se stesso, e suo malgrado, la sua anima ha sistemato la raccolta di ‘memorabilia’, anche se i ricordi non si lasciano imprigionare facilmente. La sfrontatezza divertita che gronda in molta parte dell’intervista – intervallata dalla musicalità fulminante delle sue poesie in dialetto – è innescata dall’atto stesso del ricordo, che non senza fatica e non senza ritrosia, l’intervistatrice fa scattare. Cecchini segue allora idealmente, e non senza peccato d’orgoglio, l’intima ‘planimetria’ del proprio personale tragitto”. Per chi lo conosce bene, sa che Vincenzo Cecchini non si lascia catalogare e imbrigliare in nessuna definizione, anche in quella più lusinghiera. Lui sta al piacevole gioco, in maniera gigionesca se ne compiace anche, ma soprattutto si diverte. Vincenzo Cecchini, si rende inafferrabile a tutti… forse anche a se stesso. (E.C.)