[b]La martire Lucia[/b]
Siracusana, nobile, nasce nel 283 dopo Cristo. Si promette sposa al Signore. Il fidanzato la denuncia come cristiana. Il martirio. Il culto fu portato dai ravennati
– La vita di Santa Lucia corre tra storia e leggenda. Secondo la leggenda le furono strappati gli occhi; secondo la storia invece è un fatto legato al proprio nome.
Ma andiamola a vedere la vita di un culto antichissimo. Lucia sarebbe nata a Siracusa nel 283 dopo Cristo. Appartiene ad un’importante famiglia della sua città. Nobile, come si conviene, è promessa sposa ad un uomo del suo rango, Timbrione. Dietro la conversione c’è la madre. Questa si ammala e insieme alla figlia va a pregare sulla tomba di Sant’Agata a Catania. Riceve la grazia, guarisce.
Lucia promette la propria vita al Signore. Il fidanzato le denuncia come cristiana al governatore della Sicilia, Pascasio. Imprigionata, viene condannata alla prostituzione: Deve essere portata in un bordello.
I carcerieri, però, non riescono a rimuoverla dalla sua cella. E’ inviolabile. Lucia muore nel 304, dopo lunghe sofferenze in carcere. E’ la protettrice di chi soffre di vista. In Inghilterra prima della riforma durante il suo giorno di festa era proibito compiere qualsiasi tipo di lavoro. Le sue reliquie sono conservate a Venezia. Siracusa ne ha sempre reclamato le spoglie, ma inutilmente. Si festeggia il 13 dicembre.
– Il culto di Santa Lucia venne portato a San Giovanni in Marignano dai monaci benedettini ravennati. Il potentissimo arcivescovado romagnolo aveva molti possedimenti sparsi per l’Italia. Alcuni di questi si trovavano a Siracusa, la città della santa. I monaci, con i coloni, costruirono le prime abitazioni di quella che oggi è l’abitato di San Giovanni.
Non si sa con esattezza l’inizio del culto. Gli storici lo datano attorno al 1000. Fino al 1805 la festa e la fiera di Santa Lucia si svolgevano presso la chiesa del Moscolo, di cui si hanno notizie storiche fin dal 1333. Oggi, appartiene ai privati.
La chiesa di Santa Lucia di piazza Silvagni ha una lunga storia. Prima di essere intitolata alla santa si chiamava: Santa Maria Fuori le Mura, Beata Vergine delle Grazie, della Scuola, Santa Maria Nuova. L’attuale edificio venne ricostruito nel 1786 grazie al lascito di Giulio Antonio Silvagni.
[b]”Dobbiamo caratterizzarci”[/b]
Lo afferma Daniele Morelli, assessore
– Dalla fiera del bestiame alla fiera del torrone (senza dimenticare le candele per la santa e la sua riflessione). L’amministrazione marignanese tenta il grande salto con la millenaria Fiera di Santa Lucia. Lo argomenta Daniele Morelli, assessore al Commercio: “L’intento di questa amministrazione è dare una personalità eno-gastronomica alla fiera, legandoci alla tradizione. E riflettendo ci siamo detti: perché non battere la strada del torrone? Almeno due le ragioni.
La prima. Sono almeno una ventina i torronai che ogni anno vengono a San Giovanni, presentando agli avventori una bella scelta.
La seconda. In tutt’Italia le manifestazioni legate all’eccellenza dei prodotti agricolo-artigianali stanno riscuotendo molto successo, si veda il cioccolato a Perugia e Torino, ad esempio. Ecco, noi come amministrazione comunale vorremmo fare la stessa cosa ma puntando sul torrone. Sappiamo che sarebbe molto bello offrire a riminesi e pesaresi un appuntamento pre-natalizio col torrone e la candela di Santa Lucia”.