Magari fosse così. I fatti. Cinzia Tura, assessore al Turismo, è stata attaccata su ogni fronte: opposizione, maggioranza, neutrali, riservisti, da quelli senza idee. Le hanno puntato il dito e detto: “Colpa tua se a Riccione durante questi 15 giorni di feste natalizie non si è visto nessuno”. Sarebbe troppo bello per essere. La si manda a casa, si prende un altra persona al suo posto e via i turisti ritornano e Riccione ridiventa il luogo che fa tendenza.
Invece, la crisi di Riccione non è solo riccionese ed arriva anche da troppo lontano.
Primo punto. C’è un problema di crisi economica generale. I consumatori, turisti compresi, aspettano gli eventi. Non hanno l’animo per spendere. Hanno paura del peggio, dunque riflettono. E questo stato mentale fa ristagnare i consumi, soprattutto gli inutili, il superfluo, come andare in ferie, trascorrere un fine settimana a Riccione, comperarsi una cravatta o un paio di scarpe a punta. Ma i riccionesi andrebbero in vacanza a Riccione?
A questo stato si innesta la politica del turismo di Riccione, della provincia di Rimini, della regione Emilia Romagna e dell’Italia. Il Comune di Riccione, con le associazioni di categoria, può fare la voce grossa solo con se stessa. Non ha la forza per incidere sulle scelte né di Rimini (altrimenti la fiera non l’avrebbero costruita a Rimini Nord e il palazzo dei congressi provinciale lo tirerebbero su nella zona del Marano), né di Bologna, né di Roma.
Questa crisi natalizia arriva da lontano e per invertirla non basta cambiare la Tura e neppure un anno. Ci vogliono più teste ad elaborare la strategia, su cui lavorare più anni. Dunque: dove e come ci deve andare Riccione?
Il sindaco Terzo Pierani aveva puntato prima sui saccopelisti e poi sui rampanti, per il turismo riccionese. E fu anche l’artefice di viale Ceccarini isola pedonale. Non proprio una banalità.
Il successore, Massimo Masini, invece, si rivolse agli eventi televisivi. Agli spot. All’effimero.
Il sindaco Imola ancora non si è caratterizzato. Riccione Channel è solo uno sfizio e non potrà mai essere l’artefice di una svolta.
Bisognerebbe ripartire da una commissione aperta a chi ha dimostrato sul campo di saper fare. Un nome? Oscar Del Bianco. Ma anche con tutti gli ingredienti ce n’è uno che sfugge: la fortuna. Non si sa il perché ma il successo c’è. Machiavelli disse nel 1500 che la fortuna rappresenta il 50 per cento del successo.