– La rotonda non è un oggetto sconosciuto per gli abitanti della provincia di Rimini, basti pensare a quella sul lungomare di Rimini, di fronte al Grand Hotel, che esiste dagli anni ’50.
Da qualche anno a questa parte assistiamo al proliferare di rotonde negli ambiti più diversi, mi riferisco ad esempio alla sequenza di quelle esistenti ed in previsione sulla Statale 16, da Cattolica a Bellaria (circa 25 su un tratto di 30 chilometri circa), di quelle in contesti extraurbani e soprattutto di quelle sorte in centro storico.
In contesti extraurbani e soprattutto poco trafficati la rotatoria può essere una soluzione per fluidificare la circolazione e contemporaneamente dare una sorta di ordine al traffico, ma non dovrebbe essere adottata come semplice rallentatore in quanto credo sia molto più efficace, e soprattutto meno dispendioso, educare gli automobilisti al rispetto le norme di circolazione ed alle limitazioni di velocità vigenti.
Il contesto urbano è profondamente diverso: nelle nostre città circolano pedoni, ciclisti motorini, moto, automobili, mezzi pubblici, mezzi pesanti, senza dimenticare i disabili ed i diversamente abili. Tutti dovrebbero potersi muovere in sicurezza e tranquillità.
La realizzazione di una rotatoria necessita di una superficie stradale superiore rispetto ad un incrocio o ad un semaforo, a discapito dello spazio dei marciapiedi e delle aree pedonali in genere.
Diventa quindi pericoloso l’attraversamento da parte dei motorini, moto, biciclette e pedoni perché introduce una logica di circolazione continua, di tipo extraurbano e prioritaria per gli autoveicoli.
In città i pedoni dovrebbero poter circolare in condizioni di sicurezza, e le priorità di realizzazione dovrebbero essere marciapiedi e aree pedonali in genere gradevoli, sicure e funzionali.
Inoltre l’utilizzo di rotonde comporta l’introduzione di un linguaggio formale che poco ha a che vedere con la logica di costruzione di un tessuto storico: le nostre città e le nostre campagne sono frutto di interventi stratificati nella storia ed hanno perciò un carattere qualitativo di un certo livello. Sarebbe quindi auspicabile che gli interventi in questi contesti partissero da presupposti che prendono in considerazione non solo il parametro della funzionalità ma anche quello del rispetto del linguaggio del luogo.
Le ragioni funzionali di scorrimento del traffico sono senza dubbio importanti, ma non dovrebbero essere prioritarie nelle scelte delle sistemazioni urbane e stradali: dovrebbero essere valutate come una delle possibili variabili condizionanti le scelte future.
Marialuisa Cipriani
e Claudia Morri
(architetti del paesaggio)