di MILENA ZICCHETTI
E’ sicuramente capitato a molti di trovarsi in un paese straniero e voler mangiare qualche specialità culinaria locale, ma non sapere dove andare. Quella di assaggiare i piatti tipici della tradizione è una delle cose più belle del viaggiare, ma purtroppo il rischio di incappare in fregature o in locali “spenna-turisti” è sempre in agguato. Una soluzione ci sarebbe: l’Home Restaurant. Come suggerisce il termine stesso, dei veri e propri ristoranti aperti nelle case di privati. Nel turbinio delle nuove tendenze riguardanti il food, l’Home Restaurant, diffuso già da diversi anni nelle principali capitali europee, soprattutto Londra, Parigi e Barcellona, è arrivato anche in Italia. Il fenomeno piace davvero ed è in forte espansione, tanto che, anche sul web, esistono delle vere e proprie piattaforme dedicate, attraverso le quali ci si può proporre come padroni di casa o effettuare una prenotazione e partecipare alla spesa. Una soluzione ottimale, questa, per provare una cucina tipica, più autentica e genuina, di un luogo, oltre alla possibilità di conoscere altre persone, culture, modi di vivere. Una esperienza a 360 gradi che diventa non solo utile per i viaggiatori, ma anche per le famiglie ospitanti, che si mettono alla prova e integrano il proprio reddito. Come?
I padroni di casa si trasformano in chef: basta avere una cucina, un po’ di spazio per ospitare e tanta passione per la preparazione di manicaretti. Quindi, il passo successivo è quello di creare un account sull’apposito sito della community in cui ci si presenta, si specifica ciò che si vuole offrire ai propri commensali e il prezzo. Se si è ospiti invece, basta collegarsi a uno degli appositi siti di riferimento, scegliere il luogo e il tipo di cucina, contribuire alla spesa e si va a cena direttamente a casa dello “chef”.
Tra i vari portali che si trovano on line, nazionali e internazionali, ce n’è uno in particolare che ha catturato la mia attenzione. Si tratta dell’associazione no-profit Le Cesarine che è da tempo addirittura patrocinato dal Ministero delle Politiche Agricole, da diverse regioni italiane e in collaborazione con l’Università di Bologna. Il suo scopo è quello di “valorizzare e diffondere la cultura del cibo tradizionale, intrecciata con la cultura del prodotto tipico e del territorio”. Qui, tra le varie “Cesarine” d’Italia, che aprono la loro casa per offrire piatti tipici della loro tradizione, troviamo anche due riminesi. Una è Donatella, che riceve e coccola i commensali nella sua casa sulle prime colline di Misano. Per lei, ex cuoca di una pensione, la cucina è diventata col tempo una vera passione. E poi c’è Manuela di Vallecchio di Montescudo, decoratrice ed insegnante, anche lei con una grande passione per la cucina, che considera un’espressione della creatività.
Ogni casa può quindi diventare un luogo dove condividere cibo e compagnia. C’è chi lo fa per socializzare, chi perché ha la passione per i fornelli e vuole condividerla con i turisti e chi invece, come detto, lo vede come una possibilità di integrare il proprio reddito. Vediamo brevemente come. Da un punto di vista burocratico, visto che il tutto si svolge all’interno delle quattro mura domestiche, l’Home Restaurant non è classificato come attività commerciale. Non è pertanto necessaria la partita Iva, essendo una attività lavorativa occasionale, purché si rimanga entro un limite massimo di “guadagno” di 5mila euro lordi annui. Non serve inoltre nemmeno alcuna autorizzazione sanitaria, perché altro non si tratta che di un semplice invito a cena, anche se tra sconosciuti.
Sono sempre più le persone che, nei loro viaggi, sono alla ricerca di autenticità e possibilità di entrare in contatto con le realtà locali, perché è proprio l’esperienza autentica ciò che fa la differenza. E l’Home Restaurant è sicuramente un buon compromesso! Se anche voi siete alla ricerca di esperienze di questo genere, ecco i principali portali in cui dare una sbirciatina: EatWith, Bookalokal, PeopleCooks, Gnammo, CeneRomane e il già menzionato HomeFood.