dove un padre pakistano ha sgozzato la ventenne figlia Hina Saleem per la semplice ragione che la ragazza, come tante sue coetanee, si era italianizzata: rifiutava il matrimonio combinato preparatole dalla famiglia, vestiva come le ragazze di Brescia, aveva un fidanzato bresciano e ci andava a letto.
L’orribile delitto aveva luogo negli stessi giorni in cui il governo Prodi decideva di concedere agli extracomunitari, e a migliaia di loro bambini, la cittadinanza italiana dopo cinque anni di permanenza nel nostro paese. Apriti cielo! Ecco le Cassandre xenofobe gridare allo scandalo, come se l’islam avesse a che fare con l’omicidio di Brescia. Non è così.
Recentemente un giovane siciliano cattolico è corso dalla Calabria in Sicilia ad ammazzare la sorella, solo perché conviveva con un uomo che non era suo marito. Dovremmo quindi condannare per questo il cattolicesimo? Abbiamo dimenticato i “divorzi all’italiana” “celebrati” (si fa per dire) in base alle norme che fino al 1981 stabilivano pene assai miti per il “delitto d’onore”?
Occorre capovolgere tutto il ragionamento, tenendo presente che purtroppo ogni causa di incivilimento e di progresso è sempre costata il sangue di un martire. Non è forse Hina Saleem la martire della causa dell’emancipazione della donna extracomunitaria venuta a vivere e a procreare in Italia? Bene ha fatto Prodi, del cui governo non fanno parte gli xenofobi tanto influenti nel precedente ministero, a mantenere il progetto quinquennale del suo governo: il caso di Brescia ha fatto emergere la realtà di migliaia di donne immigrate della seconda generazione, che hanno abbracciato i modi di vita occidentali e intendono integrarsi, ma corrono grandi rischi ed hanno bisogno di protezione. Appare evidente che l’integrazione degli extracomunitari ha nell’emancipazione femminile la sua strada maestra.
Intanto il presidente sardo Soru ha introdotto una tassa da 1000 (per imbarcazioni da 14 a 16 metri all’attracco nell’isola) a 10.000 euro (oltre 30 metri di lunghezza) per i supermiliardari che sbarcano in Sardegna (a Porto Cervo una bottiglia dello champagne Cristal Matusalem costa 16.500 euro), a beneficio delle esigenze sociali e di welfare della sua regione. I signori proprietari di lussuosissimi yacht non si sono peritati a protestare contro questa ennesima provocazione del centro-sinistra! Al contrario, a me piacerebbe vedere adottata dal Comune della mia Cattolica una misura analoga nella nuova bellissima darsena. A beneficio di una politica di intervento in favore delle fasce più deboli della popolazione, che richiede naturalmente il risanamento delle finanze comunali.
di Alessandro Roveri Professore di Storia contemporanea all’Università di Ferrara