– E’ il Mozart della cucina; a 10 anni dice ai genitori: “Babbo voglio fare il cuoco”. Gli dicono: “Puoi fare quello che vuoi; ricordati che è molto duro stare ai fornelli”. Lo zio medico invece cerca di dissuaderlo e portarlo al suo mestiere: il liceo, la medicina. A pronunciare quella frase fatidica è un bambino di 10 anni, Giacomo Amicucci.
Finisce le medie si iscrive all’istituto alberghiero Santa Marta di Pesaro. D’estate fa esperienza a Riccione (“Conchiglie”, “Poker”), Cattolica (“Poker”).
Dopo il diploma, si iscrive alla Scuola internazionale di alta cucina italiana a Colorno (Parma), a Palazzo Farnese. La dirige uno dei grandi della cucina mondiale, Gualtiero Marchesi. A numero chiuso, il gradarese è uno dei trenta ad entrare su 500 domande.
Nell’anno di corso si sono avvicendati professori di rango internazionale; lo scorso 22 luglio si è diplomato, a 19 anni. Con 65/70, è il secondo del suo corso. Al Mozart della cucina gli si spalanca davanti un futuro di successi. E’ suo intenzione percorrere le tappe della grande ristorazione, gradino dopo gradino.
La passione per la cucina gliel’ha trasmessa la nonna Tina. Con lei si è sempre divertito ad impastare la piadina, la crescia (la famiglia è originaria di Fermignano). Molto probabilmente dal babbo Loris è giunto il tocco dell’artista, della creatività. Il genitore è un pianista raffinato; con un amore per l’Hammond, un principe degli strumenti che non si produce più da metà anni Settanta. Sempre il babbo, e sempre da giovane, era il tastierista dei “ragazzi d’oro”, un complesso che con un po’ più di fortuna avrebbe potuto scalare la classifiche della hit-parade.
Come il babbo, anche Giacomo ha una caterva di hobby. Gli piace la musica (suonicchia chitarra e batteria); gli piace andare a pescare e per tre anni ha giocato a pallanuoto a Pesaro. Quando è a casa il Mozart dei fornelli cucina per gli amici.