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Rimini. Biennale del disegno. Il disegno di Mirko Vucetich: “Quando la grafite traccia l’anima”

Redazione di Redazione
1 Maggio 2018
in Eventi, In primo piano, Rimini
Tempo di lettura : 5 minuti necessari
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di Andrea Speziali*

Nel contesto della Biennale del Disegno Rimini 2018, giunta alla terza edizione, tra i partner di rete si segnala anche il Museo di Arte Povera a Sogliano al Rubicone, rinomato museo che ospita migliaia di pregiate opere d’arte prevalentemente tra fine ‘800 e primi ‘900 tratte dalla collezione Roberto Parenti.
Il museo dopo aver proposto esposizioni dal tema dell’Art Nouveau, Liberty e Art Déco, quest’anno dal 28 aprile al 15 luglio torna a far parlare di se con una rassegna originale e inedita per le opere dell’artista di origine dalmate Mario Mirko Vucetich (Bologna 1898 – Vicenza 1975). Il poliedrico artista alla Biennale di Venezia si è distinto in più occasioni nelle diverse annate come scultore vincendo premi per il ritratto tra bronzi e sculture in pietra.
La sua arte ha catturato l’attenzione anche dal Brooklyn Museum dove vi è esposta la scultura “Budda” realizzata in ebano. Le centinaia di carte antiche con i disegni di Mirko Vucetich ritrovate di recente dagli eredi, saranno esposte nell’ampia rassegna “Il disegno di Mirko Vucetich. Quando la grafite traccia l’anima” curata da Andrea Speziali in due location: Museo di Arte Povera a Sogliano al Rubicone e Museo Vucetich al Castello di Marostica. Nella piazza adiacente alle mura trecentesche i primi giorni di settembre andrà in scena la famosa “Partita a Scacchi” pensata e prodotta da Vucetich nel 1955 e resa nota in tutto il mondo. Esposti per la prima volta le tavole preparatorie per i costumi e scenografie della prima edizione. Un’occasione unica per vivere un’esperienza a ritroso nel tempo in fantastici scenari tra Romagna e Veneto, conoscere da vicino un gigante del Novecento e approfondire più temi che spaziano dai manoscritti settecenteschi allo stile Art Nouveau ammirando le opere del collezionista Parenti all’interno del Museo di Arte Povera. La sensibilità di Roberto oltre a offrire l’ingresso libero permetterà al fruitore comune di toccare con “guanti bianchi” pregiate tavole di rara reperibilità e stampe a tiratura limitata.
Tutto in tema Disegno focalizzato al periodo del Novecento con ritratti, caricature, schizzi, bozzetti e illustrazioni anche tratte dal “Primo Libro delle Favole” di Carlo Emilio Gadda e qualche scultura di Mario Mirko Vucetich per conoscere il ritratto dalla carta alla materia.
Ingresso libero al Museo di Arte Povera e a pagamento per il Museo Vucetich a Marostica. Info: www.italialiberty.it

Un anno prolifico che vede sorgere alla luce il tanto discusso “Museo Vucetich” sito tra Marostica e Riccione (in fase di progettazione), fondato sulla base delle opere dell’artista Mario Mirko Vucetich rinvenute dal fondo degli eredi. A dirigere il neomuseo è Andrea Speziali (esperto d’arte Liberty e delegato alla Bellezza al Comune di Sarnico). Un “museo” che intende presentare al grande pubblico opere di un protagonista del Novecento, fondatore del Movimento Futurista Giuliano assieme a Sofronio Pocarini, dando possibilità al fruitore comune di osservare, toccare con mano i disegni, sculture e installazioni e vedere i film da lui realizzati.

Monografia: A. Speziali, “Mario Mirko Vucetich (1898 – 1975). Dal Futurismo al Novecento”, Silvana Editoriale, Milano 2018. – in corso di pubblicazione-

Mario Mirko Vucetich

Mirko Vucetich, nato da Giovanni e Francesca Cappelli il 9 gennaio del 1898 a Bologna, dove il padre era un funzionario delle Ferrovie, compì i suoi studi in quella città e successivamente a Napoli, in seguito al trasferimento del capofamiglia per motivi di lavoro nella città partenopea; qui nel 1917, conseguì presso l’Accademia di Belle Arti il titolo di Professore di Disegno architettonico.
Nel giugno del 1919 fu assunto come architetto presso il Comune di Gorizia e in quella città si accostò al Futurismo: nell’ottobre del 1919 infatti insieme a Pocarini costituisce il “Movimento futurista giuliano”, il cui manifesto programmatico fu pubblicato ne “L’Eco dell’Isonzo (11-10 19) e in “Roma futurista” (19-10-19).Nel 1920 infatti fu trasferito con la stessa qualifica di architetto al Ministero Terre Liberate, con sede a Vittorio Veneto, ma nel 1921, in seguito allo scioglimento del Ministero, inizia la libera professione a Bologna e Venezia e poi a Roma, dove si trasferisce nel 1922.
Nella capitale, nel 1923, risulta vincitore tra i concorrenti dell’Emilia del Pensionato Art. Naz. nel ramo Decorazione, nel 1925 nel ramo Architettura. Costruzioni da lui progettate in questi anni vengono realizzate a Bologna , Venezia e a Riccione , dove gli innovativi caratteri compositivi adottati per villa Antolini fanno di questo edificio un esemplare di pregevole qualità architettonica, che spicca nel confronto con le costruzioni coeve della località.
Nel 1928, dopo aver vinto il concorso Curlandesi dell’Accademia di Belle Arti di Bologna sul tema “Padiglione per Mostra Coloniale”. Nel maggio del 1929 si trasferisce in America del Nord e risiede a New York, dove svolse attività di scultore, arredatore, architetto, scenografo: nel 1930 come aiuto regista e direttore all’allestimento collabora con Henry Dreyfuss al Forhtysecond Street Theatre, nel 1931 svolge le stesse mansioni al Roxy Theatre; sue sculture sono al Museum di Brooklin e in collezioni private. Sempre nella cittadina divenne caro amico del noto illustratore Alberto Vargas con in quale affrescò una casa di bordelli.
Nel 1932 ritorna in Italia e si stabilisce a Roma, dove continua la sua multiforme attività: partecipa talora come attore, altre come scenografo, costumista o regista a un centinaio di spettacoli allestiti dalle migliori compagnie dell’epoca. Dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale lascia il suo studio romano di Valle Giulia e si reca a Siena, dove lavora per l’Accademia Chigiana: al conte Chigi Serafini, suo amico, aveva promesso un San Francesco e un San Bernardino più grande del vero; realizzò le due statue per la chiesa di San Francesco e la basilica dell’Osservanza. Avendo perso nel frattempo, per cavilli giuridici, lo studio di Roma, si reca a Vicenza, dove appoggiandosi ad alcuni amici, può attendere che le acque della pace si distendano, per poi diventare vicentino d’elezione, visto che a Vicenza fissa la sua dimora.
L’interesse di Vucetich per la storia e l’impegno a tenerne vivo l’insegnamento, da spirito libero, non iscritto a nessun partito, ma da uomo mite e generoso sono testimoniati anche dalla sua attività di scrittore; è del 1968 infatti la poesia “De profundis di Buchenwald”, che nel sottotitolo contiene la dedica “agli ex internati e a sei milioni di ebrei”.
Il vulcanico artista ha spaziato nei suoi interessi artistici proprio a 365°: è stato infatti anche pubblicista, iscritto all’ordine dei giornalisti dal 1950 e collaboratore di vari giornali, poeta e traduttore dal francese (antico e moderno) per la Rizzoli, dallo spagnolo e dall’inglese, critico oltre che autore teatrale.
Nel 1954 ha ideato, scrivendo anche il testo teatrale, La partita a scacchi per la piazza medievale di Marostica (Vicenza). Anche in quella occasione ha messo in campo tutta la sua creatività artistica e le sue poliedriche competenze: è stato figurinista, fabbro per le armi, musicante, oltre che regista e coreografo, riuscendo a dare una straordinaria fisionomia a uno spettacolo composito, che era insieme commedia e torneo. D’altra parte la geniale versatilità dell’artista è emersa anche in altre occasioni, come quando, per esempio, ha saputo coniugarsi con l’ ingegno multiforme, fantasioso e grottesco, della penna di C. E. Gadda, di cui, nel 1952, ha illustrato con 25 xilografie il volume Il primo libro delle favole. Quando l’artista muore a Vicenza, il 6 marzo 1975, molti riconoscimenti nei diversi ambiti in cui si è messo alla prova hanno già scandito le tappe del suo percorso artistico.

*Curatore della mostra

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