Turismo, l’unicità sono i prodotti eno-gastronomici del territorio. Sono questi il valore aggiunto nel fare ospitalità di livello alto; dove chi viene si fa un tuffo nella cultura delle nostre terre. Se ne è parlato ad “Intrecci di gusto”, la kermesse di tre giorni voluta dalla Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli di Rimini e dal Comitato per la Rimini D.O.C e terminata il 4 febbraio..
Tre giorni di dibattito vero, a volte aspro, sulle prospettive del vino e dei prodotti tipici della nostra provincia. “ Da questa tre giorni i produttori hanno capito la necessità di assumersi la responsabilità di percorsi qualitativi che ci portino a vini di caratura più alta da interpretarsi come ambasciatori del nostro territorio. “attacca Sandro Santini il Presidente della Strada ” Abbiamo tuttavia chiesto agli attori del mondo turistico eno gastronomico , ristoranti ed hotel, di essere i frontmen del nostro prodotto, di credere ai nostri percorsi di qualità che ci sono e di cui dobbiamo prendere coscienza tutti insieme”.
Aveva iniziato senza mezzi termini sabato il Sindaco Gnassi a segnalare che se la città di Rimini sta facendo sforzi grandissimi per essere non solo una destinazione balneare e di affari ma anche di cultura, era necessario che i produttori di vino abbandonassero la loro piccola dimensione culturale per aiutare tutto il contesto ad affacciarsi sul palcoscenico internazionale che il grande progetto su Fellini e sul rinascimento riminese mette a disposizione.
E’ apparso subito chiaro che il sangiovese ha ancora dei chiaroscuri collegati al prezzo mentre la rebola ha imboccato decisamente la strada della qualità. Gli enologi internazionali Luca D’attoma e Lorenzo Landi hanno indicato la via della qualità per il rosso riminese e la sfida è stata accolta da Angelo Totaro di San Patrignano e da Roberto Mascarin dell’azienda San Valentino.
Tutti d’accordo domenica su una rebola di alta qualità. Qui Davide Bigucci del Podere Vecciano e Franco Galli dell’ononima cantina si sono posizionati subito su una fascia di qualità e prezzo decisamente alto benedetti da Francesco Falcone che ha parlato di terra, personalità e prospettiva per il nostro vino bianco.
Infine lunedì mentre Stefano Bonini ha chiarito i punti di riferimento su cui si può muovere nella nostra provincia un turismo eno gastronomico e patto che Rimini si identifichi in modo deciso rispetto alla più vasta connotazione emiliano romagnola, la parte del leone l’hanno fatta i ristoratori Giuliano Canzian ed Ilia Varo che sono apparsi subito quelli con le idee più chiare sulla necessità di proporre prodotti riminesi di qualità.
Sempre oltre cento persone a seguire i dibattiti delle tavole rotonde con una punta di duecento sabato pomeriggio, anche la zona degustazione seguita dai sommelier dell’ A.I.S. è andata sold out. Nella zona degustazione il colpo d’occhio sulla grande offerta di rebola e sangiovese riminese permetteva di capire quanto la produzione abbia assunto una varietà sorprendente. Il Presidente Santini ha dato appuntamento a tutti al prossimo anno promettendo un maggiore coinvolgimento degli albergatori, vero convitato di pietra della manifestazione.