L’ingresso in chiesa del prefetto Lapolla e del questore Lauro ricevuti da Girelli
Omaggio all’arcivescovo Piero Coccia ed al vicario generale Stefano Brizi dell’opera “Spazio-luce” di Paolo Gubinelli, realizzata dalla FIAM
di Giorgio Girelli*
“La riconoscenza è la virtù …del giorno prima!”, soleva ripetere, con animo deluso, il marchigiano Fernando Tambroni . Che la gratitudine non sia virtù diffusissima è vero. Questo però non può valere per Alcide De Gasperi, di cui ricorre il 65° della scomparsa. E la perdurante insistenza con cui non solo a Pesaro se ne commemora annualmente la figura o si richiama, da ogni parte, il suo esempio (diceva ai suoi deputati: “promettete sempre meno di ciò che riuscirete a realizzare”; “il politico guarda al voto di domani, lo statista guarda al futuro delle prossime generazioni”) indicano che questo ricordo non ha nulla di rituale ma manifesta appunto la riconoscenza degli italiani per un uomo che ha risollevato il Paese dalle rovine della guerra e della dittatura restituendogli dignità e rispetto nella comunità internazionale. Senza sottovalutare i richiami al suo stile di vita politico e personale, cui tutti abbiamo fatto abbondante ricorso nel commentare la realtà politica dell’Italia di oggi, il doveroso, reiterato ricordo che dobbiamo allo statista trentino risiede soprattutto nella riconoscenza che gli dobbiamo per il bene recato alla Patria. Qual’era la forza che consentiva a questo uomo di affrontare con efficacia , fermezza, dirittura morale esemplare, situazioni politiche nuove, condizioni terribilmente avverse (galera inclusa), o la “ costruzione di un futuro democratico per un paese esausto e lacerato – come rileva Antonio Carioti – quando diventò presidente del Consiglio” ? Fattore fondante fu la fede, come la descrive Dietrich Bonhöffer:“Non è un tappabuchi. È un’esperienza radicale; è la vita stessa attraversata e trafitta dalla ricerca del suo significato” Ce lo spiega De Gasperi stesso in una lettera, scritta quando era ancora in stato di detenzione, nel luglio 1927 al giovane Tullio Odorizzi che diventerà poi sindaco di Trento: “ Se non fossi stato che un popolare avrei potuto incominciare non dico a cedere, ma a tacere alcun tempo prima. Ma come cattolico, cioè con riguardo alla ispirazione e alla finalità cattolica e di fronte a certi altri cattolici che facevano il contrario, credetti di dover difendere alcuni principi lineari di vita pubblica e di doverli difendere anche al di là di ogni immediata possibilità politica, cioè indipendentemente dalla possibilità della realizzazione”. Ricordava tempo addietro il cardinale Giovanni Battista Re, intervenuto nella cattedrale di Pesaro per celebrare lo statista: “ In lui la fede fu centro ispiratore, forza coesiva, criterio di valori, ragione di scelta”. E questo “criterio di valori” lo troviamo proiettato anche sulla Europa, di cui De Gasperi ne prospettava gli Stati Uniti in un lettera del 1940 al diplomatico Tommaso Gallarati Scotti. L’Osservatore Romano del 22 agosto 2009 riporta l’omelia del cardinale Re che sul tema affermava: “De Gasperi, Adenauer e Shuman, nel loro impegno europeistico, miravano non soltanto ai vantaggi economici e pratici ma volevano anche dare un’anima alla unificazione dei popoli europei, fondandola su ideali sociali e di pace”. La “fede” dunque, valore alto e incomprimibile, quale inesauribile motore della azione. Quella “fede”, sia pure diversamente orientata, che anche Saragat riteneva essenziale perché un politico possa essere definito statista. “Fede” degasperiana da non confondere con supino clericalismo, autonoma dalle gerarchie come De Gasperi dimostrò anche dinanzi a Pio XII.
*Coordinatore Centro Studi Sociali “Alcide De Gasperi”
Il cardinale Parolin, dopo essersi detto “lieto di unirsi alla cerimonia commemorativa ed essersi congratulato per l’opportuna iniziativa” ha ricordato, tra l’altro, come la “limpidezza d’intenzioni di De Gasperi – trasparenza fedele del Vangelo – costituisce per noi uno stimolo a rinnovare “dal di dentro” le attività che svolgiamo, perché siano realmente espressioni di servizio, improntate alla logica dell’essere e non dell’apparire, del bene di tutti e non di parte, dell’integrazione e non dell’esclusione, dell’attenzione privilegiata, seppur scomoda, ai più deboli, non dei privilegi asserviti ai propri comodi”.
Come noto, alla cerimonia commemorativa nelle recenti circostanze sono intervenuti anche i cardinali Vegliò (2007), Re (2009), Sebastiani (2010), Sgreccia (2011), Bassetti (2015), Menichelli (2018) nonché i Vescovi Toso (2012), Zani (2013), Marchetto (2014), Coccia (2016), Trasarti (2017) ed il parroco rettore della Cattedrale di Pesaro don Rossini (2008) con alternanza di presenze di autorità vaticane con esponenti della Chiesa locale. E quest’anno la liturgia eucaristica è stata presieduta da don Stefano Brizi, vicario generale della arcidiocesi di Pesaro e parroco rettore della Cattedrale. L’arcivescovo Piero Coccia ha rivolto un pensiero conclusivo ai promotori della manifestazione in altra fase della commemorazione. L’evento, ha rilevato Giorgio Girelli, oltre agli aspetti liturgici, esprime anche l’esigenza di un deciso richiamo ai valori di fondo fortemente interpretati da Alcide De Gasperi e rispetto ai quali oggi non si avverte la necessaria sensibilità.