– Mentre la Regione Emilia Romagna richiama la Provincia di Rimini alla civiltà della raccolta differenziata, l’assessorato all’Ambiente della provincia di Rimini, retto da Cesarino Romani, un passo culturale lo ha messo a segno con un libro di prestigio.
E’ di gran lignaggio la casa editrice, Donzelli (pubblica Norberto Bobbio, uno dei massimi filosofi italiani del secolo scorso). E di valore gli autori. Ricercatori e professori all’Università di Siena in Chimica dell’ambiente: Federico Pulselli, Simone Bastianoni, Nadia Marchettini e Enzo Tiezzi. Prefazione di Herman Daly, si intitola: “La soglia della sostenibilità, ovvero quello che il Pil non dice”.
Tradotto in soldoni vuol dire che l’indicatore vero di ricchezza non è più la quantità dei consumi ma la qualità della vita. Un esempio generale è che negli Stati Uniti si viveva meglio nel dopoguerra, non oggi tre volte più ricco. E forse la stessa cosa vale nella provincia di Rimini. Fino alla fine degli anni Settanta c’era coesione sociale e le finestre senza inferriate e diavolerie anti-ladro. Oggi, le case sono degli autentici bunker. Senza contare l’inquinamento a tutti i livelli: aria, acqua, traffico, rumori. E il paesaggio. Da Montefiore e Verucchio si possono ammirare due vallate vetriolate dal cemento. Non era possibile fare meglio?
Romani: “Abbiamo partecipato alla pubblicazione del libro perché, prima di tutto, si ha bisogno di un forte dibattito culturale. Se il cittadino non assorbe le necessità della natura, dell’ambiente e di se stesso, vede le azioni della politica come un atto violento e forte. Dunque: è contro”.
“Fino ad oggi – continua l’assessore all’Ambiente – la crescita è stata sintetizzata dal Pil (Prodotto interno lordo). Cioè col fare i soldi. Però tutto questo ha l’altra faccia della medaglia, degli effetti: c’è un costo ambientale, territoriale, umano. Quando si toglie la giacca economica, e ci si mette in pantofole o in scarpe da ginnastica, si chiede la qualità”.
Ma che genere di libro è? Romani: “Non sono solo pagine di teoria; i concetti vengono calati nelle esperienze dirette. Nell’arco 1971-2003, vengono analizzate due crescite: quella del Pil e quella dell’Isew (Indice di sostenibilità economica e ambientale). La sintesi è che mentre il primo indicatore è cresciuto, il secondo, il benessere, è diminuito. Il nostro è un benessere fittizio; si avanza lasciando ferite che lasceremo alle generazioni future: acqua minerale e inferriate, traffico e cemento. Il pensiero prevalente è che il rispetto dell’ambiente blocca l’economia. Ma non è così. La nuova frontiera dello sviluppo è la sostenibilità. Una crescita sana non mette in discussione la capacità di produrre ricchezza. L’ambiente non è una fissazione, ma una necessità. E’ un grande essere vivente che dà preoccupanti segni di malattia”.
Dopo l’estate, con gli autori ci sarà un convegno.