• Chi siamo
  • Redazione
  • Collabora con noi
  • Pubblicità
  • Contatti
MENSILE DI POLITICA ECONOMIA CULTURA SPORT E COSTUME DELLE PROVINCE DI RIMINI E PESARO - TEL. 0541-611070
giovedì, Maggio 22, 2025
27 °c
Rimini
27 ° Mar
27 ° Mer
  • Login
[adning id="56557"]
La Piazza | Notizie, Politica, Economia, Cultura e Società dalla Provincia di Rimini e Pesaro-Urbino
[adning id="56557"]
  • Politica
  • Economia
  • Ambiente
  • Cultura
  • Sport
  • Turismo
  • Eventi
  • Rubriche
    • CRONACA
    • DALLA NOSTRA TERRA
    • LA BUONA TAVOLA
    • L’OPINIONE
    • L’ALTRA PAGINA
    • VARIE
    • SPIEGA L’ESPERTO
  • Inchieste
No Result
View All Result
  • Politica
  • Economia
  • Ambiente
  • Cultura
  • Sport
  • Turismo
  • Eventi
  • Rubriche
    • CRONACA
    • DALLA NOSTRA TERRA
    • LA BUONA TAVOLA
    • L’OPINIONE
    • L’ALTRA PAGINA
    • VARIE
    • SPIEGA L’ESPERTO
  • Inchieste
No Result
View All Result
La Piazza | Notizie, Politica, Economia, Cultura e Società dalla Provincia di Rimini e Pesaro-Urbino
Home Focus

Mes o coronabond sempre debito è

Redazione di Redazione
16 Aprile 2020
in Focus, Regione Emilia Romagna
Tempo di lettura : 4 minuti necessari
A A

 

Tratto da lavoce.info

 

di Tommaso Monacelli, professore ordinario di Economia all’Università Bocconi di Milano

È vivo il dibattito che contrappone il Mes ai coronabond, in realtà strumenti di indebitamento identici. La vera distinzione è tra emissione unilaterale e simultanea di nuovo debito. Con i coronabond l’Italia si illude di spuntare una tripla concessione.
Impazza in Italia, forse come in nessun altro paese, la contrarietà al cosiddetto Mes (Meccanismo europeo di stabilità). Pur nella nuova versione sdoganata dall’Eurogruppo (la possibilità di accedere a fondi fino al 2 per cento del Pil alla sola debole condizione di utilizzarli per la spesa sanitaria), il Mes viene da molti percepito come un compromesso vincolante, e potenzialmente dannoso, rispetto all’ipotesi dei cosiddetti coronabond.
Nomi diversi, stesso debito
Credo seriamente che l’opinione comune su questo tema si fondi su una concezione completamente errata. Che sarebbe, sostanzialmente, questa: l’accesso al Mes comporterebbe per l’Italia l’accensione di nuovo debito (anche se minimamente condizionale e a costi bassissimi) che il paese sarebbe costretto a restituire; i coronabond invece costituirebbero debito “garantito da tutti gli stati Ue”. Il che temo sia erronaemente interpretato da taluni come: con i coronabond l’Italia contrarrebbe debito che sarebbe ripagato da altri.
La contrapposizione tra Mes e coronabond è, in verità, incomprensibile. Perchè nella sostanza coincidono. Il Mes è un fondo assicurativo con quote garantite da tutti i paesi dell’Ue. Supponiamo che una unione sia formata da dieci paesi identici e che ogni paese metta 10 euro in una cassa comune (in realtà ogni paese contribuisce in proporzione al proprio Pil). La cassa comune (cioè il Mes) usa questi 100 euro come garanzia per indebitarsi “a leva” sul mercato, cioè per un ammontare molto più alto di 100 (diciamo 200). Poichè questo debito ha come base di garanzia un fondo ampio, presumibilimente per la cassa comune sarà facile indebitarsi a tassi di interesse molto bassi, e sicuramente più bassi di quelli che ciascun paese da solo riuscirebbe a ottenere. A sua volta la cassa comune, ottenuti 200 euro sul mercato, presterà ai diversi paesi a tassi di interesse similmente molto bassi; con la sola condizione, nel caso specifico del Mes recentemente deliberato dall’Eurogroppo, che il prestito sia usato per spese sanitarie conseguenti all’emergenza Covid.
Difficile trovare differenza alcuna con una eventuale emissione di (cosiddetti) coronabond, che sarebbero presumibilmente titoli di debito emessi per raccogliere risorse da destinare alle spese sanitarie da Covid e garantiti dai tutti i paesi dell’Unione. Il meccanismo è sempre lo stesso. I paesi partecipanti fanno pooling delle risorse (cioè una cassa comune). Un’istituzione comunitaria (il Mes o la Commisisone Europea) utilizza questo fondo per emettere debito a condizioni molto vantaggiose, sfruttando proprio la credibilità del fondo come garanzia, per poi prestare risorse ai singoli paesi a condizioni più vantaggiose di quelle che ciascun paese individualmente potrebbe ottenere sul mercato.
Ovviamente l’ultima affermazione è strettamente vera solo nell’ipotesi in cui tutti i paesi partecipanti alla cassa comune siano identici: Nord Europa (meno rischioso) e Sud Europa (più rischioso) in realtà non lo sono. Il meccanismo della “cassa comune”, dunque, implicherebbe anche un trasferimento dai paesi del Nord verso quelli del Sud, perchè il tasso di interesse a cui la cassa comune si indebiterebbe sul mercato sarebbe una media dei tassi di interesse a cui il Nord e il Sud riuscirebbero ad indebitarsi se si presentassero sul mercato separatamente (costo più basso della media per il Nord, più alto per il Sud).
Tripla illusione
Perchè dunque una parte sia dell’opinione pubblica sia del governo italiano insistono nel rigettare il Mes a favore dell’ipotesi-coronabond, come se si trattasse di due soluzioni radicalmente diverse?
Il motivo credo sia questo. Quando si pensa – erroneamente – ai coronabond non si può avere in mente uno strumento fondamentalmente diverso dal punto di vista finanziario; perché così non può essere: si tratterebbe sempre di emissione di nuovo debito, che (per smentire le interpretazioni più ingenue) andrebbe ovviamente ripagato, esattamente come nel caso del Mes.
Quello che probabilmente alcuni hanno in mente è che mentre nel caso del Mes l’Italia accenderebbe nuovo debito in via unilaterale (cioè da sola), l’emissione di coronabond sarebbe simultanea da parte di tutti paesi dell’Unione. In questo modo l’Italia eviterebbe la presunta onta di emettere nuovo debito in via unilaterale. La contrapposizione logica corretta, quindi, non è quella tra Mes e coronabond – che, come detto, sono la stessa cosa – bensì quella tra emissione unilaterale di nuovo debito (seppur garantito da una “cassa comune” e quindi, per l’Italia, a condizioni migliori rispetto ad una nuova emissione di Btp) ed emissione simultanea.
Tuttavia, anche nel caso dei coronabond, non ci sarebbe nessuna garanzia che tutti i paesi dell’Unione ricorrerebbero a nuove, e simultanee, emissioni di debito. Con i coronabond l’Italia si illude quindi di spuntare una tripla concessione. Primo, emissioni di debito a tassi di interesse garantiti (condizione già ottenuta con il nuvo Mes). Secondo, l’impegno di tutti i paesi dell’Unione a emettere simultaneamente nuovo debito (la Grecia, colpita in modo minimo dalla crisi Covid, potrebbe per una volta – e incredibilmente – trovare vantaggioso non farlo  e questo sarebbe nell’interesse di tutti i paesi dell’Unione). Terzo, l’impegno di tutti i paesi ad emettere nuovo debito sotto la sigla coronabond (e non Bund per la Germania o Btf per la Francia o Bonos per la Spagna). Ma per quale motivo la Germania, se anche decidesse – come in realtà ha già fatto –  di emettere nuovo debito per finanziare le spese per Covid, dovrebbe farlo sottoforma di coronabond anziché di Bund? La risposta di molti sarebbe, credo: per solidarietà europea. Ma il Nord Europa non ha a suo modo già mostrato solidarietà accettando la condizionalità minima del Mes, che permetterebbe ai paesi del Sud di indebitarsi a condizioni decisamente più convenienti rispetto a quelle che il mercato imporrebbe se gli stessi paesi si presentassero da soli?
Presentarsi al tavolo delle trattative avendo già minato la credibilità dell’unico strumento realisticamente implementabile, cioè il Mes, denota una certa ingenuità politica. Ottenere fondi pari al 2 per cento del Pil a tassi di interesse molto vicini a zero (e sicuramente inferiori a quelli delle nuove emissioni di Btp) denoterebbe invece una certa intelligenza finanziaria.
Il che non toglie che valga la pena, in ogni sede, continuare a insistere perché finalmente l’Ue si doti di strumenti di indebitamento comune, gli Eurobond, che facciano da apripista a una vera unione fiscale. Ma quello degli Eurobond è un progetto a lungo termine, e completamente diverso, perché presuppone la creazione di una capacità fiscale comune europea. Come sempre accade, l’ottimo è nemico del bene.

Articolo precedente

Riccione. Alberto Spadolini, La Cinémathèque Française restaura il suo documentario “Nous, le gitans”

Articolo seguente

Emilia Romagna. Coronavirus, piano regionale da 320 milioni di euro

Redazione

Redazione

REDAZIONE LA PIAZZA

Articoli Collegati

Focus

Monumenti vivi Rimini, prendersi cura dei nidi delle rondini…

22 Maggio 2025
Focus

Santarcangelo di Romagna. “Un caffè con il sindaco” il 24 maggio al Plaza Cafè di Canonica

22 Maggio 2025
Rosa antica. Profumatissima, fiorisce solo a maggio
Dai lettori

Garlasco, adesso l’impronta di Sempio… 

21 Maggio 2025
Ambiente

Rimini. Lipu: “Biodiversità e la sicurezza idraulica dei fiumi non sono alternative, ma facce della stessa medaglia”

20 Maggio 2025
Foto Gianluca Forlani
Focus

Saludecio. Dilvo Polidori, ultimo grande abbraccio

20 Maggio 2025
Focus

Emilia Romagna Gran Premio Formual1 di Imola, soldi dal ministero

20 Maggio 2025
Focus

Rimini. Lipu, nasce delegazione Rimini: Arianna Lanci delegata

19 Maggio 2025
Dilvo Polidori
Focus

Saludecio. “Continuiamo insieme per il bene comune”: “Grazie Dilvo, una vita per Saludecio”

19 Maggio 2025
Mostra più articoli
Articolo seguente
Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna

Emilia Romagna. Coronavirus, piano regionale da 320 milioni di euro

Santarcangelo di Romagna. Addio al grande scrittore Sepùlveda, l'amnico di Santarcangelo

San Marino. A Reggini il Volkswagen Award Italy 2020

San Giovanni in Marignano. Coronavirus, addio Notte delle Streghe 2020

Please login to join discussion

Ricerca articoli e archivi

No Result
View All Result

Articoli

gruppo292.com

Articoli recenti

  • Monumenti vivi Rimini, prendersi cura dei nidi delle rondini… 22 Maggio 2025
  • Rimini. San Giuliano Mare, musica emergente con Baia Summer Festival. Aperte le iscrizioni 22 Maggio 2025
  • Riccione. Al Palazzo del Turismo la mostra d’arte degli alunni delle classi terze della scuola Geo Cenci 22 Maggio 2025
  • Rimini. Startup weekend, idee e imprenditori del futuro a scuola 22 Maggio 2025
  • Santarcangelo di Romagna. “Un caffè con il sindaco” il 24 maggio al Plaza Cafè di Canonica 22 Maggio 2025
La Piazza | Notizie, Politica, Economia, Cultura e Società dalla Provincia di Rimini e Pesaro-Urbino

© 2025 .292-

La Piazza delle province di Rimini e Pesaro. Redazione : Piazza Gramsci, 34 - 47843 Misano Adriatico | p.iva 02540310402

  • Chi siamo
  • Redazione
  • Collabora con noi
  • Pubblicità
  • Contatti

Direttore Responsabile: Giovanni Cioria

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password?

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In
No Result
View All Result
  • Home
  • Politica
  • Economia
  • Cultura
  • Sport
  • Turismo
  • Eventi
  • Rubriche
    • Cronaca
    • Dalla nostra terra
    • La buona tavola
    • L’opinione
    • L’altra pagina
    • Spiega l’esperto
  • L’inchiesta
  • Redazione
  • Pubblicità
  • Contatti

© 2025 .292-