Il trentunenne dottor Giacomo Gorini fa il ricercatore allo Jenner Institute di Oxford, al lavoro per il vaccino contro il Covid-19.
Il sindaco Gnassi lo ha incontrato il 22 aprile in videoconferenza.
Ha portato il ringraziamento dei riminesi per il lavoro che sta conducendo per sviluppare un vaccino contro il Covid 19. Il dottor Gorini ha illustrato al sindaco le novità del lavoro medico scientifico: proprio dalla giornata odierna comincerà la sperimentazione del vaccino sugli esseri umani, con i primi 120 dei 500 volontari coinvolti in questa prima fase. In estate lo studio sarà allargato a 5mila pazienti, “a settembre vedremo – ha raccontato Gorini – Ci sono ancora tante cose da scoprire, la scienza si sta scatenando. Tutto il mondo sta lavorando su vaccino e trattamenti e questo mi rende ottimista. Se non è il nostro vaccino sarà un altro, qualcosa verrà fuori”.
Il ricercatore riminese ha raccontato al sindaco il lavoro condotto finora. “Al Jenner Institute ci si sta muovendo con un’efficienza che mi lascia incredulo, non solo dal punto di vista scientifico, ma anche dal punto di vista organizzativo. È tutto pronto a partire e la tabella di marcia è estremamente favorevole: la professoressa Gilbert che gestisce il progetto si dice positiva all’80% che il vaccino funzionerà. E se lo dice un’esperta di un istituto che è un’eccellenza mondiale, ne sono convinto anche io”.
Fino alla scorsa settimana Gorini è stato impegnato nella produzione della proteina spike sulla superficie del virus, “che sarà utilizzata – ha spiegato – per vedere se i pazienti volontari sviluppano una risposta anticorpale specifica”. Il suo lavoro riprenderà quando “sarà ora di caratterizzare le risposte immunitarie. Anche noi ricercatori andiamo in laboratorio solo quando strettamente necessario, siamo molto attenti al distanziamento sociale, poche persone alla volta. Ora che passo più tempo a casa mi sto impegnando a comunicare il lavoro che stiamo facendo, penso sia un dovere da accademico. Ieri mi ha scritto un bambino di 7 anni che mi ha visto alla trasmissione “Che tempo che fa”, perché aveva un’idea per sconfiggere il coronavirus: è uno degli onori e delle soddisfazioni più grandi della mia vita. L’ho invitato ad Oxford appena passerà tutto”.
Ha portato il ringraziamento dei riminesi per il lavoro che sta conducendo per sviluppare un vaccino contro il Covid 19. Il dottor Gorini ha illustrato al sindaco le novità del lavoro medico scientifico: proprio dalla giornata odierna comincerà la sperimentazione del vaccino sugli esseri umani, con i primi 120 dei 500 volontari coinvolti in questa prima fase. In estate lo studio sarà allargato a 5mila pazienti, “a settembre vedremo – ha raccontato Gorini – Ci sono ancora tante cose da scoprire, la scienza si sta scatenando. Tutto il mondo sta lavorando su vaccino e trattamenti e questo mi rende ottimista. Se non è il nostro vaccino sarà un altro, qualcosa verrà fuori”.
Il ricercatore riminese ha raccontato al sindaco il lavoro condotto finora. “Al Jenner Institute ci si sta muovendo con un’efficienza che mi lascia incredulo, non solo dal punto di vista scientifico, ma anche dal punto di vista organizzativo. È tutto pronto a partire e la tabella di marcia è estremamente favorevole: la professoressa Gilbert che gestisce il progetto si dice positiva all’80% che il vaccino funzionerà. E se lo dice un’esperta di un istituto che è un’eccellenza mondiale, ne sono convinto anche io”.
Fino alla scorsa settimana Gorini è stato impegnato nella produzione della proteina spike sulla superficie del virus, “che sarà utilizzata – ha spiegato – per vedere se i pazienti volontari sviluppano una risposta anticorpale specifica”. Il suo lavoro riprenderà quando “sarà ora di caratterizzare le risposte immunitarie. Anche noi ricercatori andiamo in laboratorio solo quando strettamente necessario, siamo molto attenti al distanziamento sociale, poche persone alla volta. Ora che passo più tempo a casa mi sto impegnando a comunicare il lavoro che stiamo facendo, penso sia un dovere da accademico. Ieri mi ha scritto un bambino di 7 anni che mi ha visto alla trasmissione “Che tempo che fa”, perché aveva un’idea per sconfiggere il coronavirus: è uno degli onori e delle soddisfazioni più grandi della mia vita. L’ho invitato ad Oxford appena passerà tutto”.