Tratto da lavoce.info
di Francesco Daveri, professore alla Bocconi
Dopo il crollo del secondo trimestre l’economia mondiale si avvia a un chiaro ritorno alla crescita nel terzo trimestre del 2020. Più rapido negli Stati Uniti e in Cina che in Europa. E più veloce in Germania che nel resto dell’Eurozona.
Cosa sta succedendo nell’economia mondiale
Dopo il tonfo del secondo trimestre 2020 (il peggiore di sempre per la crescita delle economie occidentali), il terzo era cominciato bene ovunque, con un rafforzamento del segno più nelle serie mensili del mese di giugno dopo le graduali ripartenze del mese di maggio. Poi però durante l’estate la ripresa ha rallentato in Europa mentre è proseguita in America e in Cina. Le grandi economie del mondo si presentano dunque in ordine sparso alla ripresa autunnale. Vediamo qualche dettaglio dei dati più recenti.
In America l’economia va, anzi accelera
L’indice Pmi composto (manifatturiero e servizi) per l’economia americana nel mese di agosto raggiunge il valore di 54,6, il valore più elevato dal marzo 2019. Essendo un numero ben al di sopra della soglia di 50 (che corrisponde alla crescita zero), si tratta di un dato coerente con un ritorno ad una solida crescita economica del Pil nel terzo trimestre (stimato da Trading Economics intorno ai 4 punti percentuali) dopo il calo superiore a 9 punti percentuali del Pil osservato nel secondo trimestre.
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Il buon dato di agosto (in netta accelerazione rispetto a quello di luglio) è probabilmente trainato da un buon andamento dei consumi – pari al 70 per cento del Pil Usa – come indicato dal Redbook Index che descrive l’andamento settimanale delle vendite al dettaglio per 9 mila negozi della grande distribuzione che rappresentano circa l’80 per cento delle vendite al dettaglio complessive (e hanno il vantaggio di essere disponibili in anticipo rispetto ai dati ufficiali del Bureau of Economic Analysis). Il +4,6 per cento dell’ultima settimana di agosto (rispetto alla stessa settimana dell’anno precedente) è molto simile ai numeri registrati per lo stesso indice settimanale nei primi mesi del 2020 prima che l’arrivo del coronavirus si scaricasse pesantemente in negativo sull’economia americana.
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In parallelo con il recupero dei consumi arriva l’attenuazione dei numeri negativi anche sul mercato del lavoro americano: il numero di persone che a fine agosto hanno chiesto l’indennità di disoccupazione per la prima volta èsceso sotto le 900 mila unità, il numero più basso dal mese di marzo.
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Nel complesso, se non si può dire che l’economia americana vada a gonfie vele, i dati più recenti indicano che negli Usa è in corso un rapido recupero di ciò che è stato perso durante la drammatica recessione di marzo e aprile.
In Cina l’economia ha toccato il fondo a marzo
Anche per l’economia cinese i dati mostrano evidenza di un recupero in atto ormai dal mese di marzo. Il Pmi composto, in netta ripresa già dal mese di marzo, si è assestato su valori vicini a 55 dal mese di maggio. Dopo le due straordinarie oscillazioni in giù e in su dei primi due trimestri dell’anno, la crescita trimestrale del Pil cinese si avvia a ritornare alla sua media di lungo periodo non lontana dall’1,5 per cento trimestrale (e 6 per cento annuale).
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Anche per l’economia cinese il percorso sembra dunque essere quello di un rapido ritorno alla crescita economica del periodo precedente la diffusione del virus.
L’Europa rallenta in agosto dopo il buon recupero del trimestre precedente
La grande area del mondo che rappresenta una parziale eccezione nel concerto della ripresa mondiale è purtroppo l’Europa, almeno sulla base dell’evidenza offerta dai dati di agosto, in peggioramento rispetto a quelli più positivi del periodo maggio-luglio.
Come mostrato dal grafico, l’indice Pmi di Markit per la zona euro scende infatti a 51,9 nel mese di agosto dopo aver sfiorato un valore di 55 nel mese di luglio. Nell’insieme i dati Pmi di luglio e agosto – essendo nettamente superiori al valore soglia di 50 – sono compatibili con un rimbalzo di crescita positivo nel terzo trimestre anche per l’Eurozona. Ciò nel caso in cui il dato di settembre confermi le tendenze positive dei mesi estivi precedenti. La stima di Trading Economics per il terzo trimestre nell’Eurozona è un +7,5 per cento (dopo il -12 per cento del secondo trimestre). Un numero forse troppo ottimistico.
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Non si può infine dimenticare che il dato complessivo dell’euro zona maschera (non nuove) asimmetrie tra i grandi paesi dell’area. Da un lato c’è la Germania la cui economia mostra indicatori del Pmi composto (pari a 54,4 in agosto e 55,3 in luglio) compatibili con un rapido ritorno alla crescita (previsione Trading Economics per il terzo trimestre: +6,5 per cento), mentre il numero di casi e la letalità del virus appaiono sotto controllo. Dall’altro lato troviamo invece la Spagna dove si registrano valori del Pmi inferiori a 50 (soprattutto per il settore dei servizi il cui dato vale poco più di 47), dunque testimoniando una persistente debolezza dell’economia a fronte di una ripresa nel numero dei contagi che porta con sé il rischio di nuovi lockdown (e l’incertezza economica a questi associata). In mezzo a Germania e Spagna si trovano Italia e Francia con valori del Pmi di poco sopra a un risicato valore di 50 – a testimonianza di una persistente debolezza nei servizi per l’Italia e nell’industria per la Francia. Rispetto alle altre grandi aree del mondo, l’Eurozona presenta prospettive economiche più incerte.