LA RIFLESSIONE
– E’ davvero finita l’epoca dei partiti? Potrebbe essere la domanda. Sono colpito da sentimenti contrapposti. C’è speranza? C’è la possibilità che i politici grazie alla loro serietà, alla loro premura allo loro concretezza, riescano a ridare il giusto rilievo e il giusto prestigio alla politica?
Io, da cristiano impegnato in politica, voglio credere che ci sia, la speranza: bisogna cambiare pagina veramente e velocemente.Temo le scorciatoie che apparentemente fanno pulizia ma, nella realtà, rischiano di fare danni e di favorire i soliti noti. Non si può nel secondo millennio avere ancora giovani allevati a latte e politica. E se dovessero smettere che mestiere sanno fare? Non avendo mai lavorato qual è la percezione della vita reale? A quali compromessi sono disponibili pur di non rimanere senza “lavoro”? Vogliamo accollarci anche il loro peso, non ci bastano le famiglie coi redditi striminziti?
Un assessore a Riccione percepisce una indennità, se non ha un lavoro dipendente o se si mette in aspettativa, pari a poco più di mille Euro al mese per dodici mensilità. Per chi, come il sottoscritto, sceglie di continuare a lavorare, dopo sei mesi di aspettativa, per capire come funzionava la macchina comunale ho ripreso a lavorare perché, come si dice, “tengo famiglia”, l’indennità viene dimezzata a cinquecento Euro.
Non è una sensazione piacevole quella che provo sapendo che potrei dare di più, che la città avrebbe bisogni maggiori ma devo coniugare l’incarico con il lavoro, e un domani?
Non sarebbe più semplice garantire ad una persona che lavora che per quel periodo della sua vita dedicata all’assessorato gli venga riconosciuto lo stipendio che percepiva per potersi dedicare a tempo pieno alla comunità?
Ai costi, aggiungerei la credibilità, che viene costruita dalle mille piccole cose quotidiane. Se decidiamo di dedicare un certo periodo della nostra vita alla politica dovremmo essere pronti a fare delle rinunce, ne guadagniamo in credibilità.
Provo ad indicare un piccolo decalogo, naturalmente perfettibile. Nasce dalla mia esperienza di questi tre anni.
Non si dovrebbero avere deleghe nel settore del proprio lavoro. E’ evidente il motivo, se da una parte c’è più professionalità dall’altra non si è liberi di lavorare senza essere coinvolti nel proprio interesse privato. Dovrebbe essere moralmente inaccettabile che come assessore finanzio attività che poi realizzo come professionista.
Vorrei spingermi ancora più avanti nell’affermare che particolare attenzione andrebbe posta anche dal coniuge, dal convivente: non è una buona immagine, anche se tutto avviene nel pieno rispetto delle regole, l’attività, magari legata al Comune, aumenta.
Deve essere ben evidente che la nostra azione politica è diretta con energia indiscussa verso il bene collettivo non verso la solita cerchia di amici o aziende.
La città non ci appartiene, anzi, siamo tenuti ad essere d’esempio: se siamo noi i primi a trasgredire i regolamenti come possiamo poi fare i controlli? La gente vede e sa anche se, troppe volte per necessità, fa finta di niente.
Promettiamo ciò che possiamo mantenere, non siamo marinai.
Vivere in mezzo alla gente, muoversi a piedi, fare la spesa. Essere disponibili, saper ascoltare, essere puntuali, non giudicare. Non esistono cittadini di serie A e cittadini di serie B.
Nulla ci è dovuto, siamo cittadini come tutti gli altri; anzi, siamo chiamati a dare l’esempio.
Non ci sono verità assolute, dobbiamo saper rinunciare o saper modificare quel progetto o quella idea se questi rispecchiano solo noi stessi.
Promuovere una partecipazione reale. Basta con l’incontro nel quartiere per mostrare alla popolazione il progetto già finanziato.
E come cittadino? Si ha la responsabilità del voto. Basta votare chi garantisce di poter edificare nel nostro lotto, per poi lamentarsi che le cose vanno male, che c’è mal costume. Mal costume che costruiamo tutti: con il nostro voto.
Iniziamo a votare chi costruisce il programma elettorale con noi, chi coinvolge sempre e non solo nel periodo elettorale. Chi dimostra con il suo agire la sua rettitudine.
di Mario Galasso
Assessore all’Ambiente del Comune di Riccione