– Dopo aver curato i cattolichini, ha rivolto lo sguardo verso sud. Al di là del mare. E ha deciso di curare e aiutare anche un popolo che aspetta solo una piccola spinta per “rinascere”, ma che in questo momento è in una situazione difficile. Il dottor Maurizio Lugli è appena tornato dalla Tanzania, dove ha intenzione di realizzare un progetto di solidarietà con una missione che opera anche nei villaggi Masai, e dove intende tornare, tutti gli anni.
Come è nata l’idea di questo viaggio e di questo progetto di solidarietà?
“Ho avuto la fortuna di incontrare, sei mesi fa, un sacerdote cattolico africano che svolge la sua missione, pastorale e non solo, in Tanzania. Quando, in maggio, ebbi occasione di parlare con lui, i suoi soli racconti bastarono a farmi capire quanto quel paese abbia bisogno di noi. Alla Tanzania e all’Africa in generale, non serve solo carità, ma un piccolo aiuto per decollare. Per crescere. E io vorrei contribuire in tal senso. A settembre, insieme al mio carissimo amico Fausto Bersani ed ad un’amica belga, Chantal Desauvage, attivista del Wwf, ho fatto un viaggio in Tanzania durante il quale ho potuto conoscere meglio la realtà ed i bisogni di quelle terre e studiare la fattibilità di alcuni progetti mirati al loro sviluppo”.
Avete vissuto nella missione, tra la gente?
“Sì. I religiosi che ci hanno ospitati, nelle loro missioni si adoperano in primo luogo per trovare l’acqua. E quella è la chiave di volta. Quando c’è l’acqua il territorio rifiorisce (letteralmente?). Dall’arrivo dell’acqua, poi, partono i progetti per la sanità, la scuola, gli alloggi, la cultura”.
Quali sono i principali problemi che incontrano?
“Tanti. L’acqua ad esempio è molto in profondità: da 120 a 170 metri. Per cui servono pompe per prelevarla. L’unico modo per farle funzionare è l’energia solare dal momento che in molti villaggi non esiste energia elettrica. Pertanto il primo progetto che vorremmo realizzare contempla il posizionamento di pannelli solari fotovoltaici per dare una risposta a questa necessità. Su questo specifico aspetto si è impegnato moltissimo e direttamente, in qualità di fisico, il nostro concittadino Fausto Bersani, mentre io mi sono soffermato di più, vista la mia professione, sul fronte sanitario. I missionari sono riusciti a costruire piccoli presidi medici vicino alle missioni, ed uno di questi è il destinatario del nostro progetto volto a fornire energia elettrica ed acqua”.
Un esempio?
“I pannelli solari serviranno, oltre che per il pozzo, anche per alimentare un frigorifero nel quale poter conservare i vaccini, che sono uno snodo fondamentale per consentire a queste popolazioni di vivere meglio e diventare più autosufficienti. Durante la nostra permanenza in Tanzania ho visto persone vittime di cancrena semplicemente perché l’ospedale era troppo lontano per poterci arrivare. Inoltre servono materiali edili e didattici per le scuole: le sorti dell’Africa dipendono dai bambini”.
Lei intende impegnarsi in prima persona, vero?
“Sì. D’ora in poi il nostro impegno sarà in questo senso, e almeno due-tre volte l’anno torneremo, cercando di renderci utili. Ai nostri concittadini chiediamo un aiuto per far rialzare l’Africa e farla camminare sulle proprie gambe. Ci piace pensare che sia una specie di scambio: anche loro hanno tanto da dare a noi. Ad esempio insegnarci la dignità e l’umanità, anche nella povertà, qualità spesso assenti in chi, come noi, ha tutto. Privilegiare l’essere sull’apparire”.
Cosa può fare chi volesse aiutarla?
“Stiamo dando vita ad un’associazione con la quale raccoglieremo fondi per i nostri progetti. Siamo disponibili a tenere incontri pubblici per illustrare meglio la situazione, e sarà redatto un progetto operativo, nero su bianco. Ma chi, già da ora, chi volesse contribuire, con aiuti di qualunque tipo, o per avere ulteriori informazioni, può contattarci scrivendoci ai seguenti indirizzi email: maurizio.lugli@aliceposta.it oppure faustobersani@libero.it
Una piccola cosa per noi, può diventare davvero grande per l’Africa”.
di Francesco Pagnini