Rina Macrelli (1929 – 2020)
Addio a Rina Macrelli: bella persona, raffinato intellettuale. animatrice del Circolo del Giudizio. Da sempre impegnata nei diritti delle donne.
E’ deceduta nella notte tra il 6 e 7 novembre all’ospedale di Cattolica; aveva 91 anni.
Intellettuale dall’intelligenza sottile, è stata autrice di saggi, ha lavorato per la televisione, il cinema è
stata tra le principali animatrici del Circolo del Giudizio; femminista convinta, è ricordata anche per il suo
impegno in ambito sociale e in particolare per i diritti delle donne. La sindaca Alice Parma esprime il
cordoglio dell’Amministrazione comunale e della città di Santarcangelo, stringendosi idealmente
intorno a familiari e amici di Rina Macrelli .
Nata a Santarcangelo il 2 settembre 1929, in gioventù assieme ad altri giovani
intellettuali santarcangiolesi come Tonino Guerra, Raffaello Baldini e Nino Pedretti dà vita al sodalizio che in
seguito divenne noto come “E’ circal de’ giudéizi”. Studentessa presso l’Istituto di Economia e Commercio
nella sezione di Lingue e Letterature Straniere dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, nel 1952 si reca a Parigi
con una borsa di studio per svolgere la ricerca della tesi presso la Faculté des Lettres de l’Université de Paris.
Torna in Italia all’inizio del 1954, e si laurea nel luglio di quell’anno con una tesi sui racconti e romanzi di
Voltaire assegnata da Italo Siciliano.
Dopo la laurea si trasferisce a Roma, dove comincia a lavorare come insegnante per la scuola interpreti, ma
presto inizia anche a collaborare col cinema e con la televisione. I suoi primi incarichi sono legati alla
necessità di avere un assistente che sia anche un buon interprete sul set di film in cui lavorano addetti di varie
nazionalità, in particolare francesi. In questo ruolo lavora con René Clement ne “La diga sul Pacifico” (1957) e
con Roger Vadim in “Et mourir de plausi” (1960). Successivamente passa alla traduzione e alla direzione del
doppiaggio, come fa per “La Messe sur le monde” (1963) e “Edith Stein” (1963) di Dominique Delouche. La
frequentazione del set per l’interpretariato la porta ad avvicinarsi alla regia: è assistente alla regia di
Dominique Delouche in “Béatrice ou la servante folle” (1958) e aiuto regista di Jaqueline Audry in “Le Secret
du chevalier d’Éon” (1960).
In seguito la sua attività cinematografica si slega dall’interpretariato e inizia a lavorare sul set di opere
televisive: è assistente alla regia di Alessandro Blasetti ne “La lunga strada del ritorno” (1962), collabora con
Leandro Castellani per “Angelo Roncalli” (1964), con Sergio Giordani per “La casa Guanella” (1964) e “Galileo
Galilei” (1964). Nel 1964 inizia la sua collaborazione con Liliana Cavani; dapprima con mansioni minori in
opere televisive come “La casa in Italia” (1964), “La donna della Resistenza” (1965), “Gesù mio fratello” (1965)
e “Il giorno della pace” (1965); poi segue la Cavani come aiuto regista per il cinema in “Francesco d’Assisi”
(1966) e in “Galileo” (1968). In seguito sarà anche assistente alla regia di Michelangelo Antonioni in “Zabriskie
Point” (1970).
Ha lavorato diversi anni per la TV dei ragazzi della Rai. Anche qui riceve inizialmente incarichi di traduzione e
adattamento, ma realizza anche delle interviste, e fra il 1962 e il 1964 conduce spesso la rubrica scientifica
“Mondo d’oggi”. Ha scritto soggetto e sceneggiatura dei film TV di Silvio Maestranzi “Bernadette Devlin” (1971)
e “Il numero 10” (1972), facenti parte del ciclo “Teatro inchiesta”. Ancora soggetto e sceneggiatura degli
sceneggiati televisivi “Astronave Terra” (1971), “Aut aut. Cronaca di una rapina” (1976) e la sceneggiatura
dello sceneggiato “Il passatore” (1977-78). Collabora inoltre con Liliana Cavani alla sceneggiatura de “Il caso
Liuzzo” (1976). Sono suoi anche il soggetto e la sceneggiatura de “L’olandese scomparso” (1974), ma da
questa regia la Macrelli decise di ritirare la firma.
Come scrittrice e saggista si è occupata soprattutto di temi storici, politici e sociologici. Nel 1964 raccoglie
assieme ad Alberto Pacifici delle testimonianze dirette dei reduci della seconda guerra mondiale da cui
traggono un libro intitolato “Il coro della guerra”, con una introduzione di Alfonso Gatto. Collabora anche col
movimento femminista, e nel 1981 scrive “L’indegna schiavitù”, su Anna Maria Mozzoni e la sua lotta contro la
prostituzione di Stato sul finire del XIX secolo.
Convinta che la letteratura dialettale sia un momento importante del movimento neorealista, ha svolto un ruolo
cruciale nello sviluppo della poesia neodialettale santarcangiolese. Nel 1973 organizza il “Seminario popolare
su Tonino Guerra e la poesia romagnola”, a cui partecipano anche studiosi di fama nazionale e internazionale,
come Tullio De Mauro, Alfredo Stussi, Augusto Campana e Friedrich Schürr. In quegli anni segue e sostiene
Nino Pedretti e Raffaello Baldini che muovono i loro primi passi, scopre la poetessa Giuliana Rocchi, cura la
pubblicazione della prima raccolta di Gianni Fucci, e lei stessa scrive in dialetto, traducendo alcuni poeti
americani della beat generation e il “Miles Gloriosus” di Plauto.
Per alcuni di questi autori Macrelli è rimasta un importante punto di riferimento, anche quando erano ormai
celebri. In particolare Baldini e Fucci erano soliti inviarle le bozze dei loro componimenti per avere impressioni
e suggerimenti. Nel 2012, assieme a Gianni Fucci e Flavio Nicolini, le è stato conferito l’Arcangelo d’Oro dal
Comune di Santarcangelo di Romagna. Nel 2019, in occasione dei suoi 90 anni, le è stata dedicata la quarta
edizione della rassegna “Votes for women! Santarcangelo per le donne”, promossa dall’Amministrazione
comunale di Santarcangelo.